NUMERO 5.
Albi a striscia.
I numeri da 4 a 9 della seconda serie a striscia avevano in terza di copertina l'avvertenza che erano disponibili i primi due numeri della 1a serie di raccoltine.
Il n. 6 della seconda serie striscia precorse i tempi dei supereroi anni ’70 avendo il fumetto in copertina (perché non è più successo in seguito?)
Le rubriche in 2a, 3a e 4a di copertina erano: "Mondo del cinema" per i numeri da 6 a 15 e "Curiosità sportive" fino al 13 (il n. 14 e il n. 15 avevano invece un racconto sportivo.
1a serie raccoltine.
Il numero 4 porta la data del febbraio 1950. Le pagine sono costituite dalle strisce 12 - 32 dell'albo 31 della prima serie a striscia (la striscia 12 corrisponde alla 2a di copertina), dagli albi 32 al 40 e dalle prime 12 striscie dell'albo n. 41 (dove vien fatta terminare la storia), per un totale di 321 pagine più 3 di copertina. All'esterno dell'albo venivano indicate 320 pagine. Il prezzo era di 100 lire.
Il numero 5 porta la data del marzo 1950. Le pagine sono costituite dalle striscie 13 - 32 dell'albo n. 41 della prima serie a striscia, e dagli albi 42 al 50, per un totale di 308 pagine più 4 di copertina. All'esterno dell'albo venivano indicate 320 pagine. Il prezzo è invariato.
2a serie gigante.
Sviste.
A pagina 36 Tex è legato, ma lo ritroviamo slegato a pagina 39.
La porta da cui esce Tex si apre nei due versi a pagina 52 al centro a sinistra e in basso a sinistra.
Tex ritorna ad essere un ranger.
Pagina 56 in alto al centro e in alto a destra
A proposito, i normali ranger vengono raffigurati in divisa militare, vedi pagine da 56 a 60, un errore.
Durerà fino al numero 8 pagina 119 in basso a destra.
Parole strane per un western.
La parola mitraglia, pagina 57 in alto a destra, non deve trarre in inganno, più che alla mitragliatrice vera e propria, inventata comunque sempre nell'800, il termine si può anche riferire ad un tipo di fuoco effettuato con antichi pezzi di artiglieria caricati con munizione spezzata (piccoli proiettili, proiettili formati di più pezzi) anzichè a palla.
La parola fanali, pagina 64 in alto al centro, si usa dal XIV secolo; in origine il termine indicava solo i fanali a olio usati sulle navi e gli apparecchi a gas per l’illuminazione stradale, quindi è passato a designare gli apparati d’illuminazione dei vari mezzi di trasporto. Banco di faraone, pagina 65 al centro, è un gioco d’azzardo in voga nei secoli XVII e XVIII). Le pillole, pagina 69 al centro a destra si usano dal secolo XIV (anche pagina 118 al centro a destra, e pagina 124 in alto a sinistra. Montecarlo, pagina 157 al centro a sinistra, è dal 1858 sede del casinò.
Tex e Carson scommettono.
La prima scommessa tra Carson e Tex: vinta dal primo! (Disegni da pagina 70 al centro, al centro a destra, striscia in basso, pagina 71 in alto a sinistra e in alto al centro)
Satania è Rita Hayworth.
La protagonista di queste pagine, Cora Grey, alias “Satania” ha in realtà le sembianze dell’attrice americana Rita Hayworth. (Disegni da pagina 71 al centro a sinistra e in basso a sinistra)
Davide Castellazzi: “Medium" mezzo "spettacolare, il fumetto permette, grazie a strumenti “poveri”, carta, matite e inchiostro, e alla creatività degli autori, di ricreare scenografie fantastiche, di far funzionare mezzi di trasporto improbabili e, magari, di attribuire i volti di celebri attori ai personaggi". (3)
La coppia Tex - Carson.
Kit Carson fino ad adesso non era ancora una spalla fissa (finora si era visto solo marginalmente in poche vignette, e nel n. 4, per fare un esempio, non compare affatto: e si sta parlando quindi di molti numeri a striscia, siamo a dicembre 1949, più di un anno dalla nascita di Tex) ma dalla pagina 22 di questo numero la sua presenza diventa una cosa seria. E’ la prima storia insieme a Tex dall’inizio alla fine. Certo, in futuro ci saranno ancora storie in cui Tex agirà da solo, ma da ora in poi Carson sarà la sua ombra, quello che lo coprirà e lo salverà da tante brutte situazioni. (pagina 77 in basso a destra e pagina 118 striscia al centro)
Tex e le donne.
Tex è cortese, non è ancora sposato (pagina 118 striscia in basso e 119 striscia in alto) ma poi si lascia sfuggire una frase maschilista (pagina 127 al centro a destra).
Il gorilla di Satania.
Si, in verità più che un orango evidentemente l'animale di Satania era un gorilla, come giustamente lo ha realizzato il disegnatore Claudio Villa per le copertine della ristampa brasiliana di Tex, da noi inserite in Tex Nuova ristampa, con cui si è cercato di far coincidere sia i disegni di Galleppini che le raffigurano più come un gorilla, sia il carattere aggressivo..
Boxer e canottiere.
“Il suo disegnatore, Aurelio Galleppini, spiega che in fondo il ranger nasce con un look certamente più vicino ad un europeo contemporaneo che non ad un cavaliere della frontiera americana. Infatti quando nel dopoguerra Galleppini iniziò a disegnare la fortunata serie, la difficoltà di reperire fonti fece in modo che egli si affidasse in parte alle sue reminiscenze del cinema western anni Venti e Trenta, in particolare Tom Mix, e che per il resto lavorasse di fantasia. Fu così che Tex iniziò a sfoggiare sotto gli eterni jeans infilati negli stivali, improbabili boxer e canottiere invece dei caratteristici mutandoni di lana”. (4) (vedi pagine 130 - 134) (VEDI GLI INIZI - IL SUCCESSO DI TEX - IL COMPORTAMENTO)
L'umorismo di Carson.
Certamente Carson alleggerisce alcuni momenti drammatici con spirito e una buona dose di umorismo. (pagina 32 in alto al centro e in alto a destra, pagina 143 striscia in basso e pagina 144 striscia in alto). Molto più “umani” degli eroi principali sono i loro compagni d’avventura, ora buffi o decisamente comici, ora semplicemente ironici e scanzonati. Come dice un sito Internet, fra gli amici, i “pard”, di Tex Willer, Carson è sicuramente il più divertente del gruppo; con il suo pessimismo e le sue battute riesce a colorare di comicità anche le situazioni più disperate.
E proprio a Carson, già negli anni Cinquanta, ricorreva l’autore, ogniqualvolta voleva inserire nelle storie un momento più leggero. Ma queste vignette che vi ho segnalato sono solo un esempio, Gianluigi Bonelli aveva un talento per queste cose, un linguaggio tutto suo. Perché non vi rileggete queste storie? Vi assicuro che spesso vi farete delle grasse risate. Si veda come Carson già da giovane era un brontolone a pagina 142 striscia in basso.
Il passato di Tex.
A pagina 155 in basso al centro e a pagina 156 al centro viene rivelato che nessun familiare di Tex è in vita.
NUMERO 6.
Albi a striscia.
I numeri da 16 a 18 della seconda serie a striscia avevano in 4a di copertina l'avvertenza che erano disponibili i primi 5 numeri della 1a serie di raccoltine.
I numeri da 22 a 28 della seconda serie a striscia avevano in 4a di copertina l'avvertenza che erano disponibili i primi 6 numeri della 1a serie di raccoltine.
1a serie raccoltine.
Il numero 6 porta la data dell'aprile 1950. Le pagine erano costituite dagli albi 51 - 59 della prima serie a striscia cioè 288 pagine più 4 di copertina. All'esterno dell'albo erano indicate 320 pagine. Il prezzo era di 100 lire.
Il numero 7 porta la data del maggio 1950. Le pagine erano costituite dall'ultimo albo della prima serie a striscia e dai primi 6 della seconda serie cioè 224 pagine più 4 di copertina. All'esterno dell'albo erano indicate 320 pagine. Il prezzo era di 100 lire.
2a serie gigante.
Copertina.
(Vedi NUMERO 4 - Copertina.)
L'oro viene estratto dal quarzo.
Nel numero 6 di Tex si fa un gran parlare di un minerale, il quarzo, senza che se ne capisca bene il perché; forse sarebbe stato opportuno spiegare con due parole in più che in certi casi l’oro si trova in filoni o vene, depositato fra strati di quarzo. In seguito, l’oro estratto viene separato dal quarzo. (Pagina 3 in alto a destra)
Tex spiritoso.
pagina 6 striscia in alto, 8 in basso al centro, 19 striscia in alto, 63 in alto al centro e in alto a destra.
Parole strane.
Panoplia (trofeo ornamentale fatto di armi o di parti di un'armatura) pagina 25 in alto a destra, pagliericcio (grande sacco di tela riempito di paglia e usato come materasso di poco pregio) pagina 53 al centro a sinistra, pomo e non pomolo (oggetto o elemento, specie estremità, impugnatura, ornamento, che richiama la forma sferica del frutto) pagina 73 in basso al centro e 74 in alto a sinistra, maramaldo (uomo vile che fa il prepotente con i deboli e gli indifesi o infierisce sui vinti) pagina 86 in alto a destra, mena (intrigo, manovra poco onesta ai danni di qualcuno) pagina 90 in alto a destra.
Ancora sulla forza di Tex.
Pagina 25 in basso a destra, pagina 88 striscia in alto.
Modo di parlare di Tex.
Usa la parola affatto in un particolare e personale senso negativo anziché positivo come di norma dovrebbe essere usata. Pagina 26 in basso al centro.
Collegamenti.
Marshall, lasciato sul numero 5, lo ritroviamo a pagina 27 al centro a sinistra, lo ritroveremo ancora nel numero 7.
Montales, lasciato sul numero 4, lo ritroviamo alle pagine 114 striscia in basso, 125 in basso al centro e in basso a destra, e 148 e seguenti. Lo ritroveremo nel numero 7.
Anche Mefisto, dal numero 4, lo ritroviamo a pagina 116 al centro e in basso al centro.
Gli apaches disegnati come tutti gli altri indiani.
Gli Apaches Broncos come quello delle vignette indicate, per molti albi ancora saranno disegnati alla stessa maniera di tutti gli altri indiani incontrati finora, con le piume in testa e non con il classico abbigliamento tipico delle popolazioni del sud – ovest degli Stati Uniti, per esempio con la bandana, il fazzoletto avvolto intorno alla testa. Ne parlerà Sergio Bonelli, come vedremo per il numero 27. (Pagina 42 al centro, al centro a destra e in basso a sinistra)
Belle ragazze.
Milly Copland, dal numero scorso, la troviamo a pagina 58 in alto a sinistra. Foto n. 1.
Dora Linyard pagina 97 in alto a sinistra. Foto n. 2.
Una ballerina anonima 126 in alto a sinistra Foto n. 3.
Lupe Velasco pagina 133 in basso a destra (la troveremo ancora nel numero 7) Foto n. 4.
La mira di Tex.
Pagina 73 al centro a sinistra e la striscia in basso, 74 in alto a sinistra e in alto al centro.
Il primo duello e i pistoleri.
Tex ha avuto finora molti scontri a fuoco, quasi dei duelli, ma ora viene coinvolto nel suo primo vero duello in strada da un pistolero vestito di nero, Ken Logan, sulla via principale della città di El Paso e in questa occasione il nostro eroe dirà come la pensa sui “pistoleri”. (Pagina 120 in alto a destra e in basso a destra, pagina 121 striscia in basso e pagina 122 in alto a sinistra)
Tex duro.
E' ancora in questa occasione del duello che vediamo la durezza delle sparatorie in Tex: pagina 121 in basso al centro e 124 in alto a sinistra. Ma anche durante la lotta alla fine dell'albo, pagina 142 in alto a destra.
Offre da bere.
Finora non ne abbiamo parlato, ma spesso Tex era generoso con gli abitanti delle cittadine che frequentava e offriva da bere a tutti, talvolta anche a chi aveva preso a pugni poco prima. (Pagina 124 in basso a sinistra)
Anzi, si può dire che Tex spendeva a destra e a manca anche prima di avere l’oro dei Navajos, e senza lavorare! (Ma più avanti vedremo che aveva in suo possesso metà delle proprietà del padre).
Bel disegno.
Pagina 98 striscia al centro. E' anche firmato da Galleppini.
Bei disegni di Tex.
Pagina 15 al centro a sinistra, pagina 75 al centro a destra, pagina 76 al centro, pagina 113 al centro a sinistra, pagina 138 in alto a sinistra, pagina 145 al centro.
Una bella inquadratura di Tex è quella di pagina 18 in basso a sinistra
Continua a cambiare il viso di Tex di Galleppini.
Intanto il viso di Tex sta lentamente cambiando, sotto la penna di Galleppini e già non è più quello degli inizi; piano piano, diventerà quello che conosciamo oggi. (Pagina 126 al centro, pagina 143 striscia in basso e pagina 153 in basso a sinistra)
Frasi ad effetto.
Pagina 20 in basso a sinistra, 73 in basso a destra, 76 al centro, 113 al centro a sinistra.
Aurelio Galleppini aiutato?
Da p. 68 a pagina 85 stranamente Galleppini firma molte tavole e i disegni si modificano sostanzialmente, a volte migliorano anche, è aiutato da qualcuno? I disegni dove è più evidente la mano di questo disegnatore sconosciuto ruardano il volto di Tex: pagina 70 in alto a destra e al centro a destra, 81 in alto al centro, 84 al centro, 97 al centro a sinistra). In queste strisce cambia anche il lettering e nelle scene fuori città i disegni sono insolitamente pieni di cactus. E le scene del villaggio pi Piedras Megras, pagina 86, sono più curate del solito. Si dovrebbe trattare di 4 albi a striscia o poco più.
A proposito di Cactus o dei Saguaros, vedete pagina 84 striscia in basso (bel panorama messicano forse non ad opera di Aurelio Galleppini) e 87 in alto al centro, i migliori, finora (più grandi e particolareggiati).
Gli archi naturali.
Vediamo il primo arco naturale che compare su Tex a pagina 132 in basso a destra. In Arizona esistono molte formazioni rocciose davvero spettacolari e parchi naturali che ne preservano le bellezze. Ne vedremo molte di queste meraviglie sugli albi di Tex.
La prima bistecca menzionata in 'Tex'.
Pagina 134 in basso al centro.
Tex, le donne e il matrimonio.
Nel numero precedente Tex aveva mostrato di non avere molta stima per le donne. A pagina 135 di questo numero 6 una bella ragazza messicana, Lupe Velasco, di cui si vuole approfittare il prepotente di turno, chiede a Tex di sposarla. A Tex va di traverso il caffè che stà bevendo, poi cambia discorso ed esprime il suo punto di vista sulle donne, ma nel numero successivo, il 7, sarà costretto a sposare Lilith, se non vorrà finire male per mano degli indiani Navajos. (Pagina 135 in alto a inistra e in alto al centro, pagina 144 in alto al centro e in alto a destra e pagina 145 in alto a destra)
Gli animali di questo numero.
I giaguari delle pagine 155 - 160 e l'urubù o avvoltoio nero, pagine 158 - 160.
Il vestito di Kit Carson.
I primi colori visibili del vestito di Carson sono sul n. 24 della 2a serie a striscia: la giacca è come ora di pelle con frange ma il cappello è blu.
I giornali dell'epoca.
Rivista "Gioventù nuova": Discutiamo sui fumetti.
"Durante il 'mese della stampa giovanile democratica' molte organizzazioni della F.G.C.I. hanno preso iniziative di vario tipo per la campagna contro la stampa a fumetti: alcune, come Reggio Emilia e Roma, hanno, tra l'altro, aperto un dibattito sulle colonne dei loro giornali, altre, come Genova, Savona, Brescia, hanno indetto delle conferenze pubbliche, dei 'processi', altre ancora, come per esempio Belluno, hanno promosso dei referendum per mezzo di schedine, ecc.
Non sempre e dovunque però si è affrontato l'argomento nei giusti termini e riteniamo perciò utile aprire sulle colonne di 'Gioventù Nuova' una discussione in proposito, discussione alla quale dovrebbero partecipare i singoli lettori e le stesse nostre organizzazioni.
Quello dei fumetti è un argomento che interessa indubbiamente grandi masse della gioventù e rispecchia una realtà che sarebbe sciocco e nocivo ignorare. La realtà della stampa cosiddetta a fumetti si esprime più efficacemente con delle cifre: si pubblicano oggi in Italia (esclusi i settimanali per ragazzi) 24 giornali a rotocalco e a fumetti per circa 3.000.000 di copie settimanali; vi sono quindi, e non è certo esagerazione, almeno 6.000.000 di persone che leggono questo tipo di stampa. Se si considera d'altra parte che più del 60% dei lettori e delle lettrici di questi giornali sono giovani, appare evidente che molto bene ha fatto la F:G.C.I. ad affrontare questo problema, a dibatterlo pubblicamente, a farne uno dei motivi principali del Mese.
Quello che a me sembra l'errore principale è l'aver impostato (vedi per esempio 'Riscossa Giovanile' di Reggio Emilia e 'Gioventù Comunista' di Roma) la polemica contro i fumetti essenzialmente in quanto essi sono una forma d'espressione che addormenta la fantasia e lo spirito d'iniziativa del lettore, lo impigrisce e imprigiona in schemi fissi, ecc.
Io ritengo invece che tutta la nostra campagna contro la stampa a fumetti debba essere centrata contro la morale che essa diffonde, contro i temi e gli argomenti che essa tratta. Fatto si è che non vedo motivo alcuno di polemizzare contro 'Sogno' per i suoi fotoromanzi e non contro 'Novella' che non ha i fumetti, ma che pure esprime la stessa morale, tratta gli stessi argomenti e, quel che più conta, tende a creare nel lettore la stessa mentalità. non è neppur vero che i giornali propriamente a fumetti siano più letti degli altri a rotocalco ('Eva', 'Gioia', 'Novella', ecc.). Basta giudicare dalla diffusione: per esempio 'Novella', senza fumetti, è più letta (300.000 copie), di 'Sogno', a fumetti (250.000 copie), e in complesso i giornali a fumetti (disegnati o filmati) rappresentano solo il 40% della stampa rivolta alla gioventù e in particolare alle ragazze.
D'altra parte che la nostra polemica debba essere centrata contro la morale di questa stampa e non tanto contro la forma, ce lo dimostra il fatto che nessuno di noi penserebbe neanche lontanamente di condannare 'Noi Donne' o 'Pattuglia' perché pubblicano anch'essi dei romanzi a fumetti.
D'altra parte io credo che non dobbiamo affatto considerare i fumetti come una nuova forma letteraria, alla quale tendiamo (penso che il fatto che in URSS i fumetti non esistono debba essere per noi indicativo): i fumetti sono l'espressione di uno stato di fatto che la borghesia ha creato per difendere i propri interessi nei paesi capitalistici dove essa nega alla grande maggioranza dei giovani anche la minima possibilità di cultura (in Italia il 36,21% dei bambini non frequenta neppure le elementari) e ai quali quindi è più efficace e comodo rivolgersi con l'immagine che non con la scrittura.
A mio parere quindi si tratta oggi più che di condannare o di elogiare i fumetti, di agire per modificare alle radici la situazione che li ha fatti sorgere, lottando per aprire ai giovani le possibilità concrete di una nuova cultura e cercando fin d'ora di creare alcune condizioni che facilitino alla gioventù l'avvicinamento alla lettura (corsi popolari, bibliotechine, conferenze culturali, ecc.) e adottando noi stessi i fumetti nei casi in cui riteniamo che possano validamente aiutarci a farci intendere da masse popolari a cui difficilmente arriveremmo con forme più elevate di propaganda.
Un altro difetto della nostra campagna contro i fumetti mi sembra il tono col quale la maggioranza della nostra stampa e ancor più i nostri propagandisti affrontano questo argomento.
In genere si attacca vivacemente la stampa a fumetti, sostenendo che è uno strumento dei nemici della gioventùe della democrazia, che è un'arma dei preparatori di guerra, e così via.
Ora è certo che tutte queste cose sono giuste, ma, a mio parere, il nostro errore sta nel fatto che noi le diamo per dimostrate, le affermiamo cioè senza documentarle, senza portare dati e argomenti che mirino a convincere. Non ci rendiamo conto che gran parte del pubblico al quale ci rivolgiamo la pensa suppergiù come quella ragazza che, scrivendo una lettera a 'Riscossa Giovanile' di Reggio Emilia afferma: 'Non riesco a trovare ragioni sufficienti per rinunciare alle gioie modeste che la lettura dei fumetti mi procura'.
Il compito fondamentale della nostra propaganda in questo campo è dunque quello di fornire 'ragioni sufficienti' per convincere che veramente questa stampa è uno strumento di lotta contro la gioventù.
L'obiettivo dei capitalisti, dei fomentatori di guerra è quello di tenere lontana la gioventù dalla lotta per un avvenire migliore, il lavoro, la libertà, la pace. E per questo è necessario innanzitutto portare i giovani fuori della realtà, in un mondo fantasioso, falso e irreale, perché la borghesia sa bene che quando i giovani comprenderanno che cosa è la società attuale, quali sono le forze che in essa si muovono, le sue contraddizioni, le sue lotte, essi 'comprenderanno che è possibile trasformare la realtà e allora ritorneranno alla realtà e combatteranno come dei lavoratori, come degli uomini che in tutti i campi debbono essere capaci di affermare la propria personalità di costruttori di un ordine nuovo'. (Togliatti, discorso al XII Congresso Nazionale della F.G.C.I.).
E invece vi sono ancora sartine a 200 lire al giorno, avventizi statali a 20.000 lire al mese, mondine a 40.000 lire l'anno che si appassionano alla lettura dei romanzi di 'Grand Hotel', che cominciano così:
'Il gioielliere Pierre Fournier si reca a visitare un castello che sua moglie desidera comprare' ('La fiamma imprigionata'); 'La marchesa spagnola Rosaria, amante del dottor Ferri...' ('L'ombra sul cuore'), 'A Vera Cruz il tenente di vascello Jordan apprende che la bellissima Manola è la figlia del suo ammiraglio' (Amore fra due spade'); 'Il capitano inglese Sullivan libera dall'harem del rajah una misteriosa fanciulla' ('Lacrime d'oro').
E così via, non c'è un solo romanzo di 'Grand Hotel' con personaggi che non siano principi, duchi, o almeno ammiragli o gioiellieri. E 'Intimità' altro giornale assai diffuso pur non essendo a fumetti, non si discosta da romanzi di questo tipo: 'Nella grande villa dei duchi di Chateaubland, risiedono il duca Ray, bellissimo e orgoglioso giovane, fidanzato a lady Violet, ricca americana' e ancora: 'Carolina, giovane e bellissima aristocratica, sposa senza amore Berthier, ma innamorata pazzamente di Gastone, corre avventure terrificanti, interrotte da molte parentesi amorose'.
Questo è il mondo nel quale i fumetti vorrebbero portare la nostra gioventù. Quale mezzo migliore per distoglierla dalla realtà nella quale essa è costretta a vivere, dalla realtà delle fabbriche che si chiudono, delle case che non si costruiscono, della disoccupazione agricola che aumenta, quale strumento più efficace per allontanare i giovani dalla lotta per un salario più equo, per l'imponibile di mano d'opera, per l'apprendistato, per la pace?
E non si tratta solo di questo: la morale americana che questa stampa suggerisce è la morale dell'individualismo senza scrupoli, secondo la quale solo chi è fortunato o 'ci sa fare' può conquistarsi l'avvenire. 'La giovane e bella indossatrice Gioia sposa il nobile Castelfranco' ('Grand Hotel': 'Tu la mia follia'), 'Lo scultore Pallavicini conosce Lita, una deliziosa contadinella e la sposa' ('Intimità': 'La fanciulla dei prodigi'), 'Nicoletta è segretaria di un ricco giovane il quale un giorno le domanda di sposarla' ('Intimità': 'Il matrimonio di Nicoletta').
Per conquistarsi un avvenire dunque conta essere 'giovane e bella' o 'deliziosa': e non, invece, organizzarsi e lottare uniti ad altri milioni di giovani.
E per le altre, le meno belle, le meno fortunate? Ecco pronta anche per esse la formula per tenerle lontane dalla lotta: 'la vita ha un dono per tutti e più saporosi sono i frutti che maturano dal dolore ('Gioia' n. 37) e ancora 'il dolore non è un castigo bensì una ricchezza' ('Gioia' n. 34) e meglio ancora 'La vita mi ha insegnato che non ci si solleva se il destino non vuole' ('Intimità'). 'Se nel piano divino ci sono i poveri, è perché i nei ricchi si sviluppi quel senso di generosità e di comprensine che la provvidenza ordina e vuole' ('Intimità').
A questo proposito è opportuno aprire una breve parentesi: giustamente, mi sembra, nella nostra plemica contro la stampa a fumetti e a rotocalco non facciamo molta differenza fra la stampa dispirazione americana e quella d'ispirazione cattolica. Quest'ultima infatti quando si rivolge alle masse, si allinea degnamente alla morale americana. Ecco infatti che, mentre negli opuscoli con l''Imprimatur' della curia si sostiene: 'La verginità è uno stato che nella chiesa e nella società cristiana è oggetto d onore particolare. Allo stato verginale si riconosce una superiortà di fronte allo stato matrimoniale. ('Itinerari di giovinezza', pagina 13), invece su 'Alba', tiratra 100.000 copie, si raccomanda un'niziativa ' per l'ausilio alla famiglia' che si chiama 'Movimento di incontri matrimoniali', sorto 'per facilitare incontri, conoscenze che possano poi maturare in qualcosa di concreto. Quando l'accordo sarà avvenuto i due potranno conoscersi. Allora l'opera del Movimento Incontri sarà fnita e i due si arrangeranno per loro conto senza padrini o madrine' ('Alba' n. 29). E mentre in 'Squilli' (bollettino per le dirigenti dell'Azione Cattolica) si raccomanda una settimana di preghiere e di raccoglimento per riparare al peccato del ballo, 'Gioia', altr rotocalco di ispirazione cattolica, nel numero 6 pubblica in grande rilievo 'otto suggerimenti per partecipare a una festa da ballo', e suggerisce che 'non è più necessario andarci proprio accompagnate dalla mamma', che è meglio 'indossare un vestito disinvolto' ed è consigliabile avere 'un atteggiamento amabile'.
Stampa americana o cattolica, a fumetti o a rotocalco, essa è veramente un'arma contro la gioventù: anche se si ammanta di una maschera ipocrita, se sa celare abilmente il suo veleno. Essa vuol provocare quella 'tendenza all'evasione che vuol uscire dalla realtà della vita, riconoscendo in un certo senso che le cose sono disposte in un modo tale che non c'è più niente da fare ed allora l'individuo è colto dall'angoscia per la propria sorte, pensa di non servire a nulla ed evade nel soprannaturale oppure evade in tutte quelle altre sorte di ideologie che vengono popolarizzate dalla letteratura, da artisti che hanno notevole grido, e perfino dalla letteratura corrente, da quella dei giornali a fumetti che presentano al giovane una vita completamente diversa da quella in cui esso vive. Anche leggendo i giornali a fumetti si evade dalla esistenza'. (Togliatti, discorso al XII Congresso).
E' questo dunque che dobbiamo ottenere con la nostra polemica; dobbiamo evitare che i giovani evadano dall'esistenza, e se vogliamo veramente riuscirci dobbiamo dire alla gioventù che contro questo mondo irreale, malato, contro la rassegnazione e l'individualismo i giovani democratici lottano, convinti che 'un'esistenza ispirata ad un'idea, una vita piena di preoccupazioni sociali, tutta orientata verso lo scopo fissato, è la miglore, la più interessante delle esistenze che si possano concepire'. (Kalinin: 'Educazione comunista').
Ed in questa esistenza anche noi sogniamo, perché 'nessun uomo attivo e normale può fare a meno della fantasia' (Kalinin: idem.). Solo che i nostri sogni sono del tipo di quelli di cui parlava Kalinin rivolgendosi ai giovani della URSS: 'quali giovani sovietici sareste mai se non sognaste una vita grandiosa, se ognuno di voi non aspirasse a muovere le montagne, a sollevare la terra con l'aiuto della leva di Archimede?'. (Kalinin: idem).
Questi sogni sono anche i nostri, e sono certo i più belli, perché noi abbiamo imparato a lavorare, a lottare ogni giorno per la loro realizzazione e sappiamo che sta a noi farli diventare una realtà. Il 'Mese' deve servire anche a questo, io credo, a dimostrare che persino nei sogni la morale socialista è superiore a quella borgese". (5)
NUMERO 7.
Albi a striscia.
Il numero 36 della 2a serie di albi a striscia concludeva alla fine la storia di Montales e in terza di copertina aveva un riquadro che diceva: "E ancora una volta Tex, portata a termine la sua missione, si allontana lungo la via del suo destino, pronto a nuove lotte, pronto ad accorrere in aiuto dei deboli e degli oppressi, pronto a dare la sua vita per il trionfo della giustizia. Quali saranno le sue nuove avventure?... Leggete nel prossimo fascicolo n. 37 l'inizio di un nuovo e ancor più appassionante episodio della vita di questo prode Ranger, che lasciò nella storia del West un nome che fu sempre simbolo di audacia, coraggio e spirito del più puro e nobile sacrificio al servizio della legge e dell'umanità.
Questa cosa di far credere che Tex fosse realmente esistito, che abbiamo visto qui sopra e anche in avanti, era carina e fra i lettori di allora c'era probabilmente chi ci credeva, con i pochi mezzi che avevano per documentarsi effettivamente.
I numeri dal 37 al 39 e 48 aveva in 4a di copertina l'avviso che i primi due numeri della 1a serie di raccoltine erano esauriti ed erano disponibili gli ultimi 5.
2a serie gigante.
Copertina.
(Vedi NUMERO 4 - Copertina.)
Commette una gaffe.
Tex, ancora accompagnato da Lupe Velasco, commette una gaffe quando si toglie la camicia per metterla ad asciugare e invita Lupe a fare altrettanto. (pagina 13 in alto a sinistra) (7)
Belle ragazze.
Lupe Velasco, dal numero scorso, ora è a pagina 20 al centro a destra. Foto n. 5.
Lilyth pagina 78 in basso al centro (sarà anche nel prossimo numero). Foto n. 6.
Frasi ad effetto.
Pagina 70 in alto al centro e pagina 71 in alto a sinistra.
Parole strane.
L'allocco, pagina 55 in alto a sinistra (una specie di gufo che però si trova in Europa, nel Medio Oriente e in Africa settentrionale), dabbenuomo significa uomo eccessivamente ingenuo, semplicione, credulone, pagina 139 in basso a destra, grassatore è chi compie un'aggressione a mano armata, pagina 157 al centro a sinistra, e papero è una leggerezza di Gian Luigi Bonelli, pagina 160 in basso al centro.
I disegni di Galleppini.
Alcuni bei disegni di Tex. Pagina 68 in alto al centro e pagina 70 al centro a destra.
Forse quelle a pagina 89 striscia in alto sono le prime prove per i futuri taschini della camicia di Tex.
A pagina 72 in alto al centro vediamo come l'interno delle abitazioni cominciasse ad essere un pò più curato.
A pagina 145 striscia in basso vediamo un bel disegno. Ed anche la cascata a pagina 14 in basso al centro.
Errore di Gianluigi Bonelli.
A pagina 22 in basso a sinistra si parla del telefono. L' invenzione è del 1876 ma sicuramente non sarà stato subito disponibile al pubblico.
Galleppini e gli errori nei primi disegni.
Così ha dichiarato Galleppini: “Tutti gli indiani che disegnavo erano capi, per via della grande quantità di penne che gli mettevo in testa. Ma cosa ne sapevo io?”. (pagina 73 in alto a destra e pagina 74 in alto a sinistra) (8)
Vanno e vengono le maniche della giacca di Freccia rossa, pagina 77 in alto a sinistra, pagina 78 al centro a sinistra e pagina 81 al centro a destra.
Ta-Ho-Nah si mette i pantaloni col cambio di albo alle pagine 98 e 99.
Omaggio al Kit Carson di Albertarelli.
Ebbene, ecco finalmente il primo incontro tra Tex e i navajos: inseguito dagli indiani, Tex si trova di fronte il baratro e decide di saltare col suo cavallo che abbiamo detto si chiamava Dinamite. I disegni di Aurelio Galleppini sono un omaggio al Kit Carson scritto e disegnato da Rino Albertarelli, che si può dire sia stato il primo vero eroe western italiano. (pagina 75 al centro a destra, in basso a sinistra e in basso al centro, e 'Kit Carson cavaliere del West', su 100 anni di fumetto italiano volume n. 17 – western all’italiana, Tex, La Gazzetta dello Sport, Corriere della sera, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 2010, p. 358)
Aurelio Galleppini aiutato anche in questo umero?
Ci sono alcuni disegni, come quello a pagina 97 in basso a destra e pagina 137 in alto a destra che sembrano almeno inchiostrati da qualcun altro. E che dire del cappello di pagina 138 al centro a sinistra? Mah!
I primi navajos.
Ferruccio Alessandri su 'Le eroine del fumetto' dice che in seguito, negli anni successivi, "Gianluigi Bonelli poteva essere considerato un'autorità in fatto di West, per gli studi che ne ha fatto e per la documentazione che possedeva. Ma negli anni Quaranta questa preparazione non era richiesta. I navajos non erano quel popolo ferocissimo che veniva rappresentato, ma una tribù pacifica che praticava agricoltura e arti. I navajos di Tex erano invece feroci guerrieri. Per cui, quando lo acchiapparono, lo misero al palo per torturarlo". (pagina 76 al centro a sinistra e 77 in alto a sinistra) (1)
Lilyth.
E' in questo frangente che Tex si sposa addirittura, come dicevamo, con una ragazza indiana, Lilyth, la figlia del capo dei navajos, prima ancora del film 'L'amante indiana', in cui succedeva qualcosa di simile. Come ha scritto qualcuno, Tex si intenerisce per la ragazza, che gli parla con tanta dolcezza, e arriva addirittura a chiamarla 'mia piccola Lilyth'' pagina 147 al centro a sinistra 'in uno slancio notevole per un uomo tanto prodigo di pugni e revolverate e tanto scontroso nel dichiarare i suoi sentimenti. (2)
Come dice un sito Internet: Lilyth è stata l’unica donna che Tex ha amato, infatti non si è più legato a nessun’altra. (9)
Un dubbio: che Tex abbia avuto bisogno di una moglie prima, e di rimanere vedovo inconsolabile poi, per far tacere i critici, viste le donne che gli giravano attorno?
Lilyth non era svestita come le altre donnine che Tex incontrava ad ogni albo. Non ha quindi bisogno di essere rivestita e non è toccata dalla censura. Comunque nelle pagine più avanti accorcia la gonna.
Riguardo ai disegni, Rino Cammilleri su “Il Giornale” del 27/9/11: “L’iniziale penna d’aquila tra i capelli di Lilyth cedette il passo quando gli autori si accorsero che le penne in testa le portavano solo i maschi”. (10)
“Il segreto del successo di Tex sta nel suo essere un eroe senza complicazioni psicologiche e (inaudito) senza bisogno di farsi approvare ostentando correttezza politica. Infatti il suo essere amico degli indiani è precedente alla svolta sessantottarda di “Soldato blu” e “Il piccolo grande uomo” (notoriamente film “dalla parte degli indiani”). Tex è stato agente indiano e addirittura capotribù navajo col nome di Aquila della notte in tempi non sospetti, quando nessuno aveva ancora letto “Alce Nero parla” e “L’uomo chiamato cavallo” (altro bel film) era di là da venire”. Riassumendo, su internet si può leggere: “Tex è sempre stato fortemente antirazzista e amico degli indiani, e questo è un fatto straordinario per un personaggio nato nel 1948! Sposandosi con un’indiana, e legandosi al popolo rosso, Tex ha precorso le tematiche antirazziste dei western degli anni Settanta”. ( pagina 79 striscia al centro e 81 striscia al centro). (11)
Quando chiesero a Gianluigi Bonelli come nacque l’idea straordinariamente in anticipo sui tempi di un eroe antirazzista, amico degli oppressi, condottiero degli indiani e padre di un sangue misto, rispose che semplicemente, nel suo Tex “c’è una forte reazione all’ingiustizia, ai soprusi, alle prevaricazioni. Se poi i “prepotenti” sono i bianchi in espansione verso ovest, allora sì c’è anche la reazione al genocidio, all’intolleranza razziale. Ma la lotta contro le discriminazioni io l’ho sempre vista nel quadro più ampio della ribellione a ogni forma di angheria. Perché io ero così e gli altri no? Beh, io leggevo fin d’allora molti libri sugli indiani d’America e avevo imparato a rispettare quel popolo”. (13)
I tepee indiani e i totem.
Al centro di ogni villaggio indiano, e quindi anche di questo campo Navajo, spiccava sempre il totem, che invece nella realtà non si trovava presso tutte le genti indiane. (numero 7, pagina 76 in alto a destra) Anche i Navajo, come tutti gli altri indiani dei primi numeri di Tex abitavano nei tepee, le tipiche capanne a cono realizzate però solo delle tribù che vivevano nelle grandi pianure, come i Sioux. (numero 7 pagina 82 in alto a sinistra e al centro a destra)
Tex e gli indiani.
Tex aveva consigliato agli Indios Blancos, che aveva incontrato all’inizio del n. 3, di venirsene negli Stati Uniti per vivere in una riserva indiana. Ora scopre che negli USA anche i nativi americani che si trovano già nelle riserve hanno alcuni problemi non ancora risolti con il governo. In questo settimo numero gigante (la storia originale risale al 1950), e anche nel numero seguente, il numero 8 (pagina 32 al centro a destra e striscia in basso), gli indiani espongono a Tex i motivi del loro malcontento e della loro rivolta, il quale le ode per la prima volta e, da questo momento, se ne farà portavoce. Qui sotto sono il capo Freccia Rossa e un altro navajo a parlargliene. (numero 7, pagina 76 al centro a destra e in basso a sinistra, pagina 80 in alto al centro, pagina 82 in alo a destra e in basso a sinistra, pagina 83 in alto al centro, ma anche nel numero 8)
Secondo l’intervista della trasmissione televisiva Supergulp a Sergio Bonelli, Tex si propone come fautore di un incontro pacifico fra i bianchi e gli indiani. (12) E’ sempre in questo periodo che quando vive tra i Navajos Tex inizia a vestirsi con una giacca con le frange, prototipo del suo vestito indiano.
L'agente indiano per i navajos prima di Tex.
Lo possiamo vedere alle pagine 110 - 116.
Si parlerà ancora di lui nel n. 8 pagina 76 al centro a destra e 112 in alto al centro e al centro a sinistra.
Tex 'scassinatore'.
Un’altra prima volta d’eccezione: Tex nelle vesti di scassinatore. (numero 7, pagina 111 in alto al centro, in alto a destra e al centro a sinistra)
Altro complotto per condannare Tex.
Alle pagine 114 - 127.
La vita quotidiana degli indiani.
Sempre in questo numero, si può vedere la moglie di Tex, Lilyth, mentre sta ricamando alla maniera dei bianchi, ma la narrazione dice che aveva passato un pò di tempo in una missione religiosa, così non tesse alla maniera indiana (pagina 147 al centro a sinistra): è ancora troppo presto per vedere i disegni dei telai indiani, che pure verranno, ma anni dopo. Fino a questo momento, i villaggi e la vita quotidiana degli indiani sono rimasti ai margini delle storie e dei disegni.
Aquila della notte.
La prima volta che Tex è chiamato così è a pagina 147.
Il pensiero di Tex sull'illegalità.
Rimarchiamo un particolare: fin dai primi numeri Gian Luigi Bonelli rese Tex Willer molto duro e il suo pensiero molto schietto sia sugli uomini di legge corrotti che su chi si arricchiva vendendo armi e fomentando guerre. (pagina 124 al centro a destra, 158 in basso a destra, 159 in alto a sinistra)
Tex duro.
a pagina 124 al centro a destra, 158 in basso a destra e 159 in alto a sinistra.
Collegamenti.
Ritroviamo Montales dal numero scorso, alle pagine 56 - 66, e lo salutiamo: per molto tempo non lo rivedremo.
Marshall dal numero scorso, ora compare a pagina 67 al centro, 134 in basso a destra e 139 e ancora nel successivo numero 8
Bessie Milligan e Jerry Stone compaiono in questa storia e nel successivo numero 8.
Di Brennan e Teller si parla a pagina 111 al centro a destra, 141, e 151 in basso a sinistra e nel successivo numero 8.
Si parla di Tesah (dopo il numero 2) a pagina 81 in alto a destra.
Rivedremo Freccia Rossa (nel numero 10) e lo stregone dei navajos.
I giornali dell'epoca.
Rivista "L'illustrazione scientifica" - Psicologia del fumetto.
"QUESTA CARATTERISTICA LETTERATURA DEL TEMPO NOSTRO DEVE ESSERE CONSIDERATA CON ATTENTA OBIETTIVITA' PER TROVAR RIMEDIO AL MAL USO CHE SE FA DA PARTE DI QUALCUNO.
A spiegare l'importanza della letteratura infantile a fumetti valgano questi dati: comprendendo tutte le edizioni fatte in un cinquantennio delle opere di Salgari si raggiungono i due milioni di copie, mentre la medesima cifra viene raggiunta settimanalmente con le edizioni italiane dei giornali a fumetti. Si calcola che circa sei milioni di persone, tra grandi e piccini, li leggano. Da notare che il fumetto negli Stati Uniti fu creato essenzialmente per gli adulti, e solo in un secondo tempo passò ai ragazzi, mentre il contrario è avvenuto nei paesi europei. Per dimostrare l'enorme interesse che questo singolare tipo di letteratura incontrò immediatamente fra i nordamericani, basta il seguente fatto, che l'Ozzola ha recentemente ricordato in un suo studio; durante uno sciopero di poligrafici a New York il malcontento del pubblico, abituato a leggere settimanalmente decine di milioni di copie a fumetti, fu così diffuso che lo stesso sindaco (era Fiorello La Guardia, egli pure accanito lettore) a mezzo di una speciale trasmissione radiofonica lesse la puntata di un romanzo di successo, giuntagli appositamente dalla redazione, diffondendosi nella descrizione più minuta dei disegni.
Ora il pubblico e le autorità si stanno interessando della letteratura a fumetti perché la associano alla recrudescenza della delinquenza minorile; recenti episodi di tale delinquenza hanno fatto come si suol dire traboccare il vaso. In Italia è stato annunciato al Parlamento il 19 dicembre dello scorso anno, ed è attualmente allo studio, un progetto di legge d'iniziativa dei deputati Maria Federici, Migliori ed altri. In esso si propone di istituire presso ogni sede di Tribunale una speciale commissione con l'incarico di vigilare sulle pubblicazioni destinate all'infanzia o alla gioventù denunciando quelle 'nelle quali la descrizione o l'illustrazione di vicende poliziesche e di avventure sia fatta in modo da favorire il disfrenarsi di istinti di violenza o di indisciplina sociale'. La commissione dovrebbe essere composta da magistrati, funzionari di questura, genitori, insegnanti, medici. Secondo il progetto, l'editore delle pubblicazioni dovrebbe inviare alla commissione un esemplare prima che esse siano poste in commercio;e questa sarebbe tenuta ad esprimere il proprio 'placert'" consenso, approvazione dell'autorità "entro il termine di 48 ore.
CARATTERI DEL FUMETTO
A noi pare che il fenomeno della stampa a fumetti meriti di essere studiato con obiettività.
Vi sono dei fattori fondamentali, nei fumetti, che corrispondono a tipiche situazioni infantili, ed è bene metterli subito in evidenza, poiché talvolta proprio su queste caratteristiche si appuntano le critiche generiche. Vi è in primo luogo il fenomeno della animazione: i fumetti avrebbero il torto di animare, di movimentare vivificandoli, troppi elementi materiali, e anche di concedere troppo facilmente la parola al mondo degli animali. Non si tiene conto che abbiamo l'esempio illustre e insospettabile di Pinocchio, che è animismo puro, fino alle ultime pagine del libro. Si deve ricordare che il bambino ha l'innata tendenza ad animare: egli fa ciò nella ricerca di compagni di giuoco immaginari, data la sua scarsa autonomia psicologica e la sua estrema facilità a proiettare. Il 'mondo' degli animali parlanti, da Fedro" favolista latino del I secolo dopo Cristo "ad Esopo" favolista greco "su su, è il 'mondo' del bambino.
Vi è in secondo luogo la tipizzazione: la stampa per ragazzi ed i fumetti naturalmente in testa, creano facilmente tipi psicologici collettivi: il buono, il cattivo, l'ingannato, l'astuto, ecc. Nei fumetti questi tipi sono rappresentati efficacemente con una semplice tecnica raffigurativa, per cui il cattivo è disegnato in prospettiva dal sotto in su, come se incombesse sugli altri personaggi, l'astuto è rappresentato ricurvo su se stesso, e così via. Ora questi tipi psicologici collettivi non solo sono sempre esistiti, anche nella coscienza popolare nelle epoche primitive, ma sono per il bambino una necessità, un punto fermo, un punto sicuro di riferimento cui egli può rifarsi a mano a mano che le sue conoscenze di singoli individui si estendono. Nella narrativa tradizionale, quella fatta dalla nonna, egli stesso chiede alla narratrice una descrizione fisica del tipo tale o talaltro. Che qui la fantasia possa nulla o ben poco, è dimostrato dalle indagini di Ponzo sulle determinanti inconsce omogenee dei tipi collettivi.
A parte questi fattori fondamentali, che appartengono ai fumetti ed insieme alla psiche infantile (tanto che si può ritenere per certi settori che il mondo psicologico del bambino sia sempre esistito in veste di filmetti, di serie di fotogrammi), vi sono altri fattori specifici, segnalati come sfavorevoli dalla critica e che meritano una discussione. Primo fra questi il fenomeno della aggressività: è innegabile che buona parte dei fumetti consiste nella descrizione di episodi di violenta aggressività, muscolare od armata, ma nessuno può dimostrare che anche la tradizionale letteratura infantile non contempli questi episodi (lotta contro gli orchi, lotta del prode cavaliere contro il re cattivo, ecc.), per non tener conto dei libri di avventure tipo salgariano. L'aggressività è un elemento fondamentale dell'animo infantile: corrisponde ad una manifestazione vitale. E' assurdo quindi pretendere di eliminare questa esigenza psicologica eliminando le scene di aggressività: ciò fa parte di quella ormai superata concezione pedagogica del bambino candido ed angelico che si dovrebbe continuare nel 'puer aeternus' adulto. E' altrettanto ridicolo sostenere che eliminando le armi dai giocattoli infantili scompaia l'aggressività (anzi noi sosteniamo che i giocattoli foggiati ad arma rappresentano se mai una soluzione ad una tensione di aggressività fisiologica del bambino, una soluzione assai più controllabile di quelle altre che si verrebbero a determinare ove si togliesse al bambino questo semplice mezzo per sfogarso). D'altro canto Gesell, nelle sue notissime opere, ha documentato ampiamente come vi siano anni (il 6° e il 7° ad esempio) in cui il bambino è affamato di aggressività: i suoi sogni ne sono pieni, ed egli gode allorché la belva azzanna il cacciatore.
In secondo luogo fra le critiche più frequenti abbiamo udita quella che imputa al fumetto la riduzione della fantasia creatrice. In questa accusa vi è un errore. Nessun fumetto riduce la fantasia del bambino. Se, leggendo un testo, il bambino è padrone di crearsi con la mente un mondo popolato di immagini fantastiche, altrettanto gli avviene vedendo un quadretto di fumetti. E d'altra parte a tutti noi psicologi moderni pare che si compia uno sbaglio nel sopravalutare questa esigenza di sfrenata fantasia infantile, la quale deriva da quel romanticismo pedagogico che inquina tuttora l'educazione infantile. La psicoterapia attuale ci induce a ridurre il più possibile nel bambino la tendenza alla creazione fantastica incoordinata: fra un bambino che trascorre un'ora a sognare ad occhi aperti senza alcuno stimolo visivo ed un bambino che passa pari tempo a leggere i fumetti vivendo in quel mondo fantastico più ridotto ed obiettivo, il secondo è in migliori condizioni di equilibrio psicologico del primo.
Si sostiene anche che i fumetti hanno il torto di ridurre la lettura di testo; si teme da parte di certuni un vero e proprio 'analfabetismo di ritorno' già nell'età scolare. A questo proposito si possono esprimere osservazioni che chiedono di essere accolte con obiettività e serenità di giudizio. Nessuno può affermare che la parola scritta sia stata, sia, debba essere l'unico mezzo di comunicazione fra persone. Se si resta al puro significato utilitaristico del termine è evidente che la figura può benissimo scalzare il monopolio della parola. Il comunicare per mezzo di figure è cosa che richiede la sua tecnica, così come lo stile letterario: ma questo non vuol dire che si debba restare definivamente schiavi di un solo mezzo simbolico. Ciò assume ancor più valore se si pensa che il bambino è 'eidetico:'" capace di formare immagini mentali di oggetti o scene precedentemente percepite con un vivo carattere di realtà, pur essendo riconusciute da esso come immaginarie "parlare alla sua facoltà immaginativa in modo diretto è in fondo un adeguarsi al suo modo d'essere: per parlare alla sua mente bisogna farsi vedere dai suoi occhi.
I DIFETTI
Piuttosto altrove vanno ricercati i difetti dei fumetti, difetti talvolta gravi e che qui ricordiamo un pò alla rinfusa. In primo luogo vogliamo porre la stimolazione eccessiva dell'elemento magico; che questo faccia parte dello stato d'animo infantile non v'è dubbio, ma è nocivo dal lato educativo insistervi ed amplificarlo oltre misura. Chiunque abbia pratica di fumetti sa come si sia veramente ecceduto nel creare avventure fantastiche nel peggior senso della parola, mescolando gli elementi della tecnica e della scienza moderna in una serie di eventi assurdi.Ciò è dannoso perché il bambino si abitua troppo facilmente all'attesa del 'deus ex machina'," il dio che compare dalla macchina, congegno teatrale che veniva usato nell'antica Grecia come espediente per consentire l'apparizione in scena di una divinità con poteri illimitati e tali da risolvere ogni situazione, indica persona o circostanza in grado di risolvere repentinamente un caso complesso "dello strumento magico (pistola atomica o altre diavolerie) che risolve la situazione, permettendo all'eroe buono di vincere, La bontà e l'onestà non debbono aver bisogno di pistole atomiche per affermarsi (almeno così pensiamo per quanto riguarda il bambino!), la macchina non deve prevalere sull'energia dell'individuo. Pigrizia ed abulia," mancanza di volontà "si determinano nei lettori di questo genere particolare; e per di più una insoddisfazione nel vivere la vita normale, in un mondo non ancora interplanetario...
Anche la degenerazione del linguaggio è urtante. I protagonisti dei fumetti usano sovente parlare in modo sgrammaticato, scorretto e soprattutto volgare: le parolacce, gli epiteti ingiuriosi si apprendono dai fumetti quasi quanto dalla strada. Ed inoltre non vi è fumetto che non sia infiorato dalla riproduzione onomatopeica di rumori, di esplosioni, di schianti, ecc., che praticamente assorbono tutto l'interesse del lettore.
Piuttosto importante è un terzo elemento di critica su cui vogliamo particolarmente soffermarci: la anormale valutazione del sesso femminile. A un sottile osservatore non sfugge come molti fumetti determinino un 'errata concezione della donna: talvolta essa è rappresentata come un virago" donna dall'aspetto e dall'animo virile "(una amazzone armata che partecipa alle esplorazioni od alle imprese brigantesche, astuta e forzuta come il maschio); altre volte come una bambola (essere fragile, inerme, in balia di eventi turbinosi che essa subisce e da cui si salva solo per l'intervento cavalleresco dell'uomo: in un fumetto di nostra osservazione abbiamo potuto constatare che la ragazza non metteva mai i piedi a terra dal principio alla fine dell'episodio: era sempre portata in braccio come un oggetto prezioso!); infine può essere rappresentata con il tipo così detto matriarcale. E' quest'ultimo quello che andiamo riscontrando sempre più frequentemente, quello della donna che riesce là dove gli uomini falliscono, che agli uomini comanda, che si diverte a metterli nel sacco, ecc. Ora, che questi tipi femminili esistano anche in carne ed ossa non c'è dubbio, ma sperabilmente non è così tutta la società, ed è comunque nocivo il pervertire precocemente nel bambino il senso della donna, del suo ufficio familiare e sociale (si tenga anche presente che non vi è nei fumetti una coppia di uomo e donna protagonisti che siano presentati come marito e moglie. E' chiaro quindi che per noi medici e psicologi importa assai meno se la ragazza del fumetto abbia il costume a due pezzi e sia troppo provocante (dal momento che quasiasi edicola esibisce fotografie di ragazze in tali atteggiamenti, anche più stuzzicanti che non i disegni dei fumetti), ed assai più invece importa la parte che la donna sostiene, il carattere che le si attribuisce. Tuttavia esistono casi, fortunatamente più rari, di fumetti in cui le pose della donna, seminuda, fustigata e torturata, stretta da uomini villosi e brutali, minacciata ed inseguita, insinuano, nei ragazzi e nelle ragazze che leggono, rispettivamente un senso di sadismo e di masochismo: una chiara analisi e documentazione di questo è stata fatta dal De Benedetti.
Potremmo poi aggiungere critiche di minore importanza. Una riguarda la cosi detta frustrazione emotiva, difetto tipico non solo dei fumetti, ma di tutta la narrativa a puntate, che mantiene il lettore con la mente occupata, da un numero all'altro, al seguito, e non soddisfa, nel numero, le tensioni emotive create dall'episodio precedente. Le situazioni tese dovrebbero risolversi immediatamente in scariche emotive ed affettive, secondo i precetti dell'igiene mentale. Inoltre è facile riscontrare nei fumetti delle difficoltà fisiologiche vere e proprie per per la percezione visiva del quadro: quadretti piccoli, confusi, mal disegnati, quasi sempre turbinosi, ingombrati dal così detto testo inglobato nel fumetto (non aveva tutti i torti la disposizione che durante il fascismo obbligava questi periodici a riprodurre il testo stampato direttamente sotto al quadretto, evitando il fumetto vero e proprio).
(continua)
NUMERO 8.
Albi a striscia.
Il numero 56 della seconda serie aveva in 3a di copertina un riquadro che diceva: "Dalle memorie di Tex Willer e dai documenti dell'epoca risulta in effetti che Tex lasciò nel 1889 il servizio dei Rangers. Per un anno circa, e ciò è confermato da alcune lettere trovate fra i documenti di Kit Carson, Tex visse fra i Navajos, facendo scarse e rapide apparizioni nelle città di frontiera, e solo dopo la morte di Lilith, colpita come molti altri da un'epidemia di febbri violente che decimò gli indiani delle Riserve, Tex riprese la sua vita vagabondando attraverso le regioni del West. Ed è di questo secondo ciclo della vita di Tex Willer che inizieremo il racconto nel prossimo albo dal titolo: "LA BANDA DEI DALTON!"
2a serie gigante.
Copertina.
(Vedi NUMERO $ - Copertina.)
Dinamite era un cavallo bianco.
In questo numero ci viene rivelato che il cavallo di Tex, il suo fedelissimo Dinamite, era bianco. (pagina 6 in basso al centro) Comunque nessuno lo ha mai detto ai coloristi delle copertine che non lo hanno praticamente mai realizzato bianco (eccetto un vecchio poster di cui parleremo).
Tex ode ancora le lamentele degli indiani.
Dopo il numero 7 ora guardate pagina 32 al centro a destra e la striscia in basso.
Carson in una nuova veste e spiritoso.
Un Kit Carson più bello con i capelli lunghi, in questo numero, e con fazzoletto pagina 58 in basso al centro
Fa lo spiritoso a pagina 67 striscia in basso, 68 in alto a sinistra.
Belle ragazze.
Lilyth, pagina 62 al centro a destra. Nel numero 9 a pagina 16 si parlerà della sua morte. Foto n. 7.
Il vestito di Lilyth, come dal numero 46 della seconda serie a striscia era una camicia gialla con gonna verde e ricamata di giallo, ed è probabilmente l'unica descrizione a colori di Lilyth negli albi a striscia.
Carson era molto rispettato.
Pagina 76 striscia in basso, 78 striscia al centro.
Parole strane.
Chiassoni (chi fa molto chiasso, chiassosi, rumorosi) pagina 66 al centro a destra, villani rifatti (persone rozze, incivili, persone divenute ricche, ma rimaste di modi grossolani) pagina 116 in alto a destra, fracco (gran quantità) di legnate pagina 147 in basso a destra.
Sviste del disegnatore e dello sceneggiatore (o del calligrafo).
Le tende sono chiamate "Wigwam" ma son dei tepee. Pagina 11 in basso a destra, 12 al centro, 21 in basso a destra, 34 al centro a destra.
A pagina 17 al centro a sinistra viene detto che Tex cinge in cinturone ma lo aveva già!
Le proporzioni degli indiani di pagina 34 in basso a destra non sono giuste.
Forse il personaggio della vignetta pagina 56 in alto a destra voleva dire Durango? Secondo la vignetta precedente sono già a Denver.
Non è il terzo colpo di Tex contro il treno, pagina 70 in basso a sinistra, ma il secondo.
Spariscono gli sportelli dell’ufficio postale come si vede da un confronto tra pagina 76 e pagina 80 in basso a destra.
Tiger Jack tra pagina 132 e 133 si cambia d'abito?
Tex e Tiger non sentono lo sparo che c'è stato in casa benché fossero vicini, pagina 139.
A pagina 140 al centro Tiger non dovrebbe esserci, è stato mandato sul retro della baracca.
A pagina 145 i capelli del barman cambiano colore.
Bisogna capire che in parte di questo albo i disegni vanno ripartiti tra Galleppini e Zamperoni e queste che ho annotato e altre sviste sono da considerarsi normali in questi casi.
Tex Willer mascherato e con un cane.
Sergio Bonelli: “Rileggendo i primi albi di Tex, risulta evidente come il suo creatore, Gianluigi Bonelli, cercasse di mettere a fuoco la personalità di una creatura di carta nella quale erano riposte tutte le speranze della Casa editrice. Quando, negli anni Trenta, aveva lavorato come redattore o direttore di vari giornali, mio padre si era imbattuto in personaggi di grande successo popolare (Flash Gordon, Tarzan, Mandrake, Phantom - L’uomo mascherato…), che avevano attirato la sua attenzione di “addetto ai lavori”. E non faceva mistero di essere affascinato da quegli eroi provenienti da Oltreoceano che, secondo lui, avrebbero dovuto additare la via del professionismo al fumetto italiano, all’epoca ancora provinciale e poco elaborato. Niente di strano, quindi, se, sia pure per poche pagine, nel 1950 Bonelli sentì la tentazione di rendere omaggio al mitico Phantom di Lee Falk e Ray Moore, descrivendo un Tex con la maschera e accompagnato da un cane lupo”.
L’ultima volta che si parla del cane di Tex è a pagina 107 di questo numero 8, poi non se ne saprà più nulla, eccetto che per un bel disegno inedito firmato da Claudio Villa, realizzato per una mostra. (pagina 9 in alto a destra, al centro, al centro destra, e in basso a destra, pagina 63 basso a sinistra, disegno dalla posta di Tex Nuova Ristampa n. 28)
Tex salvato dai navajos.
Abbiamo detto che molte volte Tex viene salvato all’ultimo istante da forze amiche soverchianti; può trattarsi della cavalleria degli Stani Uniti o da altri. Qui sotto il 1° salvataggio da parte dei Navajos (addirittura con loro c’è anche la moglie di Tex, Lilyth). Carson riconosce, giustamente, che non è affatto prudente che gli indiani escano dalla riserva. Nel saggio di Rudi Bargioni ed Ercole Lucotti “Tex Willer, analisi semiseria del più popolare fumetto italiano” del 1979 c’è una tabella con evidenziati tutti questi salvataggi sotto la dicitura “arrivano i nostri”. Qui la proseguiremo fino ai nostri giorni. (pagina 93 striscia al centro, 95 striscia al centro, pagina 97 striscia in basso)
Ricordiamo che Tex aveva lasciato il corpo dei rangers. In questo periodo voleva vivere tranquillo e non voleva saperne di tornare a essere un uomo di legge. (pagina 122 al centro e striscia al centro a destra, e pagina 133 striscia in basso)
Bei disegni di Aurelio Galleppini.
Carson pagina 98 in alto al centro e 107 in basso al centro (più bello, con i capelli lunghi).
Tex pagina 99 in basso a destra, 108 al centro a destra (notiamo come la fisionomia di Tex sia cambiata dai primi numeri), 109 al centro a destra, 149 al centro a sinistra, 153 in alto a destra.
Disegni di Guido Zamperoni.
Alcuni disegni di questo albo dovrebbero essere attribuiti a Guido Zamperoni.
Forse si tratta delle seguenti vignette o pagine sistinguibili per gli sfondi o la fisionomia di Tex, diversi da quelli di Aurelio Galleppini: pagina 76 in alto a sinistra, pagina 99 striscia in alto, pagine 115 - 118, pagina 122 al centro a destra.
Guido Zamperoni prima di Tex.
Guido Zamperoni dopo aver lasciato Tex.
Carson allergico al matrimonio.
Incallito dongiovanni, vediamo chiaramente come Carson sia allergico al matrimonio. (pagina 107 al centro a destra e in basso a sinistra)
Collegamenti.
Bessie Milligan e Jerry Stone li avevamo visti nel numero 7
Brennan e Teller oltre che nel numero 7 li vediamo qui a pagina 56, e da 109 a 119, vengono arrestati ma ne sentiremo parlare molto più in là.
Marshall lo rivediamo dal numero 7 alle pagine 58 - 60, 75 in alto a destra, 76 al centro a sinistra e al centro a destra, 77 in basso a sinistra, 98 in alto al centro, e da 107 a 109. Ne sentiremo parlare nel numero 10.
I giornali dell'epoca.
Rivista "Gioventù nuova": Perché i giovani leggono i fumetti.
"Ebbi spesse volte modo di vedere quale alto grado di penetrazione avesse nelle famiglie la stampa a fumetti: mi è capitato di vedere intere famiglie raccolte ad ascoltare la lettura di'Grand Hotel'; sorelle arrivate a bisticciare per avere la precedenza nella lettura dell'unica copia; l'attesa per il numero nuovo che doveva uscire e discussioni animatissime su questa o quella vicenda.
Avevo letto diversi giudizi sfavorevoli su questo genere di letteratura, e preoccupato di almeno moderarne la diffusione, affrontai il problema tutte le volte che tenevo riunioni di ragazze e di giovani. Le più grandi difficoltà, le maggiori resistenze le avvertii proprio in questo campo: le nostre ragazze in special modo, erano attaccate ai fumetti, quasi affezionate e non mi riusciva di far loro vedere una ragione sufficiente per smettere quella lettura.
Era necessario conoscere e studiare che cosa i giovani trovano nei fumetti: fu così che li acquistai e li lessi riuscendo a spiegarmi tante cose.
I fumetti offrono ai giovani la possibilità di sottrarsi alla ristrettezza di una vita monotona e priva di speranze, lanciandoli con la fantasia in un mondo di avventure, in cui la vita è piena di entusiasmi, di dolori che poi si concludono in felicità; in un mondo in cui, quei problemi che maggiormente ci assillano nella vita reale di tutti i giorni, mancano o se ci sono si risolvono sempre benone; in un mondo in cui esiste un amore sempre travolgente e fine a se stesso, cioè l'amore per l'amore: tutto ciò che si fa (partenze, fughe, affrontare pericoli, ristrettezze, ecc.) si fa per amore, il quale ha come intoppi principali i sospetti, la gelosia, il timore di non essere ricambiati a sufficienza, ecc.
Si crea così nel lettore tutta una 'forma mentis', un modo di vedere che si ispira alla morale e alle teorie dei fumetti. Ogni appassionato lettore si lusinga e crede di riscontrare una certa identità fra sé e 'l'eroe' e cerca di conformarglisi in tutto e sempre meglio, per cui crede di potere da solo risolvere i nostri problemi, e perdere di vista la via della lotta condotta collettivamente. Ma il danno viene dopo, quando il giovane incontra i primi insuccessi, vede fallire ad una ad una le speranze di potersi imporre con le sue sole qualià particolari, si accorge di non essere in grado di superare le difficoltà, avverte un senso di inferiorità verso 'l'eroe' dei fumetti.
Il giovane e la ragazza talvolta non riescono ad amare perché credono di vedere contaminata la loro passione dalle necessarie preoccupazioni della famiglia che verrà, dalla casa, ecc., tutte preoccupazioni che i loro 'eroi' non hanno mai.
Sono questi i danni maggiori e più preoccupanti che i fumetti arrecano alla nostra gioventù. Il nostro compito è quello di studiare come rimediare a questo male.
La gioventù ha bisogno di sognare e vuole sognare, né si preoccupa, nella maggioranza dei casi, della qualità dei sogni che fa, anche perché non ha la preparazione necessaria per scrutare a fondo la natura della stampa che legge, per giudicarne l'utilità.
La gioventù italiana legge i fumetti perché questi le offrono la possibilità di sognare. Il nostro errore è quello di aver lasciato alla reazione il monopolio dei fumetti. Anche noi dovremmo creare dei giornali a fumetti che non contengano però del veleno.
Il certo è che si pone ormai questo problema; sostituire i fumetti dannosi con fumetti buoni, perché dire ai nostri giovani 'non leggete quella stampa che è dannosa o leggete in cambio questa', sarà molto più facile e fruttuoso che dire solo 'non leggete quella stampa'. Questo è vero anche perché i nostri giovani avranno modo di sostituire la stampa che hanno letta finora con un nuovo genere di stampa che soddisfi meglio tutte le loro esigenze." (6)
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(1) Ferruccio Alessandri su 'Le eroine dei fumetti'.
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(3) Davide Castellazzi.
(4) Marisa Raggio, 'Tex Willer, vero mago contro la magia', su Zodiaco, Editore Lo Vecchio, Genova, n. 3, agosto 1986, p. 48.
(5) Marisa Musu, 'Discutiamo sui fumetti', su Gioventù nuova, anno II n. 4, aprile 1950, pagine 25 - 30.
(6) G. B. Giudiceandrea, 'Perché i giovani leggono i fumetti', su Gioventù nuova, annoII n. 10, ottobre 1950, pagine 31 - 33.
(7) Sito Internet di Wikipedia, ora non più disponibile.
(8) Gianfranco Sansalone, 'La sapete una cosa? Tex è nato a Genova', 20 aprile 1983, p. 13, L'Unità, Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A., Roma.
(9) Sito Internet della Sergio Bonelli Editore: http://www.sergiobonelli.it/sezioni/365/il-mio-nome-e-tex
(10) Rino Cammilleri, 'Bonelli, l'eroe che inventava eroi di carta', su Il Giornale, 27 settembre 2011, p. 29, Società Europea di edizioni S.p.A., Milano.
(11) Sito Internet della Sergio Bonelli Editore: http://www.sergiobonelli.it/sezioni/365/il-mio-nome-e-tex
(12) Intervista a Sergio Bonelli su “Supergulp”.
(13)