IL FUMETTO ITALIANO.
"I primi fumetti autoctoni" italiani, locali, insomma "dunque, ebbero la funzione di veri e propri succedanei, surrogati" sostituti, simili, ma genericamente di minor valore "fumettistici a basso costo utilizzati dagli editori per non lasciare vuote le pagine dei loro periodici per le quali non erano stati in grado di reperire prodotti originali. Questo almeno in un primo tempo. Di lì a poco, infatti, il ricorso ad autori e disegnatori italiani si rese necessario a causa della serrata autarchica" principio secondo cui si usano prodotti di fabbricazione nazionale in sostituzione di prodotti esteri "che il regime impose anche in questo settore, fino ad allora guardato con sospetto dal Ministero della Cultura popolare. Una volta definitivamente banditi i 'comics' d'importazione, infatti, gli editori (che pure pubblicavano già serie a fumetti di propaganda) dovettero correre ai ripari e ingaggiare manodopera nostrana, che nel frattempo aveva acquisito una certa esperienza nelle pubblicazioni minori ed era in grado di produrre serie a fumetti di discreta fattura". (1)
"Il fumetto italiano della seconda metà degli anni Trenta non consistette solo nella pedissequa imitazione" ricalcare modelli altrui senza alcun contributo originale "dei modelli d'importazione. In quegli anni, infatti, mosse i primi passi una 'scuola italiana' del fumetto, la quale fu senza dubbio incentivata a perfezionare la propria tecnica dai provvedimenti protezionistici adottati dal fascismo, trovandosi letteralmente sommersa dalle innumerevoli richieste di soccorso avanzate da editori improvvisamente privati delle loro serie a fumetti". (2)
"'L'Avventuroso' nel 1938 presenta Dick Fulmine, primo fumetto italiano di avventure (disegnato da Carlo Cossio e scritto da Vincenzo Baggioli)". (10)
"Ci fu però un altro periodico per ragazzi che elesse l'autarchia illustrativa a propria linea editoriale. Era 'Il Vittorioso', pubblicato dalla casa editrice cattolica romana A.V.E. a partire dal 1937, composto solo ed esclusivamente di tavole a fumetti prodotte in Italia". (3)
"Il primo ostacolo a dover essere superato fu quello della tecnica illustrativa. Gli illustratori italiani, infatti, sebbene in molti si erano già dedicati alla realizzazione di cineromanzi riempitivi o di propaganda su altri periodici per ragazzi, non si erano ancora sufficientemente allenati nella realizzazione di tavole a fumetti originali; riprova ne era la scadente qualità delle prime creazioni. Le prime tavole si ostinavano a voler rifiutare le 'nuvolette parlanti' e a trascrivere il testo dei dialoghi dentro statiche didascalie, completamente distaccate dal contesto figurato, mentre i disegni non riuscivano a ricalcare la straordinaria dinamicità dei modelli americani". (4)
"E' evidente che i redattori del settimanale cattolico non avevano ancora ben individuato le caratteristiche proprie dei 'comics'; i loro cineromanzi erano un misto di storielle illustrate alla vecchia maniera e di veri 'comics' resi innocui dalle didascalie. Molto velocemente però si compì l'evoluzione verso forme di 'comics' autentici". (5)
"Venivano chiamati con un termine altisonante, 'cineromanzi'. Erano la risposta italiana ai capolavori del fumetto made in Usa. E catturavano il pubblico, offrendo emozioni a puntate!" (9)
"Una volta abbandonato il sistema illustrativo ibrido del 'fumetto a didascalie' e adottato quello americano dei vivaci 'ballons', restava il problema di quali contenuti adottare. All'inizio non dovette essere facile orientarsi, in quanto appariva chiaro come le storie fossero ricalcate sui soliti modelli americani, che venivano (per così dire) italianizzati. Con il passare del tempo, però, i collaboratori de 'Il Vittorioso' iniziarono a distaccarsi sempre di più dai modelli americani e a elaborare un proprio modo di fare fumetto, dando vita alle prime serie nostrane d'una certa qualità". (6)
"La matrice di tutte le storie è pressoché identica e riflette l'etnocentrismo" la rivendicazione di un valore assoluto alla propria cultura nei confronti di quella degli altri "del regime: gesta nobili e valorose, per la massima parte compiute da Italiani in varie parti del mondo in difesa della giustizia, della fede e della patria". (7)
"L'anno stesso in cui la nazione veniva colpita dalle sanzioni internazionali a causa della guerra d'Etiopia, infatti, la propaganda fascista denunciava senza mezzi termini la ferocia e la crudeltà con cui americani e inglesi avevano trattato le popolazioni colonizzate. In un periodo nel quale il cinema statunitense sfruttava con successo l'inesauribile filone dell'epopea western, presentando scene di selvaggi scotennamenti e di sanguinosi assalti alle carovane regolarmente risolti dall'arrivo della cavalleria, il fumetto fascista fu il primo (anche se a fini propagandistici) a denunciare il massacro di un popolo privato delle sue terre, perseguitato e deportato nelle riserve. Il tema sarebbe tornato di moda nel dopoguerra, come avremo modo di osservare più avanti, quando sarebbe stato sfruttato da 'Il Pioniere' comunista per denunciare la natura razzista e guerrafondaia degli Stati Uniti". (8)
"Tutto fu bello fino al 1938 quando il primo periodico a fumetti italiano fu soppresso dalla censura del regime fascista". (11)
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(1) 2007. Juri Meda, "1934: 'qui comincia l'avventura...'", p. 46, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(2) 2007. Juri Meda, "1934: 'qui comincia l'avventura...'", p. 47, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(3) 2007. Juri Meda, 'La reazione a fumetti', p. 49, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(4) 2007. Juri Meda, 'La reazione a fumetti', p. 53, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(5) Leonardo Becciu, 'Il fumetto in Italia", Sansoni, Firenze, 1971, p. 199, citato su 2007, Juri Meda, 'La reazione a fumetti', p. 53, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(6) 2007. Juri Meda, 'La reazione a fumetti', p. 53, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(7) Leonardo Becciu, 'Il fumetto in Italia", Sansoni, Firenze, 1971, p. 200, citato su 2007, Juri Meda, 'La reazione a fumetti', p. 54, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(8) 2007. Juri Meda, 'La reazione a fumetti', p. 54 - 55, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(9) Febbraio 2002. Graziano Frediani, 'Castigamatti di professione', p. 18, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura", di Graziano Frediani, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano, allegato all'Almanacco del West del 2002.
(10) Daniel Rey, Giovanna Greco, Susanna Perazzoli, Isa Bonacchi 'Segnali di fumetto', su 'Dove', De Agostini - Rizzoli periodici, Milano, febbraio 1995, p. 32.
(11) Sito Internet La Repubblica: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/08/28/era-una-volta-il-primo-fumetto.html, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
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I ROMANZI DI BONELLI.
"Agli autori che, in quegli anni, volessero esprimere il loro amore per l'avventura non rimaneva altra scelta, in una sitazione tanto difficile e ostile, che quella di inserirsi nel popolare filone della letteratura giovanile. Letteratura che nell'Italia di quell'epoca era principalmente rappresentata dal gigante del genere, Emilio Salgari, e da pochi altri autori di rilievo come Luigi Motta ed Enrico Novelli (in arte Yambo). E così fece mio padre. Ma, se per molti giovani aspiranti scrittori il modello da imitare era rappresentato proprio dal creatore di Sandokan e di mille altre esotiche avventure, per mio padre, invece, le fonti di ispirazione furono ben altre. Infatti G. L. Bonelli leggeva con accanimento non tanto le opere degli autori nostrani, quanto quelle dei maestri della letteratura anglosassone, come Zane Grey, l'amatissimo scrittore di romanzi 'western' americano, autore della saga della famiglia Zane, alla quale anche Hugo Pratt si è spesso ispirato per le sue bellissime storie di frontiera ('Ticonderoga' e 'Wheeling'). Altri maestri verso i quali mio padre si sentiva debitore, in quanto a ispirazione, furono anche l'Edgar Wallace di 'Bosambo', il Joseph Conrad di 'Cuore di tenebra', il Rider Haggard di 'Le miniere di re Salomone' e ultimo, ma forse il più importante, il grande Jack London di 'Il lupo dei mari', di cui mio padre fu tra i primi traduttori italiani, per alcune novelle pubblicate dall'editore Vecchi". (1)
Jack London morì nel 1916 a 40 anni, Gianluigi Bonelli nasce nel 1908.
Decio Canzio intervista Gianluigi Bonelli: "Signor Bonelli, divertiamoci un pò, anche se le cose che le chiederò hanno la loro importanza perché danno un'idea delle basi culturali di un grande narratore popolare. Dunque, se le capitasse di naufragare su un'isola deserta portando con sé dieci libri, quali sceglierebbe?" Bonelli: "Sto al gioco. Prenda la penna e scriva: 'Cuore di tenebra' di Joseph Conrad, 'Noi Sackett' di Louis L'Amour, 'I tre moschettieri' di Alexandre Dumas, 'La Primula Rossa' della baronessa Orczy, 'La Donna Eterna' di Rider Haggard, 'Le miniere di Re Salomone' di Rider Haggard, 'Il ranger del Texas' di Zane Grey, 'Bosambo' di Edgar Wallace, 'Capitan Blood' di Raphael Sabatini, 'I misteri della Giungla Nera' di Emilio Salgari". (3)
Il nostro Gian Luigi Bonelli (futuro creatore di Tex) ha ben presente il ritmo dell’avventura, grazie a robuste frequentazioni di romanzieri quali Alexandre Dumas padre e figlio, Jack London, Jules Verne, Robert Louis Stevenson ed Emilio Salgari”. (6)
"Non tutti sanno che Gianluigi Bonelli covava una autentica, viscerale passione per i romanzi di Alexandre Dumas... e dunque la sua immaginazione si scatenava, quando poteva raccontare di pirati e moschettieri, cavalieri e duelli all'ultimo sangue. Di D'Artagnan e compagni gli piacevano il senso dell'onore, la naturale eleganza e l'irrefrenabile amore per l'azione.
Nella collana "Romantica Sonzogno almeno due generazioni di lettori, fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del secolo scorso, potevano trovare, come diceva il sottotitolo, "i capolavori della letteratura avventurosa e drammatica di tutto il mondo" da 'L'anima della Frontiera' di Zane Grey a 'Cuore di tenebra' di Joseph Conrad a 'Radiosa Aurora' di Jack London. E poi c'erano loro, i capisaldi di un filone detto 'cappa e spada': 'Le cronache del Capitano Blood', 'Scaramouche' e 'Lo Sparviero del Mare' di Rafael Sabatini e il ciclo della Primula Rossa della Baronessa Orczy, 'Le avventure del Capitano Hornblower' di Cecil Scott Forester, 'Il Corsaro Nero', 'Le Tigri di Mompracem' e 'La Regina dei Caraibi' di Emilio Salgari, e gli immancabili, ponderosi malloppi che Alexandre Dumas aveva dedicato a D'Artagnan. Proprio a questi romanzi Gianluigi Bonelli riconosceva di dovere, insospettabilmente, molto più che ad altri, la sua ispirazione, subendone il fascino". (8)
Anche se una volta, dopo aver citato "Donn Byrne, un vero maestro", disse: "Zane Grey? Una barba. E poi molti romanzi, come la Primula rossa della baronessa Orczy, non erano una lettura, erano solo un passatempo. Non imparavo niente da cose così, se non in negativo: che cioè non bisogna mai annoiare il lettore con lunghe e inutili descrizioni. In questo senso, anche certe lungaggini di Verne non mi piacevano, mentre nei dialoghi e nell'azione era bravissimo. Salgari, invece non aveva questi difetti. Un altro che mi è sempre piaciuto molto è Rider Haggard, quello di 'Le miniere di Re Salomone'. E poi naturalmente Victor Hugo e Dumas. Dumas me lo sono letteralmente bevuto. Che cosa ho imparato da questi scrittori? La legge principale: il lettore odia essere annoiato. Vuole ritmo, azione e dialogo". (7)
(Se Gianluigi Bonelli sapesse che molti giovani di oggi non leggono più il suo Tex perché lo considerano noioso...! E' proprio vero che ogni epoca ha le sue abitudini.)
"Voleva scrivere e narrare – con un linguaggio secco e scarno, privo di fronzoli – quel mondo avventuroso che aveva scoperto sui romanzi dei grandi scrittori dell’avventura". (5)
"Leggevo autori seri, libri da cui imparare qualcosa, imparare come ci si esprime attraverso la penna o la macchina da scrivere". (7)
Ma "sin da quando aveva scelto il mestiere del narratore di storie, il suo idolo, il suo punto di riferimento era stato, comunque, soprattutto Jack London. London gli piaceva perché raccontava di uomini 'con una spina dorsale, e perché era un ribelle. Anche lui era cresciuto dal nulla. Penso che abbia visto le cose come andavano viste, e ne abbia preso il lato migliore. Non credo che fosse un intellettuale. Non andava a caccia di niente, solo di se stesso' aveva detto una volta. Non diversamente da London, G. L. pensava che l'Avventura (l'Avventura vera) non ha anima né corpo, se non è stata vissuta sulla propria pelle". (8)
Dirà: "Ho imparato come ci si esprime, e come si scrive, da gente come Jack London" (2)
Il figlio Sergio dirà: "Amava moltissimo Jack London e aveva tradotto alcune sue opere pur conoscendo l'inglese a spanne perché, in fondo, era un autodidatta". (4)
London sarà "il suo mito personale, il vero e unico modello della sua esistenza, il narratore di storie che era andato di persona a vedere come si vive (e come si muore) nel Grande Nord, fra quei cercatori d'oro del Klondike e dell'Alaska che aveva fatto rivivere nei suoi capolavori, perdendosi a sua volta in quelle terre remote, fredde e selvagge, dove ogni illusione può spegnersi per sempre, se non si riesce ad accendere un fuoco". (7)
Prendendo in esame i romanzi scritti da Bonelli si notano tratti costanti nel suo modo di narrare, riscontrabili anche nelle storie di Tex. Per esempio, testimoniano "inequivocabilmente il rigoroso manicheismo" tendenza a vedere tutto il male solo da una parte e tutto il bene solo dall'altra "presente in tutte le sue opere. Bonelli ricrea infatti un universo in cui Bene e Male sono sempre scindibili, e sempre pronti, all'inizio di ogni avventura, a ridarsi battaglia". (9)
Scriverà 'Il crociato nero'.
Sarà costretto a riconoscere: "Ho scritto un sacco di romanzi, ma non mi hanno mai reso niente". (2)
"Ho scritto 'I Fratelli del Silenzio' e non ci ho ricavato il becco di un quattrino. Ho scritto 'Le Tigri dell'Atlantico' e sono rimasto all'asciutto" (7)
"La figura che campeggia nei due romanzi è quella di John Mauri, paladino incorruttibile della giustizia che, per le sue doti di coraggio e di dedizione alla causa del Bene, ha le stimmate dei grandi eroi bonelliani a fumetti, primo tra tutti Tex. Pur non essendogli particolarmente congeniale, G. L. Bonelli accoglie alcuni caratteri del genere poliziesco; bel lontano comunque dalle sottili deduzioni proprie del giallo classico, all'inglese, John Mauri, il detective bonelliano, in un mondo di violenti e malfattori deve fare ricorso alla forza fisica e al coraggio piuttosto che alle cellule grigie. Pur nella varietà delle ambientazioni e dei generi affrontati, i tre romanzi bonelliani presentano non poche caratteristiche comuni, improntati tutti ad uno stile che si manterrà pressoché inalterato anche quando, complici le generose offerte economiche dell'editore Vecchi, G. L. Bonelli si tramuterà da romanziere in soggettista. Venendo a comparare per taluni aspetti queste due fasi della sua attività, emerge anzitutto che Bonelli ha saputo mantenere un ritmo disteso alla narrazione, dando adeguato spazio alle didascalie e ai dialoghi tra i personaggi; non ha mai perso, insomma, lo splendido vizio di narrare, nella convinzione che nel fumetto il testo sia sacro, e che l'immagine non debba diventare l'unico veicolo di espressività. Aspetti tutt'altro che secondari di questo confronto riguardano la funzione di alcuni personaggi. Il ruolo puramente antagonistico che le donne spesso svolgono nelle storie di Tex è lo stesso che la figura femminile si vede assegnato nei romanzi, in special modo ne 'Le tigri dell'Atlantico'; tutto ciò in omaggio alla convinzione di Bonelli che una donna non malvagia sarebbe inadatta a sostenere il clima avventuroso del racconto. Inoltre spicca lo spazio assai limitato che l'autore milanese assegna all'ironia e ai personaggi che dovrebbero rappresentarla. In effetti nei tre romanzi le uniche situazioni umoristiche nascono da scambi di battute del protagonista con personaggi secondari, che pronunciano frasi da menagrami: i prodromi" segni precorritori "di Kit Carson, fedele pard di Tex, nonché menagramo incallito, sono già in queste pagine". (1)
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(1) Aprile 1991. Sergio Bonelli, 'Dedicato a mio padre', p. 4, Enzo Linari, 'Alla ricerca del romanziere perduto', p. 6, 7, su Gianluigi Bonelli dal romanzo a Tex, Glamour International Production, Firenze.
(2) Carlo Scaringi "Gianluigi Bonelli, e il 'suo' Tex, un ricordo a dieci anni dalla scomparsa", sul sito Internet: http://www.glamazonia.it/board/t-GENERAZIONI-Fumettomani-Comics-tribute-Gianluigi-Bonelli--10817
(3) Decio Canzio intervista Gianluigi Bonelli, 'Tex sono io', su "Il mio nome è Tex", Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, ristampa maggio 2004, p. 12.
(4) Si firma Giorgio, 'Quel giorno, in compagnia di Sergio Bonelli e dei ricordi della madre Tea Bertasi', data 20 dicembre 2011, sul sito Internet: http://www.veja.it/2011/12/20/quel-giorno-in-compagnia-di-sergio-bonelli-e-dei-ricordi-della-madre-tea-bertasi/ fonte srs di Matteo Scolari, da "Phanteon - il magazine di Valpantena e Lessinia", anno 4, numero 8, novembre 2011, p. 16 - 18, sul sito Internet: http://www.giornalepantheon.it/
(5) Carlo Scaringi 'Gianluigi Bonelli prima di Tex', sul sito Internet Afnews: http://www.afnews.info/wordpress/2011/01/gianluigi-bonelli-prima-di-tex/
(6) Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini, 'Cent'anni di storie brevi', p. 17, su Tex collezione storica a colori, Repubblica-L’Espresso, storie brevi, 29 settembre 2012, Gruppo Editoriale l'Espresso S.p.A., Roma.
(7) 2010 - 2011. Graziano Frediani 'La Signora e il vagabondo', p. 180, Mauro Paganelli 'Conversazione con Gianluigi Bonelli', che cita "Gianluigi Bonelli/Aurelio Galleppini", collana L'autore e il fumetto n. 6, Editori del Grifo, Perugia, 1982, citato alle pagine 193, 194, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(8) Febbraio 2002. Graziano Frediani, 'Jack London a Milano', p. 9 - 10, Graziano Frediani, 'La spada nel cuore', p. 29 - 31, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura", Sergio Bonelli Editore, Milano, allegato all'Almanacco del West del 2002.
(9) Gianni Brunoro, 'Dossier Gianluigi Bonelli', su "Dime Press" n. 3 (25), febbraio 2001, p. 54 - 55, Glamour International Production, Firenze.
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I FUMETTI.
Anni fa, qualcuno ha chiesto a Bonelli padre del suo rapporto con i fumetti americani degli anni ’30, Gordon, l’Uomo Mascherato, Cino e Franco, Mandrake e lui: “Li leggevo. Mi piacevano. Ma tutto finisce qui. Il mio modo di narrare è completamente diverso da quello degli americani. La tecnica di quei grandi sceneggiatori era vincolata al mezzo a cui le loro storie erano destinate: una striscia di tre vignette sui quotidiani. Io, invece, ho sempre privilegiato un modulo narrativo adatto a episodi lunghi e ricchi di dialoghi”.
Il fumetto americano nell’Italia di quel periodo dura forse quattro anni prima che piombi su di lui la censura fascista ma già la gente aveva saputo imparare ad amarlo.
Era il 1936, quando Giovanni Luigi Bonelli (era chiamato anche in questo modo; all’epoca aveva 28 anni) “dopo alcune esperienze in campo letterario, si rivolge al fumetto. L’amore per i romanzi della collana Romantica Sonzogno e per i feuilleton ottocenteschi lo aveva spinto verso la narrativa d’avventura”. (2)
"Io ho sempre scritto d'avventura, è la tematica più aderente alla mia personalità. E' necessaria. Che cosa sarebbe la vita di un uomo senza l'avventura? Una noia mortale!". (1)
I feuilleton, o romanzi popolari d’appendice a puntate sono stati un genere letterario, in origine pubblicato a puntate a piè di pagina nei giornali quotidiani, in appendice appunto, e rivolti all’attenzione del grosso pubblico; erano conosciuti con la parola francese feuilleton (che deriva da foglietto), e di questo genere letterario faceva parte anche Alexandre Dumas padre di cui abbiamo accennato (il genere, con l’avvento di moderni mezzi ricreativi come il cinema, decadde).
"Sapevano calamitare, per settimane, per mesi e talvolta per anni, l'attenzione di un pubblico avido di sogni, sorprese, emozioni.
E Bonelli "aveva un unico obiettivo: non annoiare mai i suoi lettori". (4)
Ormai “dimenticate senza troppi rimpianti le ambizioni di diventare un secondo Emilio Salgari per mezzo dei tre romanzi pubblicati alla fine degli anni Trenta, G. L. Bonelli intuì che il futuro della letteratura popolare era affidato alla difficile ma entusiasmante alchimìa fra parole e immagini, a un ritmo narrativo dinamico e travolgente, più vicino alle sequenze di una pellicola cinematografica che non alle frasi di un racconto letterario”. (3)
"Mio padre ebbe la sensazione che non soltanto gli argomenti, ma anche il linguaggio dei libri diretti ai lettori più giovani fossero ormai datati e superati. Al contrario, i dialoghi, la scansione delle immagini, insomma il modo di raccontare che aveva adottato per il nuovo genere narrativo a cui si stava dedicando, il fumetto, suscitavano l'entusiasmo di un pubblico che, dopo la lunga parentesi della guerra, si era indirizzato alla lettura di vicende avventurose più vicine alle proposte del cinema hollywodiano". (5)
"Preferiva decisamente la sintesi e l’immediatezza che solo un racconto a fumetti, per quanto lungo, gli permetteva".
“Gian Luigi Bonelli si dedicò alla diffusione di quel nuovo mezzo espressivo che, già trionfante negli Stati Uniti, andava conquistando anche il nostro Paese”. (3) Il fumetto.
"Comincia la sua carriera nel fumetto quasi come ripiego, o come una digressione" una deviazione "rispetto al desiderio di lavorare per il cinema. Il suo stile si adegua progressivamente alle esigenze della comunicazione a fumetti, ma senza mai perdere del tutto l'impronta letteraria da un lato, e la suggestione cinematografica dall'altro, fino a generare una personale sintesi" (1)
"Prima di conquistare il successo modiale con il suo personaggio più celebre, Tex, aveva sceneggiato migliaia di pagine e inventato decine di eroi, trasformando in una nobile, rispettabilissima arte un genere letterario (quello delle 'nuvole parlanti') sino ad allora considerato rozzo, infantile, di bassa categoria". (4)
"Ho sempre preferito l'azione" dichiarò Bonelli "alla complessità della trama. I miei personaggi si muovono in grandi spazi selvaggi e quindi devono essere molto più dinamici di un Hercule Poirot o di un Philo Vance". (1)
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(1) 2010 - 2011. Moreno Burattini 'Vocazione avventura', p. 39, Sergio Brancato 'Fenomenologia di Bonelli', p. 126, Mauro Paganelli 'Conversazione con Gianluigi Bonelli', che cita "Gianluigi Bonelli/Aurelio Galleppini", collana L'autore e il fumetto n. 6, Editori del Grifo, Perugia, 1982, citato alla pagina 193, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(2) Giulio Saltarelli 'Sergio Bonelli Editore. Storia della Casa Editrice' sul sito Internet Komix.it: http://www.google.it/search?q=Komix&oq=komix&sugexp=chrome,mod=12&sourceid=chrome&ie=UTF-8
(3) Sergio Bonelli, 'Nel nome dell'avventura', p. 6, su Gli eroi dei fumetti di Panorama n. 1, luglio 2005, supplemento a Panorama, Arnoldo Mondadori Editore, Milano.
(4) Febbraio 2002. Graziano Frediani, 'Jack London a Milano', p. 9, Graziano Frediani, 'La spada nel cuore', p. 30 - 31, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura", Sergio Bonelli Editore, Milano, allegato all'Almanacco del West del 2002.
(5) Sergio Bonelli "Un 'duro' nel Far West", p. 13, su "Un romanzo di G. L. Bonelli - Il massacro di Goldena", Sergio Bonelli Editore, Milano, allegato a Tex n. 575, settembre 2008.
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SALGARI.
Salgari è il "narratore con cui Bonelli ha molto in comune, in particolare l'abilità di ricreare con la sola forza dell'immaginazione realtà mai viste di persona. Gianluigi Bonelli, pur non essendosi mai sostanzialmente spostato dalla città natìa, è riuscito a creare un universo realistico ed estremamente credibile di un mondo lontano che poteva solo immaginare".(3)
Gianluigi Bonelli, nato il 22 dicembre 1908, aveva poco più di due anni quando Emilio Salgari poneva fine alla sua travagliata esistenza. I due grandi maestri dell’avventura non si sono incontrati, ma tra loro ci sono molti punti di contatto, al di là della sterminata fantasia. Entrambi hanno ambientato le loro storie in diversi Paesi del mondo, spesso lontanissimi e difficili da raggiungere, almeno in quegli anni. (7)
Ma non era mai stato negli Stati Uniti, proprio come Salgari non aveva visitato i posti dove ambientava i suoi romanzi. Sergio Bonelli: “Mio padre vide per la prima volta le praterie di Tex quando era già anziano”. (1)
E Bonelli padre stesso spiega: "E' vero che, come è successo al mio illustre predecessore, Emilio Salgari, ho sempre scritto tutte le mie "storie" senza essere mai stato fisicamente sul posto". (5)
Graziano Frediani: "Gianluigi Bonelli non aveva bisogno di vedere i posti che raccontava perché il suo West è un West tutto suo personale, è un West 'immaginato' e in questo senso Gianluigi Bonelli seguiva l'antica tradizione di Emilio Salgari che non si era mai spostato, se non di pochi chilometri, dalla propria casa". (4)
“Tex è la confluenza delle passioni avventurose di Gianluigi Bonelli, uno che è vissuto con il culto di Salgari e che ha sempre frequentato il romanzo d’appendice, sia come lettore e appassionato, sia come scrittore. Le radici del personaggio sono anche quelle dell’Italia degli anni Trenta e Quaranta, quando l’esotismo era ammesso, purché fosse velato e l’eroismo tutto d’un pezzo doveva essere unito a qualche valore patriottico: da lì si muove il suo creatore”. (2)
"Tra un maestro della narrativa d’avventura come Emilio Salgari e uno dell’avventura disegnata come Gianluigi Bonelli, da molti considerato il suo erede, c’è almeno un punto di contatto, al di là della sterminata produzione che hanno lasciato. Entrambi, infatti, non hanno mai visto i luoghi esotici dove hanno ambientato le loro storie. Salgari, ma forse è una leggenda, è salito solo una volta su una nave per un viaggio da Venezia a Brindisi, mentre papà Bonelli ha visitato i luoghi della Frontiera e del West solo nel 1988, a ottant’anni, quando ormai era andato in pensione. Entrambi comunque hanno raccontato a milioni di lettori straordinarie avventure con pellerossa, pirati, cow boys, predoni, esploratori e condottieri impegnati nei più lontani e allora quasi inesplorati territori del mondo". (6)
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(1) Sergio Bonelli citato da Guido Tiberga 'Addio a Bonelli, l'ultimo romantico del fumetto', p. 23, su La stampa 27 settembre 2011, Editrice La stampa S.p.A., Torino.
(2) John Vignola, 'Noi e Tex', p. 25, su “Il Mucchio Selvaggio”, n. 688 novembre 2011, p. 25, Stemax Coop a.r.l., Roma.
(3) Si firma Qbarz, sul sito Internet biografieonline 'Gianluigi Bonelli, romanziere prestato ai fumetti': http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=747&biografia=Gianluigi+Bonelli
(4) Graziano Frediani su Fumettology - i miti del fumetto italiano - 1a puntata - Tex, su Rai5, il 20 dicembre 2012, scritto realizzato e prodotto da Fish Eye Digital Video Creation.
(5) Aprile 1994. Raffaele De Falco e Pino Di Genua, 'Schede autori: i creatori - Gianluigi Bonelli', p. 33, su Tex tra la leggenda & il mito, Tornado Press, Marano di Napoli.
(6) Carlo Scaringi 'Gianluigi Bonelli prima di Tex', sul sito Internet Afnews: http://www.afnews.info/wordpress/2011/01/gianluigi-bonelli-prima-di-tex/
(7) Carlo Scaringi "Gianluigi Bonelli, e il 'suo' Tex, un ricordo a dieci anni dalla scomparsa", sul sito Internet: http://www.glamazonia.it/board/t-GENERAZIONI-Fumettomani-Comics-tribute-Gianluigi-Bonelli--10817
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VECCHI.
Bonelli disse: "Molto importante fu, per me, l'incontro con Carlo e Vittorino Cossio, che lavoravano per il 'Corriere dei Piccoli'.
Lavoravo appunto con Cossio (lui faceva i disegni e io gli scrivevo sotto la storia in poesia) quando suo fratello venne da me e mi disse: 'Guarda che Vecchi cerca uno che sappia scrivere un racconto. Puoi farlo tu?' Io l'ho fatto, Vecchi l'ha letto, mi ha chiamato e mi ha dato subito il posto di direttore". (4)
"Agli inizi degli anni Trenta entrava in contatto con Lotario Vecchi, il più famoso editore per ragazzi dell'epoca". (2)
Dirà: "E' stato allora che ho capito che questo è veramente un mestiere, e che può dare anche delle soddisfazioni pecuniarie. Vecchi poi mi chiese se conoscevo l'inglese per fare delle traduzioni. Allora io presi le tavole dei fumetti inglesi, mi comprai una grammatica e un dizionario e, appena capivo di che cosa trattava la storia, riscrivevo la sceneggiatura senza neppure tradurla. L'inglese l'ho imparato solo più tardi". (4)
"Al suo debutto, Bonelli si limita ad "adattare" per quei giornali alcuni fumetti stranieri. Quando inizia a creare storie inedite, le prime sono quasi dei calchi di quelli, sintomo dell'intuizione che solo in un'idea di fumetto 'all'americana' era possibile creare qualcosa in grado di competere con le storielle in rima in stile 'Corriere dei Piccoli'. In questo modo Bonelli coglie un dettaglio importante: il fumetto straniero poteva e doveva essere adattato, adeguato in quella minima ma significativa parte che potesse rendere forme ed espressioni pensate per un pubblico che si esprimeva in maniera molto diversa". (4)
Sergio Busatta a Sergio: "Quali sono gli inizi fumettistici di Gianluigi Bonelli?" Sergio: “Si fece le ossa nella casa editrice S.A.E.V. di Lotario Vecchi, a Milano, che negli anni Trenta pubblica i più diffusi giornaletti per bambini e bambine, come 'Primarosa', 'Rin-Tin-Tin' e 'Jumbo', basati su materiale inglese e stampati su carta rosa o azzurrina”. (10)
Dirigerà anche le testante, sempre della S.A.E.V. "Pinocchio e Robinson, realizzando molte sceneggiature per i disegni di Albertarelli, Molino, Chiletto". (1)
Nella Foto 6 la redazione S.A.E.V. di Lotario Vecchi (8)
Sergio Bonelli: "Nella sua bottega mio papà scriveva, Casarotti dirigeva la tipografia. Quei collaboratori sarebbero poi diventati i maggiori editori del dopoguerra". (5)
Le testate di Vecchi erano: 'Jumbo', 'Primarosa', 'Rin Tin Tin' e 'L'Audace'. Bonelli collabora a tutte e quattro, all'inizio in veste di soggettista e sceneggiatore, poi con il ruolo di direttore editoriale". "Nello stesso periodo Bonelli scrive i suoi primi tre romanzi avventurosi: 'I fratelli del Silenzio', 'Le Tigli dell'Atlantico' e ' 'Il Crociato Nero'. I primi due non furono successi commerciali, ma gli permisero di farsi notare dai responsabili dell'AVE, la casa editrice del 'Vittorioso'". (2)
Dirà Gianluigi: "è proprio attraverso i romanzi che sono arrivato ai fumetti. Allora, negli anni Trenta, i fumetti in Italia non esistevano. Tra i primi a farli ci fui io insieme all'editore Lotario Vecchi. Scrivevo racconti, in quegli anni, e vedevo che Vecchi comprava fumetti in America e in Inghilterra. Mi chiesi perché non avremmo dovuti farli noi, che disponevamo di disegnatori del calibro di un Carlo Cossio..." (4)
Questo periodo segna “di certo un punto di svolta nella sua vita professionale, inizia a scrivere soggetti e sceneggiature per varie testate e, fra il 1937 e il 1939, diventa il più importante soggettista del settimanale “Il Vittorioso””. (11)
"Mi ero fatto conoscere. Fu allora che vennero da me quelli del 'Vittorioso' con una proposta di lavoro. Dissi loro: 'Io non sono un bravo ragazzo. Io voglio essere pagato tutti i mesi e voglio anche un contratto di due anni. Dopodiché vi insegnerò come si fa un giornale. Come si stampa e come si scrive. Vi chiedo soltanto di non dovermi occupare delle pagine religiose e di quelle comiche, perché non mi piacciono'. Mi fecero il contratto. E io li tirai su fino a 120mila copie, occupandomi di tutto, dalla carta, alla composizione tipografica, ai testi".
"Bonelli allarga la sua collaborazione anche al Vittorioso, portandolo, in due anni, da 18.000 copie a 120.000 di venduto, salvandolo da un fallimento ormai dato per sicuro". (15)
Sergio Bonelli: "Nella seconda metà degli anni Trenta lui e un gruppetto di amici (che costituirà poi, in condizioni di estrema precarietà, l'ossatura dell'industria fumettistica italiana degli anni a venire) se ne vanno. Mi riferisco a gente come Agostino Della Casa che erediterà un personaggio amatissimo come 'Dick Fulmine', Gino Casarotti che lancerà testate di grande successo come 'Gim Toro', scritto da Lavezzolo, 'Il Grande Blek' e 'Capitan Miki', e Giuseppe Caregaro che fonderà l'Alpe, per la quale usciranno, negli anni Cinquanta, 'Cucciolo' e 'Tiramolla', Poi nel 1937-1938 Bonelli approda al Vittorioso che prima del suo arrivo pubblicava materiale italiano scadente, portando con sé e facendo conoscere grandi disegnatori come Raffaele Paparella, Antonio Canale, Franco Caprioli, ai quali fa un pò da agente, da talent scout" chi cerca e scopre nuovi artisti degni di lancio "in un certo senso, ma senza mai specularci, senza mai pretendere una lira. E' sempre stato refrattario al comando (come me, del resto, che al massimo mi reputo un buon capo pattuglia, non certo un comandante di reggimento) ed è così preso dalla scrittura da trascurare ogni problema pratico". (9)
"Cominciò a collaborare con 'Il Vittorioso', al quale forniva anche la collaborazione di disegnatori (come Canale, Caprioli e Paparella, che poi sarebbero diventati amici di casa) sicuramente di livello superiore a quelli presentati allora (era il 1938) dal popolare giornale romano, che nei primi numeri aveva, tutto sommato, un tono assai dilettantesco. Successivamente, passò a lavorare persino per un altro editore, che era anche suo amico e amico di famiglia, Della Casa (il futuro socio di quel Casarotti che divenne il proprietario dell'Editrice Dardo, tuttora sulla breccia)". (6)
"In quegli anni di attività frenetica, Bonelli andava mettendo a punto uno stile personalissimo di sceneggiatura". (2)
Sceneggerà “racconti a puntate di ogni genere (poliziesco, western, cappa e spada, piratesco, fantascientifico e persino fantasy)”. (12)
"Negli anni Trenta scrive le sue prime sceneggiature, realizzate da disegnatori del calibro di Rino Albertarelli e Walter Molino". (16)
Ma, dice Luca Raffaelli: “Che siano abili spadaccini, nobili crociati, coraggiosi pionieri o acuti detective, tutti gli eroi bonelliani sembrano possedere quello spirito anticonformista e un po’ anarchico, quella schiettezza, quel profondo senso di giustizia che di lì a poco costituiranno il tratto inimitabile di Tex Willer”. (13)
“”Un romanziere prestato al fumetto” si presentava così Bonelli padre “e mai più restituito”. (14)
"Essendo appunto i romanzi la sua vera passione, quello che lui avrebbe amato moltissimo era esclusivamente scrivere. Mentre poi i fumetti in genere ma Tex in particolare, col suo successo, non gliene concessero più il tempo". (7)
Scrive "fra gli anni Trenta e Quaranta: 'La freccia vermiglia', 'Artagow il figlio degli Dei', 'Il Principe Cuorbuono'..." (3)
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(1) Aprile 1991. Enzo Linari, Alla ricerca del romanziere perduto, p. 45, su Gianluigi Bonelli dal romanzo a Tex, Glamour International Production, Firenze.
(2) 10 novembre 1999. Luigi Codazzi, "Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini", p. 10, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano.
(3) Settembre 2013. Luca Boschi, La fabbrica della fantasia, su Sergio Bonelli - Il timoniere dei sogni, romanzi a fumetti n. 9, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano, p. 5-6.
(4) 2010 - 2011. Matteo Stefanelli 'Bonelli e la cultura popolare italiana - Un anti-modello canonico', p. 131 - 132, Mauro Paganelli 'Conversazione con Gianluigi Bonelli' che cita "Gianluigi Bonelli/Aurelio Galleppini", collana L'autore e il fumetto n. 6, Editori del Grifo, Perugia, 1982, citato alle p. 192, 197, 198, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(6) Tea Bonelli intervistata da Gianni Brunoro, 'Terzo Grado', su "Dime Press, magazzino bonelliano" n. 11, ottobre 1995, p. 21, Glamour International Production, Firenze.
(7) Gianni Brunoro, 'Dossier Gianluigi Bonelli', su "Dime Press" n. 3 (25), febbraio 2001, p. 40, Glamour International Production, Firenze.
(8) Febbraio 2002. Graziano Frediani, 'La bottega dei sogni', p. 92, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura", di Graziano Frediani, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano, allegato all'Almanacco del West del 2002.
(9) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su "Come Tex non c'è nessuno", Editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 11.
(10) Giulio Saltarelli 'Sergio Bonelli Editore. Storia della Casa Editrice' sul sito Internet Komix.it: http://www.google.it/search?q=Komix&oq=komix&sugexp=chrome,mod=12&sourceid=chrome&ie=UTF-8
anche Franco Busatta, 'Come Tex non c'è nessuno', Editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, maggio 1998, p. 10-11.
(11) Luca Raffaelli, 'L'avventura di Gianluigi Bonelli e Galep', p. 12, su I classici del fumetto di Repubblica serie oro n. 2, 2004, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(12) Graziano Frediani, 'L'amico dei maestri', su Zagor collezione storica a colori Repubblica – L’Espresso, n. 13, 2012, p. 9, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(13) Luca Raffaelli, 'Il mondo di Gianluigi Bonelli e Galep', su I classici del fumetto di Repubblica, n. 2, 2003, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., p.
(14) Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini, 'Cent'anni di storie brevi', p. 17, su Tex collezione storica a colori, Repubblica - L’Espresso, storie brevi, 29 settembre 2012, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(15) Fabrizio Gallerani sul sito Internet Ubc fumetti 'Gianluigi Bonelli - biografia': http://www.ubcfumetti.com/data/glbonelli.htm
(16) Sito Internet della Fondazione Franco Fossati 'Autori - Giovanni Luigi Bonelli': http://www.lfb.it/fff/fumetto/aut/b/bonelli_gl.htm
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(52) Natalia Aspesi "Ecco i miei gioielli" 28 febbraio 1992, p. 106, su Il Venerdì di Repubblica, Editoriale La Repubblica, Roma e Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(85) Raffaele Ridolfi 'Due Polesani alla corte di Bonelli', sito Internet rivista on line Ventaglio90.it n. 36, gennaio 2008 http://www.ventaglio90.it/articolo.php?id=589
(103) Ottobre 2012. Gianni Bono e Leonardo Gori e Cristiano Zacchino, '1932-1943 Il regime dell'avventura - L'industria degli albi e i venti di guerra', p. 81, che cita anche Ezio Ferraro, 'Lotario Vecchi Editore' monografia di 'Comics' n. 14, Roma, Comic Art, dicembre 1974, su "Fumetto! 150 anni di storie italiane" di Gianni Bono e Matteo Stefanelli, Rizzoli Editrice, RCS libri S.p.A., Milano.