I PRIMI COMPITI DI SERGIO BONELLI.
All'inizio, il giovane Sergio Bonelli faceva i caratteri con cui si scrivevano i titoli delle copertine degli albi a striscia.
Sergio Bonelli: "Se è vero che mi riusciva facile abbozzare la buffa caricatura di un compagno di scuola, è altrettanto vero che le mie mani diventavano goffe e imbranate quando dovevano pilotare squadre, righelli, compassi e tiralinee. I nostri pochi lettori dovevano essere ben tolleranti in quei lontani anni infatti, durante quel mio momento di ordinaria follia, nessuno di loro ha mai scritto per lamentarsi degli orrori grafici pubblicati all'esterno, tutti evidentemente conquistati dalle straordinare avventure che, all'interno dell'albo, proponevano un Gianluigi Bonelli e un Aurelio Galleppini in piena forma" (83)
Sergio: "Una mini-azienda come la nostra non poteva esentare il sottoscritto dall'assumere qualche ruolo compatibile con la condizione di studente ginnasiale. Un'errata valutazione delle mie doti artistiche, rivelate da bambino, autorizzò mia madre a nominarmi rifinitore di disegni nonché titolista. Ne nacquero dei titoli scritti con caratteri talmente ignobili che ancora oggi, quando mi capita di rivederli, non smetto di vergognarmi a morte! La stessa incapacità manuale tormentava il mio ruolo di spedizioniere di albi arretrati, facendomi odiare i ferri del mestiere: forbici, colla e spago. Molto meglio me la cavavo nel rispondere alle lettere dei lettori e soprattutto, dicono i maligni, nello scaricare i camioncini che portavano nella nostra cantina le copie invendute". (36)
Sergio di sua madre: "Con me era senz'altro presente, ma non aveva bisogno di spingermi verso il mondo dei fumetti perché io ero già appassionatissimo e leggevo molto. A lei sarebbe piaciuto che io avessi studiato e che mi fossi laureato in legge: mi ripeteva 'Un avvocato serve sempre'. In realtà io non ero bravissimo a scuola, ma lei fu molto tollerante con me. Quando fui bocciato lei non ne fece un dramma, non si arrabbiò neppure. Gradiva che mi indirizzassi verso il fumetto in modo spontaneo, era contenta quando mi vedeva contento. Ho avuto una giovinezza felice, molto divertente: giocavo a pallone con gli amici, andavo a nuotare, uscivo con le ragazzine, non mi perdevo un film. Qualche anno più tardi, finito il militare, provai anche l'esperienza universitaria. Frequentai per un paio di anni le lezioni, sostenendo due esami, andati male, e chiusi la parentesi dell'università. Mi ritrovai nella nostra mini-redazione: parlavo con i disegnatori, cercavo di capire i loro segreti e intanto osservavo il lavoro di mia madre". (59)
Sergio: "Nei primi anni Cinquanta l'organico della nostra Casa editrice era composto soltanto da tre persone: mia madre, nel ruolo di saggia amministratrice, una cugina in veste di segretaria e il sottoscritto, cui spettavano mansioni da factotum. Fra mille incombenze che mi trovavo a espletare c'era, talvolta, anche quella di grafico-titolista. Il cosiddetto 'disegno geometrico', insomma, non era certo il mio forte. Ciò nonostante, fino ai quattordici anni, io venivo indicato come un precoce talento da chi vedeva in certi miei scarabocchi comico-jacovittiani la sicura premessa per un futuro da illustratore. E, per la verità, circondato com'ero da disegnatori di fumetti che portavano le loro tavole in redazione, aspiravo a far parte un giorno della loro eletta schiera. In tutti i modi cercavo di carpire preziosi suggerimenti. Chiedevo a Franco Caprioli il segreto della sua personalissima ombreggiatura a puntini; mi sforzavo di capire come Antonio Canale ottenesse la perfetta miscela di bianchi e neri che portò al successo personaggi quali Yorga e Amok; tempestavo Raffaele Paparella di domande tecniche, per poter imitare il suo tratto così nitido e, allo stesso tempo, così dinamico che, in quegli anni, aveva messo in luce ne 'Il Crociato Nero' un cine-romanzo scritto da mio padre. Poi tutto finì lì. A sedici, diciassette, diciotto anni, i miei schizzetti erano ancora gli stessi del 'bambino prodigio'. Non avevo fatto nessun progresso, avevo uno splendido avvenire dietro le spalle (per citare un bel libro di Vittorio Gassman). Di talento figurativo, ahimé, non ne possedevo neppure una goccia. Anzi, mi resi conto allora di un lato di me stesso che avrebbe caratterizzato poi tutta la mia vita: la mia assoluta mancanza di manualità. Ero, e sono, quel che si dice un 'gaffeur fisico': in parole povere, un pasticcione. Cercando di disegnare, facevo macchie dappertutto, rovesciavo l'inchiostro, rompevo le punte delle matite e, alla fine, mi ritrovavo un foglio coperto di ditate.. Tale goffaggine è spesso l'emblema dei sognatori. E così, invece di disegnare fumetti, mi misi a scriverli, ma mi è rimasta l'ammirazione per i grandi disegnatori, e ancor oggi, da bravo 'boss' della Casa editrice, mi sono riservato almeno lo 'ius primae visionis', ossia il diritto di ammirare per primo le nuove tavole. Come se non bastasse, vado a frugare nelle edicole per ammirare anche i disegnatori che non lavorano per noi. E' un piacere estetico di cui non so proprio fare a meno". (60)
Davide Castellazzi su Mister No, edizioni if, n. 7, parlando di Sergio Bonelli: “Seppure intervallata da due brevi periodi di lontananza, il primo durante la seconda guerra mondiale per sfuggire al pericolo dei bombardamenti, il secondo nel dopoguerra per frequentare un collegio in Liguria, la sua vita di redazione è intensa e ben presto attiva”. (68)
Giorgio Pelizzari intervista Sergio: “Diciamo che nella casa editrice ci sono sempre stato. C’è stato un periodo in cui la casa editrice era formata da tre persone: mia madre, una segretaria ed io, che allora ero ragazzo e già rappresentavo un terzo dell’azienda”. (67)
Davide Castellazzi: “E’ ancora uno studente di ginnasio quando comincia a svolgere i primi compiti lavorativi: gestire il magazzino e gli arretrati, rispondere alle lettere, correggere i disegni degli artisti, titolare le copertine”. (61)
Ne “Il Foglio”, Sandro Fusina precisa: “Tex era uscito quando Sergio stava per finire le superiori”. (62)
Come già detto, era nato nel 1932, aveva 16 anni.
Fabio Licari scrive: “Il piccolo Sergio Bonelli vive e respira l’atmosfera della redazione, conosce sceneggiatori e disegnatori, fa il fattorino e il magazziniere, ogni tanto ritocca qualche tavola, disegna i titoli. Impara il mestiere.” (63)
Parlerò ancora della mano di Sergio nei primi albi in Tex nell'anno 1948.
E’ Sergio stesso che dice di lui: “I lettori di fumetti che hanno avuto occasione di leggere alcune mie interviste oppure hanno avuto modo di sentirmi parlare nel corso di qualche manifestazione, non mancheranno di ricordare il tono nostalgico con cui rievoco 'i tempi pionieristici' in cui il personale fisso della Casa editrice era costituito da tre dipendenti. In effetti, lo riconosco, è bello poter pensare che tanti ruoli che sono oggi ricoperti da più persone all'epoca erano concentrati in una sola, sia per risparmiare denaro, sia per accelerare i tempi di produzione, ancora complicati, fra l'altro dalla difficoltà dei mezzi di comunicazione. Mi riesce facile, quindi, oggi, assolvermi di qualche svista, di qualche grosso svarione" grosso errore piuttosto vistoso, sproposito "commesso quando, ormai più di quarant'anni fa sostenevo il compito di magazziniere, redattore, correttore di bozze, spedizioniere e 'public relations young man'" di ragazzo addetto alle pubbliche relazioni". (64)
Franco Busatta a Sergio: "Quali sono le tue prime mansioni nella casa editrice?" Sergio: "Mi occupo di gestire le richieste di arretrati, di rispondere alle lettere dei lettori e cerco di tenere in ordine il magazzino delle copie invendute (una normale cantina della casa). Impresa, quest'ultima, non particolarmente complessa, perché (considerate le poche copie stampate) le rese sono scarse. Molto più seccante e avvilente è il compito di aprire i pacchi per estrarre e scartare le copie rovinate dai viaggi di ritorno o dall'umidità della cantina stessa". (74)
Sergio, ricordando Galep: "Mi sono sforzato di scegliere tra le molte immagini del nostro 'stare insieme' (a dispetto di una differenza d'età di una dozzina d'anni che nessuno di noi ha mai sentito come importante). Potrei dunque ricordare l'immagine serale di noi due in uno scalcinato cinema della Milano del dopoguerra. Oppure le nostre prime gite fuori porta sulla 'Topolino' di Galep. Oppure le mie scorribande (sempre su una 'Topolino', la mia) sulla Milano-Recco, sulla Milano-Rapallo o sulla Milano-Chiavari, inseguendo la famiglia Galleppini in tutti i suoi vagabondaggi liguri per poter portare velocemente in redazione, a Milano, le preziose pagine che lui realizzava a tempo di Record". (69)
Era naturale che Sergio divenisse scrittore di fumetti, ma di questo parleremo in occasione del n. 183 di Tex.
VITA PRIVATA DI SERGIO.
Sergio: "Prima stavo in collegio e qualche problema ce l'avevo. Soprattutto per il fatto che uno con il padre e la madre che facevano fumetti non era ben visto dai preti". (24)
"In quegli anni essere fumettari era quasi una vergogna, al punto che io ai miei compagni di collegio dicevo sempre che i miei genitori si occupavano di import-export". (58)
Anche negli Stati Uniti le cose non erano diverse: Giuseppe Guidi, a proposito dell'anno 1941 dice: "All'epoca un autore di comics era considerato uno scrittore di infimo ordine". (82)
Sergio Bonelli, intanto, concluse gli studi classici, anche grazie a un breve periodo trascorso in collegio presso i padri Scolopi di Cornigliano Ligure, dove aveva recuperato gli anni scolastici perduti a causa del conflitto. Di questo periodo, ecco che cosa racconta a Franco Busatta: 'Andai in collegio nell'immediato dopoguerra, a Genova, perché avendo avuto problemi di salute, l'aria del posto mi giovava. Era un istituto situato in un edificio ancora mezzo distrutto da un bombardamento, talmente severo, nei miei ricordi, da assomigliare più a una prigione minorile che a un collegio vero e proprio. E con la disciplina quasi militare che vi vigeva, le letture erano controllate anticipatamente dagli insegnanti, con la conseguenza che i fumetti erano praticamente tabù'. Una delle cose che a Sergio capita ogni tanto di raccontare è come, dopo il lungo periodo di separazione dovuto alla guerra, lui abbia finito per cominciare a chiamare il padre, un pò scherzosamente e un pò no, non 'papà' ma semplicemente 'Bonelli'. Al di là dell'affetto, è chiaro, qualcosa era cambiato. Gian Luigi stava al gioco e comunque continuava a frequentare la casa dell'ex moglie e del figlio come il più attivo dei loro collaboratori". (43)
Franco Busatta a Sergio: "Sembra che solo a nominarli, i fumetti, si senta puzza di zolfo..." E Sergio: "Già... Tant'è che in collegio mi permettono di leggere nelle storie di Salgari scene con teste mozzate e delitti sanguinari, che invece in un fumetto avrebbero suscitato scandalo e riprovazione". (71)
Alfonso Elia a Sergio Bonelli: "In famiglia soffiava il vento della creatività e dell'intraprendenza, un vento che ha di certo avuto un'influenza nella decisione di diventare editore e scrittore. Ma visto che hai spesso accennato alla tua 'pigrizia creativa', ti sei mai sentito 'costretto' a far parte di quel mondo?" Sergio: "Dopo essere stato bocciato a tre esami della facoltà di Legge, mi resi conto che non avrei mai avuto la forza di studiare su libri che mi annoiavano a morte; del resto le mie frequentazioni alle lezioni universitarie erano state, nel corso di un paio di anni, piuttosto sporadiche. Molto più costante era invece la mia frequentazione degli spettacoli pomeridiani in tutte le sale cinematografiche della città e di tutti i campi di calcio della periferia. Fin da bambino la conoscenza del mondo artigianale del fumetto, gli incontri con gli autori che venivano a casa nostra per chiacchierare prima con mio padre e, in seguito, con mia madre, non mi avevano lasciato dubbi sul futuro: sarei diventato il direttore di una casa editrice di fumetti nella veste di proprietario/artigiano oppure, perché no?, come dipendente stipendiato. La presunzione di essere in grado di assumere questo ruolo era basata sull'esperienza come lettore, sulla conoscenza fisica degli sceneggiatori e dei disegnatori, e su un certo 'fiuto' che ritenevo di possedere: a quei tempi non avrei mai pensato di poter scrivere un soggetto, ma non dubitavo di poter diventare un buon giudice delle altrui opere". Alfonso Elia: "Gianluigi Bonelli si era formato sulle letture in lingua originale degli scrittori americani d'avventura come Jack London, Zane Grey e Louis L'Amour. I tuoi referenti dell'epoca furono lo stesso i grandi scrittori di narrativa o ti influenzarono più gli sceneggiatori legati al mondo delle strisce disegnate?" Sergio: "Vivendo con mio padre e condividendo con lui la sua libreria, sono diventato un appassionato cultore dell'opera di Jack London, Zane Grey, Ryder Haggard e di altri scrittori avventurosi, Emilio Salgari compreso. Io e mio padre avevamo scontri ideologici sulle vicende che coinvolgevano spadaccini, moschettieri, cavalieri di ventura di cui lui era un lettore entusiasta e io, invece, un convinto detrattore: dal canto mio scoprii il fascino della trasformazione dalle parole al fumetto leggendo i classici americani che non mi stanco mai di citare: 'L'Uomo Mascherato', 'Flash Gordon', 'Cino e Franco', 'Mandrake', 'Brick Bradford', 'Terry e i Pirati' e tanti altri, tra cui il Topolino di Floyd Gottfredson". (78)
Ancora Busatta a Sergio: "A proposito di tabù: alla fine degli anni Quaranta, tutti quelli possibili e immaginabili, e forse qualcun altro ancora, godono di ottima salute. Come si cresce in una società che demonizza i fumetti, avendo un padre che li scrive e una madre che li pubblica, per di più separati?" E Sergio: "Devo ammettere che qualche imbarazzo lo provo, oltre che in collegio, anche nel rapporto con i genitori dei miei amici, spesso tipici borghesi benestanti, che ogni tanto mi dicono: 'Ho, ma davvero tuo papà scrive quella roba dove ci si ammazza di continuo?'" (Per avere ancora di più un idea dell'aria che si respirava in quel tempo si veda la parte TEX - 1948 - L'autocensura) Busatta: "E nel rapporto con gli amici che ruolo giocano i 'giornalini'?" Sergio: "Con loro la musica cambia. I giornalini hanno un grande peso nella nostra vita di ragazzi: ne attendiamo il giorno di uscita ansiosamente, li leggiamo, li rileggiamo, ci andiamo a dormire, ci facciamo traghettare verso notti di sogni agitati da sparatorie tra banditi e cow-boys. E sono preziosi oggetti di collezione e di scambio. Perciò io sono addirittura un privilegiato, potendo ottenere in anteprima, oltre ai nostri pochi albi, anche quelli degli editori amici, come Casarotti, che pubblica fumetti molto popolari quali 'Il Grande Blek' e 'Capitan Miki'." Busatta: "Ti piacevano Blek e Miki?" Sergio: "Non come lettore. Quando esce il primo dei due, 'Capitan Miki', io ho già diciotto anni, perciò sono fuori target, come dicono quelli che parlano bene. E vuoi sapere qual è il mio pronostico, quando il distributore, in prossimità dell'esordio in edicola di 'Capitan Miki', nel 1951, mi sottopone il prodotto in anteprima? Un sonoro insuccesso. Puoi immaginarti il mio sbigottimento, qundi, quando lo vedo sorpassare di gran lunga nelle vendite il nostro Tex! Per anni non mi do pace, non riesco a cogliere le motivazioni di questo boom. Ora, come editore, capisco che era proprio il prodotto giusto proposto al momento giusto. Nel nostro mestiere è importante essere in sintonia con le aspettative del pubblico". Busatta: "Come trascorre un adolescente il tempo libero, all'inizio degli anni Cinquanta?" Sergio: "Nei primi anni Cinquanta non sono più un bambino. Facendo però un piccolo passo indietro, quello che ricordo chiaramente, dei miei giorni di adolescente, è come si viva diversamente la strada. Come questo elemento portante della città (ora considerato solo uno stressante luogo di passaggio) sia un importante punto d'incontro, non soltanto nelle aree popolari ma anche in un quartiere di media borghesia, com'è quello in cui io, pur squattrinato, vivo allora. Là ci si dà appuntamento, si gioca a pallone e a biglie. Con l'orecchio incollato alla radio, si partecipa molto alla vita sportiva, e si fa grande scambio di giornalini, peregrinando di casa in casa. E d'estate, in quelle che a noi sembrano vere e proprie spedizioni di piccole tribù, come compagni della Via Paal, si va in esplorazione della metropoli. Sentiamo favoleggiare, per esempio, di una certa piscina Ponzio e partiamo senza motorini, percorrendo in gruppo lunghi tragitti a piedi, per risparmiare i soldi del biglietto del tram... Attraverso una città che cela un'infinità di segreti. E poi c'è il ricordo dei prati che si stendono poco oltre Via Saffi, una strada oggi situata nel cuore di Milano: bastano pochi passi e siamo in piena campagna, dove possiamo scatenarci in interminabili partite di pallone". Busatta: "E il cinema?" Sergio: "Ci andiamo il pomeriggio, perché, per i miei amici, quando si fa sera scatta l'ora della ritirata. Si vede un pò di tutto, ma l'uscita di un nuovo western è un richiamo irresistibile. Scambiandoci le tessere gratuite del padre di uno di noi, poi, riusciamo a vedere anche due o tre film nello stesso giorno". Busatta: Una scena a cui sei particolarmente affezionato?" Sergio: "Nel film 'This Gun for Hire' (Il fuorilegge), di Frank Tuttle, trovo bellissima la sequenza in cui Alan Ladd salva un gattino, nella sua camera d'albergo, dalle prepotenze di una cameriera. Ladd mi piace molto, forse anche perché è il primo a portare al successo il personaggio cinematografico del killer dal viso d'angelo. O forse perché, nonostante fisicamente non sia un gigante, riesce comunque a essere un eroe. E quindi a incoraggiare chi, come me, non è più alto di un metro e settanta..." Busatta: "Poi cala la sera..." Sergio: "La sera in tutto il palazzo riecheggia il suono del canale radiofonico che, alle otto e mezzo, trasmette le riviste di Garinei & Giovannini, piuttosto che un programma di grande successo di Mario Riva, che avrebbe poi condotto 'Il musichiere', in Tv. A noi ragazzi non resta che tornare a stropicciare nuovamente le pagine dei nostri giornalini preferiti". (72)
Busatta: "Che cosa rammenti delle tue prime fidanzate?" Sergio: "Mi ricordo l'inaccessibilità delle ragazze di allora, almeno di quelle dell'ambiente borghese di cui io e mia madre facciamo parte. Per frequentarle bisogna espugnare baluardi di nonne, zie, madri e padri sempre sul chi vive, impresa nella quale erano bravissimi alcuni miei carissimi amici. Io, sinceramente, provenendo da un ambiente sociale povero, mi trovo più a mio agio uscendo con ragazze meno condizionate da questioni di etichetta, più alla mano, spesso già inserite nel mondo del lavoro. Un aspetto, quest'ultimo, probabilmente decisivo nel far sì che le loro scelte di vita siano meno sottoposte a diktat familiari restrittivi e bacchettoni. Avere un impiego dà anche modo a una ragazza di scegliere più liberamente cosa fare, una volta finito l'orario di lavoro, e chi frequentare. Quando si esce insieme, però l'automobile-garconnière è ancora di là da venire. Sono quindi i tempi di passeggiate nelle vie buie della periferia milanese o di rapide affettuosità scambiate nell'ombra complice di un cinema". (75)
Busatta chiede a Sergio: "'Bonelli' è il modo in cui chiami tuo padre anche nella vita?" e la risposta: "Sì. Quando mio padre inizia a collaborare con la casa editrice diretta dall'ex moglie, io e lei cominciamo, scherzosamente, a chiamarlo Bonelli. Come a sottolineare che, al di là dell'affetto che è sopravvissuto, almeno dal punto di vista burocratico (per quanto concerne il diritto familiare) qualcosa è definitivamente cambiato". E Busatta: "Lui come la prende?" "Capisce che si tratta di un gioco affettuoso e, come nel suo carattere, si diverte a sua volta, specialmente quando arriviamo addirittura a chiamarlo G. B. O'Nelly, dallo pseudonimo che lui, americanofilo di prima categoria, ha adottato per un paio d'anni per firmare le sue storie. Con il tempo la cosa mi è sembrata così normale che pronuncio il nome Bonelli con lo stesso affetto con cui potrei chiamarlo papà". (10)
LE CREAZIONI DI G.L. BONELLI.
Nel 1946 crea 'I dominatori dell'abisso', 'Ipnos' e 'Il Giustiziere del West'. (53)
"E' una mezza novità debuttante nel dicembre 1947. 'Il giustiziere mascherato' è un albo che, dopo aver ristampati nei primi quattro numeri gli episodi del 'Giustiziere del West' apparsi in precedenza sul 'Cow Boy', prosegue la vicenda con storie inedite, cui collaborano Franco Baglioni per i testi e per i disegni Giorgio Scudellari, G. Schipani e Armando Monasterolo". (54)
Nel 1948, il suo anno magico, nascono 'La Pattuglia dei Senza Paura', 'Occhio Cupo' e 'Il ladro di Baghdad'". (36) Ma anche 'Frisco Bill' e 'Il libro della Jungla' (47)
Nacque così la nuova “casa editrice Audace”, completamente gestita da Tea Bonelli. In questo periodo, nonostante le difficoltà, la determinazione di Tea portò l’azienda a rimettere in produzione i fumetti per ragazzi che a causa della guerra avevano dovuto interrompere le pubblicazioni, partendo dalla ristampa di episodi già usciti durante il periodo bellico. Per il fumetto italiano i grandi cambiamenti erano alle porte: il vecchio eroe “italocentrico” dovette dotarsi di quello spirito filoamericano che pervadeva l’Italia intera. Improbabili grattacieli e sconfinate praterie occhieggiavano dentro le nuove avventure. (44)
"Ben presto si creerà la necessità di pubblicare nuovo materiale e così l'editore si assicura la collaborazione di importanti autori come Franco Baglioni, che nel 1947 realizzerà 'Frisco Bill' disegnato da Guido Zamperoni, dell'ex marito Gian Luigi Bonelli, che nello stesso anno realizza 'Ipnos' disegnato da Gino Cossio, Paolo Piffarerio, Guido da Passano, Mario Uggeri, e Roy D'Amy". (14)
"Nel dopoguerra creò molti personaggi tra cui ricordiamo Yuma Kid". (81)
"Mio padre già in quegli anni era considerato da tutti uno tra i più bravi sceneggiatori italiani". (57)
"Torna anche in scena Furio, questa volta proposto come 'Furio mascherato' (7 luglio 1948), che settimanalmente alterna storie edite e inedite sempre scritte da Bonelli e disegnate, oltre che da Vittorio Cossio, da Lina Buffolente, nel caso di episodi inediti". (55)
Sergio: "Mio padre si era risposato con una signora alla quale io ho voluto molto bene e con la quale andavamo spesso in vacanza. Insieme hanno avuto un figlio, mio fratello Giorgio: siamo stati gli inventori, se così si può dire, della 'famiglia allargata'. Andavamo a mangiare insieme alla domenica e facevamo tutto questo molto serenamente, non c'è mai stato un momento di scontro o un diverbio fra le due mogli di mio padre". (19)
Spiega Luca Raffaelli: “Nel 1948, il fumetto italiano è tutto da inventare. Dalla fine della guerra se ne occupano piccoli editori, aziende a gestione familiare, con la redazione in salotto e il magazzino in cantina. Vera fortuna di quei tempi è la possibilità di rischiare. Si può provare in economia con una manciata di personaggi, e scoprire quale funziona sufficientemente bene per continuare almeno un po’”. (2)
Dunque, Tex è nato come nascevano i personaggi allora, poco dopo la Liberazione: quando l’editoria non conosceva strategie di marketing”. (3) (tecnica delle ricerche di mercato, mediante indagini per meglio conoscerne le tendenze e meglio organizzare la vendita di un prodotto)
“Si poteva provare direttamente in edicola se un personaggio funzionava oppure no. Non era richiesta alcuna pianificazione. E infatti, come si vedrà, Bonelli cominciò a scrivere le storie di Tex senza sapere bene quale direzione prendere. All’inizio è presentato come un fuorilegge”. (4)
"D'altra parte quando nacque, nel 1948, era un'altra Italia e un altro fumetto. L'Italia era quella del dopoguerra, da ricostruire e riunire, sperando nel boom economico. E il fumetto? Era quasi esclusivamente destinato ai ragazzini. Ed era pubblicato a strisce. Così gli albetti erano piccoli, orizzontali, fragili, fatti apposta per poter essere nascosti. I ragazzi che li leggevano allora non erano certo incoraggiati a farlo, né dai genitori né dagli insegnanti. Spesso quelle strisce, dopo la lettura, finivano tra il retro dell'armadio e il muro, o in qualche altro luogo segreto e inaccessibile. Gli editori di fumetti erano piccoli e poco organizzati, ma tentavano comunque la fortuna mandando in edicola un personaggio, puntando su un genere di successo (il western, per esempio), e sulla professionalità e la velocità di uno sceneggiatore e di un disegnatore". (35)
Sergio: "Tea Bonelli non ebbe mai l'attenzione della stampa o dei giornali perché negli anni Cinquanta non si parlava quasi mai di fumetto, né tanto meno di donne che si occupavano di questa attività. Anche i lettori non prestavano attenzione se negli albi c'era il mio nome o quello di Tea Bonelli, al limite si interessavano dell'autore. Era una donna dolcissima, il contrario di quello che ci si può aspettare da una persona intraprendente. Aveva una vita familiare normalissima, faceva la moglie in casa e non mi faceva mancare nulla come mamma. Era una bella donna, ma di certo non andava in giro a feste o a fare shopping in via Monte Napoleone. Conduceva una vita molto modesta. Non era affatto severa con me e con le altre persone, però era molto ferma nelle sue decisioni. Nel lavoro si accontentava dei propri risultati, non sapeva cosa fosse l'invidia e non si preoccupava neppure di conoscere i suoi concorrenti". (18)
Il 1948 segnò anche l’inizio della collaborazione tra Bonelli e Aurelio Galleppini.
"Nel periodo in cui lavora ancora a Genova per l'editore De Leo, Bonelli riceve un telegramma dalla moglie che lo invita a studiare un nuovo eroe western. Già coinvolto nella scrittura dei testi di una decina di serie e, soprattutto, nel progetto Occhio Cupo, Bonelli ha poco tempo per elaborare questo personaggio, che inoltre, nelle intenzioni dell'editore, doveva ricoprire un ruolo di secondo piano nel panorama della piccola casa editrice di Tea Bonelli". (37)
"De Leo pubblicava una serie a dispense di discreto successo, dal titolo 'Red Killer', e stava pensando di farne una serie a fumetti. Così, allo scopo, Bonelli stava sviluppando alcuni soggetti avventurosi. Proprio in quel momento gli giunse la proposta dell'Audace, che Bonelli accettò. I nomi che lo sceneggiatore scelse per i nuovi personaggi furono: Occhio Cupo per il cappa e spada in grande formato, e Tex Killer, per il western a striscia. Per quest'ultimo furono utilizzati i soggetti precedentemente scritti per Red Killer e, come si può notare, anche il cognome era lo stesso". (38)
Prima, però, "G. L. Bonelli propose proprio a Lina Buffolente, nell'immediato dopoguerra una giovanissima disegnatrice, prima fra tutti, di disegnare il suo nuovo personaggio Tex. Lei rifiutò per l'impegno gravoso che in quel periodo non poteva sostenere". (23)
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(2) Luca Raffaelli, 'Chi è Tex', su I classici del fumetto di Repubblica, n. 2, 2003, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(3) Luca Raffaelli, "Nasce fuorilegge, ma è già 'divino'!", su Tex collezione storica a colori Repubblica – L’Espresso, n. 1, 2007, p. 11, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(4) Luca Raffaelli, "Nasce fuorilegge, ma è già 'divino'!", su Tex collezione storica a colori Repubblica – L’Espresso, n. 1, 2007, p. 11, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(10) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su "Come Tex non c'è nessuno", editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 14, 15.
(14) 'Sergio Bonelli Editore - Storia', sul sito Internet Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Bonelli_Editore
(18) Si firma Giorgio, 'Quel giorno, in compagnia di Sergio Bonelli e dei ricordi della madre Tea Bertasi', data 20 dicembre 2011, sul sito Internet: http://www.veja.it/2011/12/20/quel-giorno-in-compagnia-di-sergio-bonelli-e-dei-ricordi-della-madre-tea-bertasi/ fonte srs di Matteo Scolari, su "Pantheon - il magazine di Valpantena e Lessinia", anno 4, numero 8, novembre 2011, p. 17, sul sito Internet: http://www.giornalepantheon.it/
(19) Si firma Giorgio, 'Quel giorno, in compagnia di Sergio Bonelli e dei ricordi della madre Tea Bertasi, data 20 dicembre 2011, sul sito Internet: http://www.veja.it/2011/12/20/quel-giorno-in-compagnia-di-sergio-bonelli-e-dei-ricordi-della-madre-tea-bertasi/ fonte srs di Matteo Scolari, su "Pantheon - il magazine di Valpantena e Lessinia", anno 4, numero 8, novembre 2011, p. 18, sul sito Internet: http://www.giornalepantheon.it/
(23) Piero Caniparoli 'Un lupo per un Tex', 3 febbraio 2012 sul sito Internet: http://www.wheelingpaths.com/index.php/collezionismo/collfumetti/88-un-lupo-per-un-tex
(24) Sergio Bonelli citato da Renato Pallavicini, 5 ottobre 1997, p. 2, "'Io, il generale Custer del fumetto' - Bonelli, un impero nato in famiglia", su L'Unità, Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A., Roma.
(35) Luca Raffaelli 'Con 'Repubblica' torna il primo Tex (ma così non si era mai visto)', 26 gennaio 2007, p. 80, su 'Il Venerdì di Repubblica', Editoriale La Repubblica, Roma e Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(36) Intervista di Sergio Bonelli a Graziano Frediani e Silvano Mezzavilla citata da 'Sergio Bonelli - l'uomo dei fumetti', su Scuola di fumetto, Coniglio Editore, Roma, n. 80, novembre/dicembre 2011, p. 29.
(37) Luigi Codazzi, "Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini", p. 12, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano, 10 novembre 1999.
(38) Luigi Codazzi, "Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini", p. 26, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano, 10 novembre 1999.
(43) Maggio 2011. Moreno Burattini, Graziano Romani, Lezioni di fumetto - 'Guido Nolitta, Sergio Bonelli sono io', Coniglio Editore, Roma, p. 21, 22.
(44) Giulio Saltarelli 'Sergio Bonelli Editore: Storia della Casa Editrice', sul sito Internet Komix.it:http://www.komix.it/page.php?idArt=4715
(47) Redazionale, 'Un editore, un'avventura', su TuttoWEST n. 21, febbraio 1989, p. 96 - 7, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano.
(53) Luigi Codazzi, 'Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini', p. 11, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano, 10 novembre 1999.
(54) 1998. Claudio Bertieri 'Arriva Tex Willer', p. 79, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.
(55) 1998. Claudio Bertieri 'Arriva Tex Willer', p. 80, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.
(57) 'A tu per tu con Sergio Bonelli, Sergio Bonelli: 'Io devo tutto a Tex e mi sento un pò Tex ...', p. 97, su Status Symbol, Edizioni Eden, anno II (1993), n. 8, Rho (MI).
(58) Il 12 gennaio 2001 sul sito Internet de La Repubblica.it: http://www.repubblica.it/online/societa/fumetti/tex/tex.html
(59) Si firma Giorgio, 'Quel giorno, in compagnia di Sergio Bonelli e dei ricordi della madre Tea Bertasi', data 20 dicembre 2011, sul sito Internet:http://www.veja.it/2011/12/20/quel-giorno-in-compagnia-di-sergio-bonelli-e-dei-ricordi-della-madre-tea-bertasi/ fonte srs di Matteo Scolari, su "Pantheon - il magazine di Valpantena e Lessinia", anno 4, numero 8, novembre 2011, p. 16 - 18, sul sito Internet: http://www.giornalepantheon.it/
(60) Sergio Bonelli 'Le ali della vendetta', su Tex collezione storica a colori Repubblica - L'espresso n. 175, 2010, p. 9, 10, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(61) Davide Castellazzi, 'Nati per l'avventura', su Mister No, edizioni if s.r.l., Milano, n. 7, novembre 2007, p. 205.
(62) Sandro Fusina, 'Fratello di Tex e padre di Zagor, i fumetti piangono Sergio Bonelli', su Il Foglio, 27 settembre 2011, Il foglio quotidiano società cooperativa, Milano.
(63) Fabio Licari, 'Se n'è andato Bonelli. Con Tex e Zagor ci ha fatto sognare', La Gazzetta dello Sport, 27 settembre 2011, p. 43, RCS Quotidiani S.p.A., Milano.
(64) Sergio Bonelli, 'Il 'marchio' dell'avventura', sul sito Internet della Sergio Bonelli Editore, oggi non più disponibile.
(67) Giorgio Pelizzari, Fumo di China, 1980,
(68) Davide Castellazzi, 'Nati per l'avventura', su Mister No, edizioni if s.r.l., Milano, n. 7, novembre 2007, p. 205.
(69) Sergio Bonelli, 'Cari amici', su Tex n. 402, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano, aprile 1994, p. 4.
(71) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su 'Come Tex non c'è nessuno', Editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 17.
(72) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su 'Come Tex non c'è nessuno', Editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 18-19, 24-25.
(73) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su 'Come Tex non c'è nessuno', Editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 32.
(74) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su 'Come Tex non c'è nessuno', Editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 33.
(75) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su 'Come Tex non c'è nessuno', Editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 38.
(78) Alfonso Elia intervista Sergio Bonelli, 'Cinquanta di questi anni!', p. 6, su 'Fumo di China', n. 194/195, luglio/agosto 2011, p. 6, Cartoon Club - Proprietà CO.GE.S. s.c.a.r.l., Rimini.
(81) Aprile 1991. Enzo Linari, Alla ricerca del romanziere perduto, p. 45, su Gianluigi Bonelli dal romanzo a Tex, Glamour International Production, Firenze.
(82) 2005.Giuseppe Guidi. "Stan Lee, un mito dei nostri giorni", p. 4, su Stan Lee presenta: Io sono l'Uomo Ragno, Marvel Italia e Panini S.p.A., Modena.
(83) Sergio Bonelli.