DOPOGUERRA.
"Banditi solo qualche anno prima dal regime fascista, i 'comics' iniziarono a circolare nuovamente nel nostro Paese, seguendo l'avanzata delle truppe alleate.
Una cospicua parte di lettori, improvvisamente privati dei propri eroi dalla serrata autarchica" principio secondo cui si usano prodotti di fabbricazione nazionale in sostituzione di prodotti esteri "imposta dal fascismo, aveva continuato a esprimere nei loro confronti (per tutta la durata della loro assenza) un identico livello di gradimento, guardando con diffidenza ai nuovi personaggi introdotti dagli altri settimanali per ragazzi.
"Nei giovani, inoltre, troppo fresco era il ricordo di Cino e Franco, di Mandrake e di altri, la cui improvvisa sparizione, dovuta alle disposizioni conseguenti il conflitto bellico, aveva suscitato largo rimpianto, acuito dalla curiosità di conoscere la conclusione di racconti iniziati alla chetichella" senza dar nell'occhio "e non portati a termine.
Il 1946 segnò il ritorno della casa editrice Nerbini alla stampa periodica per ragazzi. Fu in quest'anno, infatti, che uscì a Firenze il primo numero de 'L'Italo-Americano illustrato', il quale pubblicava fumetti in inglese con didascalie in italiano, o viceversa. Il nuovo periodico nerbiniano (che si presentava al pubblico con l'eloquente sottotitolo di 'Settimanale illustrato bilingue') rappresentava di sicuro il caso più esplicito di americanizzazione della stampa periodica per ragazzi in Italia, tentando con le didascalie poste in calce alle vignette di istruire il grande pubblico ai rudimenti della lingua inglese. Le tavole erano affiancate nella loro opera di indottrinamento linguistico dalle lezioni private della rubrica 'Do you speak english?', che si rivolgeva direttamente al lettore così: 'Parlate inglese? No? Imparatelo con noi'". (1)
Non c'è da meravigliarsi delle frequenti parole in inglese nel testo dei primi numeri di Tex. (VEDI TEX - 1948 - 2a SERIE GIGANTE - TERMINI INGLESI)
"Nel frattempo, come già in passato, altre case editrici intravidero la possibilità di compiere lucrose speculazioni nel settore della stampa periodica per ragazzi e tentarono di immettersi sul mercato con proprie pubblicazioni. Particolare successo riscosse il genere western. Gli eroi si assomigliavano tutti: grinta da vendere, grilletto facile, cappellaccio alla cowboy e un fido destriero su cui galoppare attraverso canyons e praterie sulle tracce di qualche pericoloso bandito o dei feroci pellerossa. Il mito americano della frontiera, sfruttato fino all'esaurimento dalla cinematografia hollywoodiana, conquistò così anche il fumetto italiano, dando vita ad una folta schiera di trappers, rangers e cowboys, pronti a mettere la propria rivoltella al servizio della legge". (1)
"Nell'immediato dopoguerra, sono riapparse, l'una dopo l'altra, le longeve e apprezzate testate di settimanali quali 'Topolino', 'Intrepido', 'Il Vittorioso'. Ovviamente, la scelta di questi giornalini tende a riallacciare il rapporto con gli eroi del 'comicdom'" il regno dei fumetti "americano scacciati dalla censura fascista. Nel considerare la relativa breve esistenza di tutti questi settimanali viene però da dedurre che le nuove leve di lettori non avvertono affatto la necessità di riprendere le fila del discorso avventuroso interrotto qualche anno prima. Tra la confusione e gli entusiasmi dell'immediato dopoguerra, gli editori sono intenzionati a superare problemi d'ogni genere pur di ricondurre i lettori ai tradizionali incontri settimanali. E' vero che la distribuzione dei giornalini avviene a singhiozzo, che spesso manca la carta, che i colori lasciano a desiderare e la stampa non è delle migliori, ma l'impegno e la passione nel riavviare la macchina trattenitiva sono evidenti. Tuttavia, è proprio l'accoglienza per nulla calorosa mostrata dai giovani destinatari a far sorgere i primi dubbi quanto al futuro dei fumetti. Si avverte cioè che qualcosa deve necessariamente essere cambiato, ed è proprio la formula tradizionale del giornalino, impostata sulla presenza nelle pagine di più personaggi, a battere il passo. E un'indicazione pertinente circa tale crisi la offre il successo, costante e crescente, di 'Gim Toro', un albo a uscita settimanale, avviatosi il 12 maggio 1946, che propone unicamente le sue avventure. Per chi è abituato da anni a proporre un certo tipo di prodotto, non riesce facile abdicare ad esso, ma è trasparente che l'interesse degli attuali lettori si è nettamente spostato verso nuovi personaggi, di matrice italiana, che si distanziano per più motivi dai loro consanguinei d'oltreatlantico. Questi nuovi eroi, destinati soprattutto ai giovani (il fumetto adulto ancora non è nato), stanno intanto per esordire in un formato assolutamente inedito: un albetto orizzontale, a striscia, in bianco e nero, dal costo contenuto, 15 lire. E' appunto la veste indossata da 'Il Piccolo Sceriffo' quando debutta il 30 giugno 1948. L'esito è più che favorevole, al punto che la saga, unitamente a quelle intestate a Capitan Miki (1951) e al Grande Blek (1954), rappresenterà per diverse stagioni un concorrente di tutto rispetto per Tex. Un terzetto di avversari a cui il valoroso cavaliere bonelliano dovrà rispondere da par suo onde conquistarsi il primato nella classifica delle vendite". (3)
"Nel 1948, dopo circa tre anni di anarchia (durante i quali molti si sono improvvisati editori), lo Stato italiano istituisce il Registro delle Testate, facente capo, come sede di riferimento, ai tribunali che agiscono per competenza territoriale. Dunque, da quel momento in poi, si è costretti a fare sul serio, a prendersi le proprie responsabilità giuridiche (e culturali), e la parola 'professionalità' comincia ad avere un senso compiuto. Milano, di questa editoria sbrigativamente definita 'per ragazzi' si riconferma l'epicentro". (2)
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(1) 2007. Juri Meda, 'Il ritorno dei comics', p. 133, 134, 139, 156, 157, che cita F. De Giacomo, Il caso Robinson' in 'Linus', anno III, n. 32, novembre 1967, p. 2, e che cita 'L'italo-Americano illustrato', anno I, n. 1, 8 dicembre 1946, p. 11, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana fra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(2) Ottobre 2012. Gianni Bono e Graziano Frediani, '1949-1961 Un aroma americano - Il boom e i nuovi standard', p. 154, su "Fumetto! 150 anni di storie italiane" di Gianni Bono e Matteo Stefanelli, Rizzoli Editrice, RCS libri S.p.A., Milano.
(3) 1998. Claudio Bertieri 'Arriva Tex Willer', p. 77 - 78, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.
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NUOVA VITA.
"La guerra finì. Quando Gian Luigi fece ritorno dalla Svizzera, nell'estate del 1945, aveva una nuova compagna" (9)
"La fine della guerra segna una svolta nella vita di Tea. La lontananza di oltre un anno ha messo in crisi anche il loro rapporto. Tea ha saputo di qualche avventura di troppo di Gian Luigi e questo fatto incrina il loro matrimonio. La separazione è inevitabile e viene concordata da entrambe le parti". (2)
Narra Sergio: "E per me fu uno choc. La serenità, tra noi, si è ricreata dopo, ci siamo voluti bene". (11)
Sergio, all'epoca ormai tredicenne, dice pure: " Fu una separazione 'senza colpo ferire', avvenuta in un clima di assoluta serenità, tanto è vero che poi i miei genitori continuarono a collaborare". (15)
Chissà, forse per reazione ad un matrimonio che non era riuscito a salvare, di li a poco Gian Luigi Bonelli scriverà di un uomo (Tex) che rimarrà per sempre fedele alla propria moglie.
"Dopo la pausa bellica riprende l'attività lavorando per piccoli editori, fino a che, nel 1947, si associa con Giovanni De Leo". (1)
"Bonelli rientra in Italia e, dopo aver tentato un'attività editoriale con gli Alleati, spedisce un telegramma alla redazione del 'Cow Boy': 'Editore del settimanale 'Audace' cerca collaborazione!' La risposta di Giovanni De Leo è immediata e i due fanno subito società. Bonelli si trasferisce a Genova" e rilancia il settimanale 'Cow Boy' e i romanzi di 'Avventure - Far Western Stories'. Nel 1948, interrotte le varie attività editoriali con De Leo e Pierre Mouchott, Bonelli si trasferisce a Varazze, cessa per sempre la sua attività industriale e si dedica esclusivamente alla sceneggiatura. Fatte rare eccezioni, il suo unico cliente diventa la moglie Tea Bertasi". (4)
"Nel 1946, frattanto, aveva scritto 'La Perla Nera', un breve racconto illustrato da Franco Caprioli". (1)
A Genova, G. L. Bonelli "risiede ospite dell'editore Giovanni De Leo". (6)
"In via Casaregis". (3)
Lo stesso editore per cui inizia la sua carriera Gallieno Ferri, il creatore grafico di Zagor. (12)
"Nel 1947, quando si associa con De Leo, dà vita a una serie di iniziative". (7)
"Oltre a sceneggiare la serie 'Big Bill' assume il ruolo di coordinatore del giornale 'Il Cow Boy', portando la pubblicazione a livelli qualitativi molto elevati". (10)
"Libero da ogni preoccupazione imprenditoriale, per Bonelli sta per avere inizio un periodo estremamente prolifico. Per l'editore genovese Giovanni De Leo, dà vita ad alcune iniziative, tra le quali il potenziamento del settimanale 'Cow Boy' e la traduzione dal francese delle serie 'Robin Hood' e 'Fantax'. Nel 1945 crea 'Yorga'". (5)
"Bonelli si stabilisce a Genova, ove, con l'amico Giovanni De Leo, dà vita al settimanale 'Il Cow Boy', testata tra le primissime a presentarsi in edicola dopo la liberazione del Nord (12 agosto 1945). L'iniziativa è coraggiosa, spronata dal comune entusiasmo dei fondatori, però i frutti tardano ad arrivare. Bonelli immagina storie avvincenti, quelle di 'Yorga il vendicatore', 'Il giustiziere del West', 'Big Bill il diavolo della prateria', ma la scarsezza di mezzi costringe il giornalino a una vita faticata, chiusa un anno dopo". (4)
"Quando tornò dalla Svizzera, l’attività editoriale era ferma, le tipografie quasi tutte da ricostruire, e lui che non è mai stato uno spirito manageriale, in quel momento preferì limitarsi a scrivere e a fare il battitore libero, senza responsabilità di gestione. Forse pesò anche la separazione e il fatto che non aveva deciso dove abitare, stava un po‘ a Genova e un po‘ a Milano, forse attraversava una crisi identità, ma per certo sapeva che il suo mondo era scrivere fumetti". (14)
"Gianluigi Bonelli dopo le esperienze fatte quando diresse il Vittorioso, l’Audace e altri periodici, si era stancato del lavoro editoriale preferendo raccontare storie". (13)
"Spirito troppo libero per i conti e le fatture, aveva ceduto le redini alla moglie Tea" (8)
Sergio Bonelli: "Mio padre non desiderava più fare l'editore, voleva scrivere: non era portato a prendere iniziative e a dirigere persone: nonostante la casa editrice qualche anno prima, nel 1939 o nel 1940, era costituita soltanto da Franco Donatelli (più tardi disegnatore conosciuto), che allora faceva il ragazzo di bottega. Mio padre preferì scrivere soltanto". (15)
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(1) Tex n. 175, maggio 1975, p. 119, 'Foto di Famiglia', Editoriale DAIM PRESS, Milano.
(2) Paolo Telloli, 'Tea Bonelli', su Ink n. 50, anno XVI, aprile 2009, p. 6, Menhir Edizioni, Monza (MI).
(3) Si firma Ymalpas, il 23 novembre 2009 sul Tex Willer Forum, sul sito Internet: http://www.texwiller.forumfree.org/index.php?&showtopic=2343&hl=pard&st=225
(4) 1998. Claudio Bertieri 'Arriva Tex Willer', p. 79, Gianni Bono e Leonardo Gori, 'Audace, una storia editoriale', p. 205, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.
(5) Luigi Codazzi, 'Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini', p. 11, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano, 10 novembre 1999.
(6) Aprile 1994. Raffaele De Falco e Pino Di Genua, 'Cronistoria editoriale: l'avventura - parte I - L'inizio '48-'50', p. 11, su Tex tra la leggenda & il mito, Tornado Press, Marano di Napoli.
(7) Febbraio 2002. Graziano Frediani, 'Jack London a Milano', p. 15, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura", di Graziano Frediani, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano, allegato all'Almanacco del West del 2002.
(8) Guido Tiberga, 'Tex - Mani in alto farabutti!', su La Stampa, 13 gennaio 2001, p. 23, Editrice La stampa S.p.A., Torino.
(9) Maggio 2011. Moreno Burattini, Graziano Romani, Lezioni di fumetto - 'Guido Nolitta: Sergio Bonelli sono io', Coniglio Editore, Roma, p. 19.
(10) Ottobre 2012. Gianni Bono e Gabriele Ferrero, '1943-1948 La ricostruzione della fantasia - Modernizzazione del fumetto popolare', p. 125, su "Fumetto! 150 anni di storie italiane" di Gianni Bono e Matteo Stefanelli, Rizzoli Editrice, RCS libri S.p.A., Milano.
(11) Natalia Aspesi "Ecco i miei gioielli", 28 febbraio 1992, p. 106, su Il Venerdì di Repubblica, Editoriale La Repubblica, Roma, e Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(12) 'Gallieno Ferri - Carriera' sul sito Internet di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Gallieno_Ferri
(13) Calo Scaringi 'Sergio Bonelli, un anno dopo', 25 settembre 2012, sul sito Internet di Afnews: http://www.afnews.info/wordpress/2012/09/sergio-bonelli-un-anno-dopo/
(14) Sergio Bonelli citato da Renato Pallavicini, 5 ottobre 1997, p. 2, "'Io, il generale Custer del fumetto' - Bonelli, un impero nato in famiglia", su L'Unità, Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A., Roma.
(15) Si firma Giorgio, 'Quel giorno, in compagnia di Sergio Bonelli e dei ricordi della madre Tea Bertasi', data 20 dicembre 2011, sul sito Internet: http://www.veja.it/2011/12/20/quel-giorno-in-compagnia-di-sergio-bonelli-e-dei-ricordi-della-madre-tea-bertasi/ fonte srs di Matteo Scolari, su "Pantheon - il magazine di Valpantena e Lessinia", anno 4, numero 8, novembre 2011, p. 16, sul sito Internet: http://www.giornalepantheon.it/
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IL LAVORO DI TEA.
"I due anni che mio padre trascorse all'estero, senza quasi riuscire a contattarci, sancirono la fine di un'unione che aveva già dimostrato in precedenza la sua fragilità' spiega Sergio. La separazione, sia pure consensuale, fu una scelta coraggiosa soprattutto per la signora Tea. Il divorzio sarebbe diventato legale soltanto nel 1970 e una donna separata dal marito, vent'anni e più prima della legge Baslini - Fortuna, era guardata quantomeno con sospetto. Tuttavia, con molto spirito pratico, Tea Bertasi si rimboccò le maniche e trovò il modo di sbarcare il lunario accettando dall'ex - marito la cessione dell'Audace quale fonte di sostentamento per lei e per il figlio. La signora Tea, scomparsa nel 1999, così si racconta in una intervista rilasciata a Gianni Brunoro e pubblicata sulla rivista 'Dime Press': 'Subito dopo la guerra, divorziammo. Bonelli preferisce affrontare la ricostruzione dell'Italia come 'free lance'" scrittore libero, che produce in proprio sceneggiature che poi cede a questo o a quell'editore "e non ha più voglia di assumersi la responsabilità come imprenditore, cioè come editore. Decido allora di diventarlo io, editore, proprio per risolvere i problemi di sopravvivenza che avevamo (stiamo parlando del 1946) io e mio figlio Sergio, che ovviamente viveva con me. Così, da titolare della casa editrice, recupero alcune casse contenenti dei vecchi disegni, materiale pubblicato prima della guerra". (42)
"Nella Milano bombardata e piena di macerie Tea e Sergio si trasferiscono in un appartamento in via Saffi che in quel momento è tra quelli più economici. Tra le masserizie del trasloco c'è un baule che contiene le tavole dei vari fumetti già pubblicati sull''Audace'. Non moltissime se consideriamo che l''Audace allora era di 16 pagine ed erano solo quelle del periodo gestito da Bonelli. Il baule conteneva tutti gli episodi di Furio, 'Capitan Fortuna' di Albertarelli e l''Orlando Furioso'. Esaminando quel baule a Tea viene l'idea di ristamparli. Si accorda con Gian Luigi. Invece dell'assegno di mantenimento, stabilito dal giudice, accetta quello che resta della casa editrice, la testata e il baule pieno di tavole, una scrivania e una macchina per scrivere. Gian Luigi accetta soddisfatto questa soluzione sentendosi sollevato da una situazione economica pesante. Ora ci sono le basi di partenza per la nuova casa editrice ma manca tutto il resto: i soldi per la carta e la stampa. Tea non si perde d'animo, chiede un prestito in banca, firma cambiali, compra la carta per la stampa come si usava allora. Tra le tipografie che contatta trova un certo Lucini in via Pier Della Francesca la cui attività ha subìto dei danni nella struttura ma le macchine sono ancora funzionanti. Pur di riavviare l'attività accetta delle lunghe dilazioni. Tea inizia così la stampa di 'Capitan Ventura' e 'Furio Mascherato'. Le storie sono le stesse ma la mascherina sul volto di Furio suggerisce qualcosa di suggestivo. Artefici di queste mascherine sono disegnatori esordienti che stanno cercando di entrare nel mondo del fumetto, Donatelli che ogni tanto è di passaggio per la casa editrice e Dino Attanasio che, più tardi, emigrerà in Belgio e troverà successo come autore di fumetti comici. Sergio è ancora un ragazzino e contribuisce alla casa editrice come fattorino ritirando plichi e consegnando cliché alla tipografia. L'editoria fa parte del suo mondo; da sempre conosce disegnatori, stampatori ed editori del settore ma è ancora troppo presto per dire cosa farà un domani. Tea attinge al famoso baule ma le storie stanno per finire e bisogna produrne di nuove per tempo. A differenza di altri editori come Gino Casarotti e Agostino Della Casa che hanno solide possibilità economiche e possono permettersi i migliori autori sul mercato, Tea deve ricorrere a quei disegnatori che si accontentano di un compenso più basso. Le storie di Furio Mascherato continuano, i testi sono affidati ad Angelo Ramella, un amico di Gian Luigi, che alterna il lavoro di sceneggiatore con l'attività di commesso presso una merceria di Porta Ticinese. I rapporti tra Gian Luigi e Tea sono buoni. Lei lo considera un abile sceneggiatore, infatti collabora regolarmente con l''Audace' che gli retribuisce le sceneggiature pubblicate. Gian Luigi crea 'Ipnos', il primo nuovo personaggio del risorto 'Audace'. Tea non ha mai letto i fumetti, da quando si è sposata li ha sempre visti passare per la casa senza ben distinguere un buon disegnatore da uno mediocre. Si affida alla competenza del figlio per la valutazione del prodotto, ma nello stesso tempo ha un buon intuito sulla scelta della persona". (80)
"In quegli anni difficili mancano carta, inchiostro, tipografie; e mancano autori e disegnatori per produrre nuovi fumetti. Ma Tea, con pazienza e tenacia porta avanti le pubblicazioni, ristampando vecchie storie sconosciute alle giovani generazioni". (32)
"Si trovò con parecchio materiale già pronto, roba degli anni della guerra su cui praticamente non c’era diritto d’autore e cominciò a metterlo in giro. Magari erano anche cose già viste, ma nel dopoguerra c’era un pubblico nuovo che non vedeva fumetti da anni. Le tirature erano limitate e non ci volevano troppi soldi; così con qualche cambiale e una saggia amministrazione, ad ogni numero guadagnava qualche briciola e le metteva insieme: un lavoro da formichina". (22)
Sergio: "Si accorda con mio padre per ristamparli, a partire dalle avventure di Furio", "un energumeno ricalcato sul personaggio Dick Fulmine". (8)
Sempre Sergio: "C'era una grande richiesta, si vendeva di tutto" (11)
"Finita la guerra, la testata riapre nell'agosto/settembre del 1945". (13)
Sergio: "'I tempi erano, tutto sommato, favorevoli: l'Italia era percorsa da una comune volontà di ricostruire, di ricominciare, di risollevarsi dalle rovine della guerra, e, tanto per restare nel nostro campo, i tipografi, i fabbricanti di carta e i distributori di giornali erano disposti ad accettare pagamenti rateali, e dunque dilazionati nel tempo, pur di rimettere in azione le loro macchine rimaste inattive. E in quel fiume di cambiali che percorreva la Penisola dalle Alpi alla Sicilia, mia madre si tuffò a sua volta rivelando, tra lo stupore di tutti, un carattere coraggioso e intraprendente, sotto l'aspetto esteriore di fatina dai capelli biondi. Giorno per giorno, imparò rapidamente a riconoscere un disegnatore promettente da un principiante senza speranza, e il salotto - ufficio della nostra nuova abitazione di via Saffi divenne l'approdo di tutti i 'cartoonist' ansiosi di riprendere l'attività prebellica'. Così la Signora Tea dapprima ripropose le vecchie storie di 'Furio Almirante'. (51)
"Tea ripropone 'Furio Almirante' e rispolvera 'Orlando l'invicibile' e 'Capitan Fortuna', pubblicati nel tempo di guerra". (52)
Tea "poi lanciò gli albi di 'Ipnos', una sorta di 'Mandrake' all'italiana, e quelli di 'Frisco Bill', uno scanzonato giornalista giramondo; nel fatidico 1948, arruolò Aurelio Galleppini (in arte Galep) come disegnatore e Rinaldo Dami (alias Roy D'Amy) come autore completo, mentre Gianluigi Bonelli marciava a pieno ritmo, scrivendo senza posa storie a fumetti originali, ma anche traducendo e riadattando 'strip' americane (i western 'Casey Ruggles', 'Buffalo Bill' e 'Dick Daring', il poliziesco 'Rip Kirby', l'umoristico 'Popeye')". (20)
Ancora Sergio: "Tea Bonelli non era certo un'esperta di fumetti perché aveva sempre fatto la casalinga, ma si improvvisò. Era tosta, più di me e più di mio padre e non ebbe paura di prendersi delle responsabilità, di farsi prestare del denaro dalle banche, di avere debiti con il tipografo. I ruoli tra mia madre e mio padre si capovolsero con un semplice accordo che mise lei a capo dell'attività e lui nel ruolo di collaboratore, un free lance. E' difficile spiegare alla gente che nonostante fossero separati, andassero comunque d'accordo" (17)
Tea: "Mi prendo il rischio piuttosto pesante di firmare cambiali per i tipografi e i fornitori di carta e pubblico dapprima i vecchi albi di Furio e di Albertarelli, poi, a poco a poco, comincio ad agganciare nuovi soggettisti e disegnatori. Riesco persino ad assicurarmi la collaborazione di mio marito Gian Luigi, con il quale, dopo il divorzio, avevo trovato un rapporto assolutamente civile e amichevole. Veniva nella redazione - abitazione soltanto di tanto in tanto, giusto il tempo per consegnare il suo lavoro'. Così le redini della casa editrice passarono nelle mani di Tea Bonelli (e al momento giusto sarebbero finite in quelle del figlio Sergio). Va sottolineata l'abilità di Tea Bonelli imprenditrice: fu una delle prime donne italiane ad avere il carattere e il coraggio di emanciparsi in tempi durissimi come quelli dell'immediato dopoguerra. 'Mia madre era una casalinga quando diventò editrice (continua Sergio raccontandosi a Franco Busatta) e di certo conosceva personalmente i fumettisti che frequentavano casa nostra, ma non i loro lavori. Non credo che abbia mai letto un fumetto prima del 1946. Le piacevano invece i libri degli autori presentati in Italia sulle pagine della collana Medusa della Mondadori. Era una donna dotata di una forza d'animo e di una decisione che le hanno permesso di affrontare le preoccupazioni e le ansie derivate sia dai debiti contratti nel fondare la casa editrice, sia dai molti malanni fisici che purtroppo ha dovuto patire. Altri due meriti che le attribuisco sono l'umiltà nel riconoscere la propria 'ignoranza' fumettistica (e di far tesoro dei consigli di gente più navigata di lei, come l'ex marito) e la capacità di prendere decisioni importanti senza troppi ripensamenti". (41)
Gianni Brunoro chiede a Tea "Nella sua posizione, che oggi diremmo manageriale, come si sentiva nei confronti degli autori (maschi e pertanto un pò maschilisti, negli anni Quaranta e Cinquanta) all'inizio della sua attività? E comunque quali erano, in generale, i suoi rapporti con loro, sul piano professionale e su quello umano interpersonale? Intendo chiederle se la cosa ha mai creato problemi." E Tea: "Sul piano umano, non abbiamo avuto nessun problema. La mia posizione di donna sola suscitava in tutti una grande solidarietà, un sincero desiderio di aiutarmi. E li spingeva persino alla confidenza, a parlare con me dei loro problemi familiari, simili a quelli di tutti gli italiani che, allora, dovevano ricostruire ogni frammento della loro esistenza, cominciando dalla casa, per finire all'istruzione dei figli. Sul piano professionale, mi accettavano volentieri perché io ero sì severa sui tempi di consegna, cioè in quel settore in cui ero competente e ovviamente unica responsabile, ma non intervenivo mai a commentare i loro disegni e i loro soggetti, rendendomi conto che, su quel piano, ero pressoché totalmente impreparata. Ovviamente, il mio senso estetico mi permetteva di riconoscere una buona immagine, distinguendola da una bruttissima, ma, tranne qualche raro caso, non ero certo in grado di riconoscere il segno di tutti i disegnatori in circolazione, oppure di correggere una prospettiva o di trovare errori d'anatomia". Gianni Brunoro chiede: "E con Gianluigi Bonelli, che non ha mai fatto mistero del proprio carattere esuberante, quali erano i rapporti in seno all'editrice?" E Tea: "Gianluigi Bonelli, con il quale dopo il divorzio avevamo trovato un rapporto assolutamente civile e amichevole, veniva nella redazione-abitazione soltanto di tanto in tanto, giusto il tempo per consegnare il suo lavoro, anche perché per un certo periodo aveva vissuto lontano da Milano, prima in Riviera e poi a Genova. Soltanto intorno agli anni '55-'58, quando lasciammo la famosa casa-abitazione per affittare un ufficio vero, sia pure piccolissimo, io e Sergio gli offrimmo la possibilità di restare a scrivere i suoi soggetti in un piccolo locale. Questo per offrirgli la possibilità di respirare nuovamente l'aria di redazione, pur continuando a essere un libero professionista, libero di lavorare anche per altri editori. Ma una situazione del genere permise in realtà a me, a Sergio e a Bonelli padre di trovare la nuova dimensione che avrebbe caratterizzato i nostri rapporti futuri di famiglia divisa ma legata sempre da un grande affetto e da un comune interesse professionale". Gianni Brunoro chiede: "Come si svolgeva la vita di redazione nei primissimi tempi della casa editrice, diciamo dal 1946 al 1950, e come si svolgeva invece in seguito, quando ormai l'editrice cominciava a essere la premessa di quel colosso che è ora? In particolare, lei si occupava solo degli aspetti organizzativi e amministrativi dell''impresa Bonelli', oppure partecipava anche all'attività creativa?" E Tea: "I 'trucchi del mestiere' che avevo imparato da quando mio marito aveva comprato la testata dell''Audace', mi consentivano di occuparmi dell'impaginazione delle nostre pubblicazioni e di affrontare alcuni problemi tipografici, mentre, sul piano creativo, concedevo molta fiducia agli autori, limitandomi a esprimere il mio parere personale sulle scelte dell'argomento di ogni nuova serie. In quegli anni, la redazione era composta da me (con i ruoli che ho già indicato), da una segretaria, che si prodigava a sua volta in mille mansioni, e da Sergio, che, nei tempi lasciati liberi dallo studio, rispondeva alla posta dei lettori, impacchettava i numeri arretrati richiesti dai collezionisti, fungeva da fattorino schizzando da un disegnatore all'altro per rendere più rapide le consegne, e si improvvisava anche magazziniere, occupandosi di sistemare in uno scantinato sotto casa le poche copie di resa che affluivano mensilmente. E dico 'poche' non per indicare che le vendite erano altissime ma semplicemente per ricordare che, a quell'epoca, le tirature erano molto basse! Dovendomi occupare anche della gestione della casa, il ritmo della vita redazionale era molto elastico, improvvisato, praticamente senza orari fissi, tanto che i collaboratori, sicuri di trovarmi comunque, arrivavano spesso a portare il lavoro a qualsiasi ora e qualche volta persino dopo cena. In realtà, l'atmosfera era abbastanza rilassata, dal momento che la produzione non era molto elevata e ogni albo aveva pochissime pagine. Il primo ufficio, tre locali poco lontano da casa, ci consentì di darci un tono più professionale e, anche se il personale era costituito sempre dalle stesse tre persone, ci permise di stabilire degli orari di chiusura e un minimo di disciplina che, per esempio, suggerisse agli autori un maggior rispetto per i tempi di consegna. Inoltre, il fatto che l'ufficio fosse esterno all'abitazione sembrava dare più fiducia a quei collaboratori che non si fidavano troppo a lavorare con noi perché non vedevano, e non avevano tutti i torti, una grande sicurezza finanziaria alle nostre spalle". Gianni Brunoro chiede: "E al di là di questi aspetti interni, quali erano i principali problemi di una casa editrice di fumetti negli anni, diciamo, Cinquanta e Sessanta?" E Tea: "I problemi principali erano legati soprattutto alla difficoltà di trovare la carta. Non a caso, i primi fumetti erano delle striscioline che venivano stampate spesso sugli avanzi dei fogli di altri giornali. Ricordo che una volta, nell'impossibilità di trovare carta, dovemmo ricorrere a quella usata normalmente per 'La Gazzetta dello Sport'. E' un vero peccato che di quelle poche strisce di Tex stampate in rosa si sia persa completamente traccia: sarebbero state davvero un bel colpo per un collezionista! Ma la difficoltà più pesante che sentivo sulle mie spalle veniva dall'ostilità che a quell'epoca arrivava nei confronti dei fumetti da parte di tutti i giornali, dai benpensanti, dai genitori, dagli insegnanti, dagli educatori, e il preconcetto che accusava pesantemente queste letture di contribuire alla corruzione della morale giovanile non mancava di mettermi spesso in imbarazzo, al punto che, in parecchie occasioni, mi sentivo spinta a non rivelare quale fosse la mia professione. Un altro problema era di ordine finanziario. Anche se, per mia fortuna, ero riuscita a liberarmi abbastanza presto dei debiti accumulati con le banche, non potevamo commettere troppi errori gravi, incorrere in fiaschi totali e quindi perdere molti soldi, dal momento che la nostra situazione economica era ancora tutt'altro che sicura. Così, ci limitavamo a fare del piccolo cabotaggio," navigazione delle navi lungo le coste, o, comunque, entro determinati limiti "stampando le copie necessarie per assicurare che in ogni edicola fosse garantita la presenza dei nostri albi (ma va detto che allora le edicole erano molto poche rispetto a oggi). In quel frangente, fu importante la tempestività con cui, per esempio, dopo aver fatto calcoli su calcoli, chiudevo senza perder tempo le serie che avevano dato risultati magari appena negativi, per sostituirle subito con delle altre, sperando di azzeccare prima o poi la carta giusta". Gianni Brunoro chiede: "Se dovesse dare ora, in base all'esperienza, un giudizio sulla sua attività di editrice di fumetti, quali direbbe che sono stati i maggiori meriti?" E Tea: "Il coraggio, prima di tutto, di trasformarmi da casalinga in imprenditrice. Poi quello di affrontare un mercato allora praticamente sconosciuto. Inoltre l'ottimismo con cui ho assunto pesanti impegni con le banche. Anche quando le cose cominciarono ad andare meglio, continuai a gestire con grande parsimonia sia la crescita dell'azienda che la nostra vita familiare. Non ultimo, la fiducia che concedevo ai collaboratori, rendendoli a loro volta responsabili di quel cammino faticoso che stavamo percorrendo, tutto sommato, insieme". Gianni Brunoro chiede: "E gli eventuali difetti?" E Tea: "Quello di non occuparmi minimamente di conoscere la produzione della concorrenza, di ignorare totalmente le tendenze che potevano manifestarsi in paesi vicini come la Francia o lontani come gli Stati Uniti, di non occuparmi di ricerche di nuovi talenti emergenti come disegnatori o soggettisti. D'altra parte, come ho già detto, mi sono sempre considerata un editore improvvisato, per di più privo di un passato come lettore di fumetti. Mi limitavo a gestire le operazioni più semplici, quelle che mi consentivano di far uscire tutti i nostri giornali". Gianni Brunoro chiede: "Comunque, specie negli ultimi anni prima del suo ritiro dall'attività, era consapevole che l'editrice Bonelli sarebbe diventata ciò che è oggi, ossia in qualche modo 'tutto' il fumetto italiano?" E Tea: "No, sinceramente non me lo sarei mai aspettato, tenuto conto che io prima, e mio figlio Sergio in seguito, non siamo mai stati persone tanto ambiziose da proporci traguardi così importanti e impegnativi". (34)
"Probabilmente gli imprevisti del cammino avrebbero arrestato o reso più impervia la marcia della Casa editrice, se a guidare le sorti delle Edizioni Audace, negli anni difficili dell'immediato dopoguerra, non fosse intervenuta proprio Tea Bonelli, una signora dall'aspetto mite e gentile, ma dotata di una volontà di ferro, la quale, attraverso un'oculata amministrazione, riuscì a mandare avanti la storica testata". (12)
"Tea è stata l'illuminata editrice che, ereditata dal marito la piccola casa editrice Audace negli anni del Dopoguerra, si ingegnò per farla sopravvivere, stabilendo rapporti di amicizia, prima che professionali, con alcuni autori che furono a lungo i pilastri della piccola editrice. Gli anni dell'avventura editoriale sono quelli dall'immediato Dopoguerra agli anni Sessanta quando, alla ricerca di un personaggio di successo che desse all'editrice la tranquillità economica, venne lanciata una nutrita schiera di pubblicazioni ed eroi, in prevalenza western". (33)
Franco Busatta chiede a Sergio: "Quand'è che la casa editrice si installa nel suo primo vero ufficio? La 'banda' Bonelli (sempre composta da Tea, una segretaria e il sottoscritto) lascia il salotto di casa per spostarsi in una vera redazione composta da un paio di locali, e situata in un condominio poco lontano da casa, circa a metà degli anni Cinquanta. Bonelli (che, nel frattempo, preso dalla nostalgia dell'ambiente, è tornato a Milano) si rifà vivo, si accaparra una scrivania e, senza minimamente preoccuparsi della gestione dell'azienda, scrive le sue innumerevoli sceneggiature. Il suo carattere estroverso, allegro, lo trasforma immediatamente in un importante strumento di pubbliche relazioni con i negozianti e i vicini di Via Ferruccio, che, a poco a poco, circondano di grande simpatia questa piccola azienda impegnata a produrre 'giornaletti' e a guadagnarsi un posticino nelle edicole e nelle case degli italiani". Franco Busatta: "E i rapporti tra voi come sono? Questa nuova coabitazione, sia pure in termini lavorativi, ci permette di capire che le vicissitudini familiari di un tempo sono ormai acqua passata. Tutti e tre abbiamo ormai serenamente accettato la realtà delle cose, compresa anche l'attuale situazione affettiva di Bonelli, tornato dalla Liguria con un'altra compagna al suo fianco. A fare da collante tra i miei genitori e me sono ora l'affetto, la stima e, perché no, anche quello specialissimo lavoro (sempre in bilico tra realtà e immaginazione) che è il fumetto". (70)
“Così la signora Tea Bonelli si trasforma da casalinga in editore di fumetti. Separata dal marito Gianluigi, ha imparato da lui (editore, romanziere e sceneggiatore) tutto quello che c’è da sapere per tentare l’avventura. Con lei, una nipote come segretaria e il figlio Sergio come fattorino”. (5)
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(1) Tex n. 175, maggio 1975, p. 119, 'Foto di Famiglia', Editoriale DAIM PRESS, Milano.
(5)
(6) Aprile 1994. Raffaele De Falco e Pino Di Genua, 'Cronistoria editoriale: l'avventura - parte I - L'inizio '48-'50', p. 11, su Tex tra la leggenda & il mito, Tornado Press, Marano di Napoli.
(7) Febbraio 2002. Graziano Frediani, 'Jack London a Milano', p. 15, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura", di Graziano Frediani, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano, allegato all'Almanacco del West del 2002.
(8) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su "Come Tex non c'è nessuno", editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 11, 14.
(9) Maggio 2011. Moreno Burattini, Graziano Romani, Lezioni di fumetto - 'Guido Nolitta: Sergio Bonelli sono io', Coniglio Editore, Roma, p. 19.
(11) Natalia Aspesi "Ecco i miei gioielli", 28 febbraio 1992, p. 106, su Il Venerdì di Repubblica, Editoriale La Repubblica, Roma, e Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(12) 'Un editore, un'avventura', sul sito Internet della Sergio Bonelli Editore: http://www.sergiobonellieditore.it/
(13) 'Sergio Bonelli Editore - Storia', sul sito Internet Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Bonelli_Editore
(15) Si firma Giorgio, 'Quel giorno, in compagnia di Sergio Bonelli e dei ricordi della madre Tea Bertasi', data 20 dicembre 2011, sul sito Internet: http://www.veja.it/2011/12/20/quel-giorno-in-compagnia-di-sergio-bonelli-e-dei-ricordi-della-madre-tea-bertasi/ fonte srs di Matteo Scolari, su "Pantheon - il magazine di Valpantena e Lessinia", anno 4, numero 8, novembre 2011, p. 16, sul sito Internet: http://www.giornalepantheon.it/
(16) Si firma Giorgio, 'Quel giorno, in compagnia di Sergio Bonelli e dei ricordi della madre Tea Bertasi', data 20 dicembre 2011, sul sito Internet: http://www.veja.it/2011/12/20/quel-giorno-in-compagnia-di-sergio-bonelli-e-dei-ricordi-della-madre-tea-bertasi/ fonte srs di Matteo Scolari, su "Pantheon - il magazine di Valpantena e Lessinia", anno 4, numero 8, novembre 2011, p. 16, sul sito Internet: http://www.giornalepantheon.it/
(17) Si firma Giorgio, 'Quel giorno, in compagnia di Sergio Bonelli e dei ricordi della madre Tea Bertasi', data 20 dicembre 2011, sul sito Internet: http://www.veja.it/2011/12/20/quel-giorno-in-compagnia-di-sergio-bonelli-e-dei-ricordi-della-madre-tea-bertasi/ fonte srs di Matteo Scolari, su "Pantheon - il magazine di Valpantena e Lessinia", anno 4, numero 8, novembre 2011, p. 16, sul sito Internet: http://www.giornalepantheon.it/
(20) 2010 - 2011. Graziano Frediani 'La Signora e il Vagabondo', p. 178, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(21) Sergio Bonelli citato da Renato Pallavicini, 5 ottobre 1997, p. 2, "'Io, il generale Custer del fumetto' - Bonelli, un impero nato in famiglia", su L'Unità, Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A., Roma.
(22) Sergio Bonelli citato da Renato Pallavicini, 5 ottobre 1997, p. 2, "'Io, il generale Custer del fumetto' - Bonelli, un impero nato in famiglia", su L'Unità, Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A., Roma.
(25) 'Gallieno Ferri - Carriera' sul sito Internet di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Gallieno_Ferri
(26) 2007. Juri Meda, 'Il ritorno dei comics', p. 133, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana fra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(27) 2007. Juri Meda, 'Il ritorno dei comics', p. 134, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(28) 2007. Juri Meda, 'Il ritorno dei comics', p. 137, che cita F. De Giacomo, Il caso Robinson' in 'Linus', anno III, n. 32, novembre 1967, p. 2, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(29) 2007. Juri Meda, 'Il ritorno dei comics', p. 139, che cita 'L'italo-Americano illustrato', anno I, n. 1, 8 dicembre 1946, p. 11, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni univtà di Macerata.
(30) 2007. Juri Meda, 'Il ritorno dei comics', p. 156, 157, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.
(31) Calo Scaringi 'Sergio Bonelli, un anno dopo', 25 settembre 2012, sul sito Internet di Afnews: http://www.afnews.info/wordpress/2012/09/sergio-bonelli-un-anno-dopo/
(32) Renato Pallavicini su 'L'Unità' dell'8luglio 1999, p. 19. Sito Internet de L'Unità: http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/golpdf/uni_1999_08.pdf/08CUL01A.pdf&query=berlinguer L'Unità.it Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A.
(33) Spiri 'Un uomo, l'avventura', p. 6, su 'Fumo di China', n. 199, (235) Anno XXIII, dicembre 2011, Cartoon Club - Proprietà CO.GE.S. s.c.a.r.l., Rimini.
(34) Tea Bonelli intervistata da Gianni Brunoro, 'Terzo Grado', su "Dime Press - magazzino bonelliano", n. 11, ottobre 1995, pp. 22- 24, Glamour International Production, Firenze.
(39) Ottobre 2012. Gianni Bono e Gabriele Ferrero, '1943-1948 La ricostruzione della fantasia - Modernizzazione del fumetto popolare', p. 125, su "Fumetto! 150 anni di storie italiane" di Gianni Bono e Matteo Stefanelli, Rizzoli Editrice, RCS libri S.p.A., Milano.
(40) Ottobre 2012. Gianni Bono e Graziano Frediani, '1949-1961 Un aroma americano - Il boom e i nuovi standard', p. 154, su "Fumetto! 150 anni di storie italiane" di Gianni Bono e Matteo Stefanelli, Rizzoli Editrice, RCS libri S.p.A., Milano.
(41) Maggio 2011. Moreno Burattini, Graziano Romani, Lezioni di fumetto - 'Guido Nolitta, Sergio Bonelli sono io', Coniglio Editore, Roma, p. 21.
(42) Maggio 2011. Moreno Burattini, Graziano Romani, Lezioni di fumetto - 'Guido Nolitta, Sergio Bonelli sono io', Coniglio Editore, Roma, p. 19, 21.
(45) Guido Tiberga, 'Tex - Mani in alto farabutti!', su La Stampa, 13 gennaio 2001, p. 23, Editrice La stampa S.p.A., Torino.
(46) Tex n. 175, maggio 1975, p. 119, 'Foto di famiglia', Editoriale DAIM PRESS, Milano.
(48) 1998. Claudio Bertieri 'Arriva Tex Willer', p. 77 - 78, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.
(49) Luigi Codazzi, 'Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini', p. 11, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano, 10 novembre 1999.
(50) 1998. Claudio Bertieri 'Arriva Tex Willer', p. 79, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.
(51) 2010 - 2011. Graziano Frediani 'La Signora e il Vagabondo', p. 178, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.
(52) 1998. Claudio Bertieri 'Arriva Tex Willer', p. 79, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.
(56) 1998. Gianni Bono e Leonardo Gori, 'Audace, una storia editoriale', p. 205, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.
(70) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su 'Come Tex non c'è nessuno', Editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 54-55.
(77) Si firma Ymalpas, il 23 novembre 2009 sul Tex Willer Forum, sul sito Internet: http://www.texwiller.forumfree.org/index.php?&showtopic=2343&hl=pard&st=225
(79) Paolo Telloli, 'Tea Bonelli', su Ink n. 50, anno XVI, aprile 2009, p. 6, Menhir Edizioni, Monza (MI).
(80) Paolo Telloli, 'Tea Bonelli', su Ink n. 50, anno XVI, aprile 2009, p. 7 - 8, Menhir Edizioni, Monza (MI).