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I fumetti in Italia. Gianluigi e Tea Bonelli prima di Tex. I primi fumetti in Italia. 17 marzo 2013

GLI INIZI

Quando nasce Tex, nel 1948, Gianluigi Bonelli, nato nel 1908, aveva 40 anni, la sua prima moglie Aristea, detta semplicemente Tea, Bertasi, nata nel 1911, aveva 37 anni e Aurelio Galleppini, nato nel 1917 (quest'anno ricorre il centenario), aveva 31 anni. (Foto n. 1, Gianluigi Bonelli; Foto n. 2, Tea Bonelli; Foto n. 3 Aurelio Galleppini)


Queste tre persone, direi quasi questi “ragazzi” hanno fatto nascere Tex e ora avevano in mano un personaggio di successo.

Oggi si conoscono tutti i volti e le vite degli autori, anche grazie a Internet, libri e riviste: una volta non era così, quasi niente di quanto scriverò era noto ai lettori di Tex dei primi decenni; a parte pochi fortunati che abitavano vicino alla Casa Editrice e la frequentavano. Era lo stesso per le altre Case Editrici e scrittori e disegnatori dell'epoca. E valeva anche per i Bonelli, forse fino ad una rivista, Linus West, del 1969, che parlava e pubblicava una foto di Gianluigi Bonelli, in quell'epoca la rivista Linus arrivava a 110.000 copie, Linus West, un supplemento, forse meno, quanti lettori di Tex avranno visto foto e articolo? (4)

Quand'è che sono iniziati gli avvenimenti che hanno portato alla nascita di Tex? Difficile dirlo: la Storia è tutto un insieme concatenato di fatti e avvenimenti.

Si poteva iniziare questa parte con la conquista dell'Ovest americano. O quando gli scrittori dei cosiddetti “dime novel” iniziarono a celebrare gli eroi del West. (VEDI PERCHE' IL SUCCESSO DI TEX: 1) IL MITO DEL WEST - prima parte. Ne parleremo anche nel secondo personaggio: Zagor)

“Tradotto alla lettera, il termine dime novel significa “romanzi da dieci centesimi” e indica un fenomeno editoriale diffuso negli Stati Uniti a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento. Drammatiche storie ambientate nelle terre di frontiera e, in particolare, fra i pellerossa. Questi racconti finirono presto per diventare seriali, cioè per proporre sempre nuove avventure di uno stesso eroe, puntando sulle figure forti di eroi chiamati a essere eterni protagonisti di imprese sempre diverse, albo dopo albo”. (1)

Oppure si poteva iniziare con la data della nascita del fumetto in America, in "quel 5 maggio 1895 (per intendersi, della comparsa di Yellow Kid e del fumetto moderno)". (2)

Ma, senza scomodare eventi 'storici' di questa portata, ho deciso di iniziare la storia di Tex Willer con la nascita di Gianluigi Bonelli: era il "22 dicembre 1908". (3)

Naturalmente anche io, quando ho iniziato a leggere Tex, da bambino, non sapevo nulla di tutte queste cose di cui da qui in avanti parlerò, come del fatto che Gianluigi Bonelli era nato nello stesso anno di mio nonno, per esempio.

Alcune di queste righe forse potranno apparire un pò noiose per alcuni, ma sono convinto che servono per capire il clima in cui nacquero i tre personaggi di cui ho parlato all'inizio e poi il clima in cui nacque Tex.

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(1) Moreno Burattini, 'Spiccioli di emozioni', su Zagor collezione storica a colori Repubblica – L’Espresso, n. 33, 2012, p. 9, 11, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(2) Raffaele Ridolfi 'Due Polesani alla corte di Bonelli', sito Internet rivista on line Ventaglio90.it n. 36, gennaio 2008: http://www.ventaglio90.it/articolo.php?id=589

(3) Tex n. 175, maggio 1975, p. 119, 'Foto di famiglia', Editoriale DAIM PRESS, Milano.

(4) Alberto Saibene, introduzione al libro Storie sparse. Racconti, fumetti, illustrazioni, incontri e topi di Giovanni Gandini, Il Saggiatore, Milano, 2011. Sito Internet: http://www.doppiozero.com/materiali/fuori-busta/una-storia-milanese

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I FUMETTI IN ITALIA

"L'esordio" in Italia dei comics americani "ebbe inizio l'11 febbraio 1904. Compare per la prima volta una tavola di 'The Yellow Kid'. 

E' un'apparizione fugace, episodica, sparuta, che passa inosservata nel panorama della stampa periodica per ragazzi dell'epoca. Neanche le più vivaci testate del tempo paiono comprendere la carica innovatrice dei 'comics' d'oltreoceano. 

Fu qualche anno più tardi, nel 1908, che i personaggi delle 'strips'" strisce "americane avrebbero iniziato a fare la propria comparsa sulle pagine del 'Corriere dei Piccoli', il supplemento domenicale illustrato del 'Corriere della Sera', fondato e diretto da Silvio Spaventa Filippi, il quale dimostrò subito di aver compreso (come testimonia egli stesso in un suo libro) 'l'importanza delle illustrazioni, finora scarse nella produzione per bambini e assolutamente inadeguate.

Il 'Corrierino' (come fu immediatamente ribattezzato dai propri lettori), attenuando il tono eccessivamente paternalistico dei giornalini che lo avevano preceduto, imperniò la propria fortuna editoriale sul largo impiego di illustrazioni a colori, intervallate a testi scritti non necessariamente d'intento educativo. Le significative aperture del 'Corriere dei Piccoli', tuttavia, non possono essere a ragione interpretate come una effettiva conversione all'innovativa tecnica illustrativa e narrativa dei 'comics', i quali non erano ancora stati introdotti in tutta la rivoluzionaria portata che pur avevano sul piano comunicativo. Non è pertanto possibile affermare che la comparsa dei primi 'characters'" personaggi "americani sul 'Corriere dei Piccoli' segni l'inizio della stampa a fumetti in Italia; sta comunque di fatto che l'apertura nei confronti dell'illustrazione e l'intuizione dell'estremo rilievo della componente visiva nei processi cognitivi" di comprensione "infantili, aprirono certamente la strada a un nuovo modo d'intendere e di fare la stampa periodica per ragazzi". (3)

"Sarà il glorioso “Corriere dei piccoli” a proporre inizialmente i comics americani, accompagnandoli ben presto a materiale italiano." (2)

"'Il Corriere dei Piccoli' pubblicò personaggi americani, come Tarzan, nato in versione comica, e creazioni italiane dedicate ai più piccini: Quadratina, di Antonio Rubino, e il fortunatissimo Signor Bonaventura di Sergio Tofano. Venti anni dopo fu la volta di Cino e Franco, importati dagli Usa (proprio mentre vi nascevano le prime strisce di Mickey Mouse), due amici nella giungla contro belve e selvaggi; e quindi di Tarzan, diventato un eroe per adulti". (1)

I fumetti rispondono, all’epoca, ancora a esigenze prevalentemente umoristiche, ma è ormai alle porte l’avvento del genere avventuroso, che ai suoi albori è già in grado di sfornare figure come il reporter Tintin, l’eroe spaziale Buck Rogers e gli esploratori Cino e Franco”. (4)

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(1) Daniel Rey, Giovanna Greco, Susanna Perazzoli, Isa Bonacchi 'Segnali di fumetto', su 'Dove', De Agostini - Rizzoli periodici, Milano, febbraio 1995, p. 32.

(2) Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini, 'Cent'anni di storie brevi', p. 17, su Tex collezione storica a colori, Repubblica - L’Espresso, storie brevi, 29 settembre 2012, Gruppo Editoriale l'Espresso S.p.A., Roma.

(3) 2007.  "I fumetti Nerbini della Marucelliana", a cura di Roberto Maini, Anna Nocentini, Letizia Vecchi e Marta Zangheri, Nerbini, Firenze, 1984, p. 18, citato, Juri Meda, 'Le premesse', p. 16, 17, Silvio Spaventa Filippi, "Silvio Spaventa Filippi e il 'Corriere dei Piccoli'", Osanna, Venosa 1987, p. 21, citato, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.

(4) Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini, 'Cent'anni di storie brevi', p. 17, su Tex collezione storica a colori , Repubblica - L’Espresso, storie brevi, 29 settembre 2012, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

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GIANLUIGI BONELLI

"Che Gianluigi Bonelli leghi la sua vita al 'mondo a quadretti' sembra un destino. Nasce, infatti, il 22 dicembre 1908 a Milano. Nello stesso anno, nello stesso mese, nella medesima città, cinque giorni dopo, vede la luce il 'Corriere dei piccoli'". (8)

Fisicamente era un uomo affascinante; pur essendo di media statura era abbastanza muscoloso e atletico da affrontare con buoni risultati sport come il nuoto e il pugilato. (VEDI TEX - 1949 - 2a SERIE GIGANTE - I PUGNI DI TEX) Di carattere allegro, era molto estroverso e amava intrattenere amici e perfino persone appena conosciute con argomenti che, spesso, sorprendevano per la loro originalità e per il loro anticonformismo. (10)

Franco Busatta chiede a Sergio Bonelli di suo padre: "Che studi ha fatto?" Sergio: "Ha conseguito la licenza ginnasiale. E' un giovane imprevedibile che si butta nelle imprese con grande entusiasmo. Ed essendo privo del minimo senso pratico, viene spesso ripagato per la sua grande voglia di fare (da gente dell'ambiente più scafata di lui) con solenni fregature. Pensa che è tale la sua creatività, nei primi anni Trenta, quando muove i primi passi nell'ambiente editoriale italiano, che scrive di tutto, comprese novelle sotto pseudonimo e romanzi rosa venduti a dispense, alternandosi con altri narratori come Andrea Lavezzolo, per esempio, un altro dei grandi sceneggiatori del fumetto italiano popolare di quegli anni". (2)

Bonelli "trascorre una giovinezza irrequieta a cercare se stesso qua e là per l'Europa". (7) "Come il suo idolo, Jack London, lo scrittore americano che con i suoi romanzi aveva diffuso il mito della vita "sulla strada". (11)

"Si era messo a vagabondare per l'Europa, con pochi soldi in tasca, svolgendo i lavori più diversi. In Lussemburgo, raccontava di avere dormito sotto i ponti e di essersi guadagnato la vita spaccando la legna in una fattoria; in Belgio, pare che fosse finito addirittura in prigione per aver contribuito a sfasciare un ristorante, durante una colossale rissa; in Francia, di sicuro, per ragioni di pura sopravvivenza, si era dedicato alla boxe". (7)

Un intervistatore gli chiede: "Comunque lei, fra i venti e i trenta anni, ha avuto una vita molto avventurosa..." E Bonelli: "Ho addirittura dormito sotto i ponti, In Lussemburgo, dopo che mi avevano cacciato dalla prigione in Belgio. Ci ero finito perché avevo sfasciato un ristorante: mi trovavo con alcuni amici in una specia di salottino, il cameriere arrivò e mi disse una cosa che secondo lui era una spiritosaggine. Io gli tirai la bottiglia del seltz". L'intervistatore: "Tutto questo centra qualcosa con Tex?" E Bonelli: "E' la vita!" L'intervistatore: "Ma in Lussemburgo quanto c'è stato?" Bonelli: "Sei mesi: Per guadagnarmi la vita spaccavo la legna in una fattoria insieme a un compagno d'esilio". L'intervistatore: "Compagno d'esilio?" Bonelli: "Si. Uno che giocava bene a carte, anche se non ho mai capito se barava. Un giorno gli ho detto: 'Guarda, io spacco la legna e lavo le camicie, e tu invece vai a giocare alle carte, in modo da tenere banco!' Tirammo avanti così per un paio di mesi. Mah!... Una vita bellissima". L'intervistatore: "E a Parigi?" Bonelli: "A Parigi niente, ho fatto il lazzarone!" L'intervistatore: "Come ci è arrivato?" Bonelli: "In treno". L'intervistatore: "Alla Jack London? Nascosto nei vagoni merci?" Bonelli: "No, in un treno normale, perché avevo ancora qualche soldo in tasca". L'intervistatore: "Le esperienze della vita sono importanti per un autore?" Bonelli: "Sì, specialmente quelle negative. Anche perché quelle buone si dimenticano subito". (4)

"Fece anche lo sparring-partner di pugili". (9)

Accettò "di fare da allenatore a pugili professionisti. Era stato un invidiabile atleta, ma alla vigoria fisica aveva sempre unito una insaziabile voglia di leggere, di vedere film, di conoscere, insomma". (7)

“In attesa di capire quale fosse la sua meta”. (5)

Riguardo alla boxe dirà in seguito: "Lo facevo solo per sfogare gli impulsi della giovinezza!" (4)

Bonelli amava il ring. Sergio ricorda: "Andava in palestra a fare boxe, aveva pure il fisico giusto, e mia madre lo aspettava a casa con un impacco per l’occhio...". (6)

"Aveva trovato un impiego in una fabbrica di tessuti, ma la vocazione di scrittore non l'aveva abbandonato: trascorreva infatti ogni minuto libero scrivendo novelle, romanzi brevi e poesie, che puntualmente spediva agli editori dell'epoca". (11)

"Da giovanissimo aveva lavorato come impiegato in un industria di tessuti, ritagliandosi il sabato e la domenica per poter scrivere novelle e poesie" (4) "per il 'Corriere dei Piccoli' e per il 'Giornale Illustrato dei Viaggi e delle avventure di Terra e di Mare' edito da Sonzogno, pur avendo soltanto la licenza ginnasiale" (12)

Erano "racconti rosa e avventurosi". (1)

“Assecondando la sua vocazione letteraria, inizia giovanissimo a collaborare con “Il Corriere dei Piccoli” pubblicando poesie”. (3)

Le fonti dicono che Bonelli “debutta a 18 anni”. Era il 1926. Altri dicono "verso la fine degli anni Venti". (12)

I nomi delle prime pubblicazioni sono nomi familiari solo a pochi collezionisti o studiosi e quindi oggi sono in pochi a conoscerle.

Dirà in seguito: "Era roba da ridere". (4)

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(1) Aprile 1991. Enzo Linari, Alla ricerca del romanziere perduto, p. 45, su Gianluigi Bonelli dal romanzo a Tex, Glamour International Production, Firenze.

(2) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su 'Come Tex non c'è nessuno', Editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 10

(3) Luca Raffaelli, 'L'avventura di Gianluigi Bonelli e Galep', p. 12, su I classici del fumetto di Repubblica serie oro n. 2, 2004, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(4) 2010 - 2011. Graziano Frediani 'La Signora e il vagabondo', p. 180, Mauro Paganelli 'Conversazione con Gianluigi Bonelli', su Gianluigi Bonelli/Aurelio Galleppini, collana l'autore e il fumetto n. 6 Editori del Grifo, Perugia, 1982, p. 11 - 12, citato alle p. 198 - 199, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(5) Graziano Frediani, 'Il West sulla pelle', p. 16, su Gli eroi dei fumetti di Panorama n. 1, luglio 2005, supplemento a Panorama, Arnoldo Mondadori Editore, Milano.

(6) Sergio Bonelli citato da Massimiliano Clemente 'Addio a G. L. Bonelli', sul sito Internet di Komix.it: http://www.komix.it/page.php?idArt=116

(7) Febbraio 2002. Graziano Frediani, 'Jack London a Milano', p. 7, 10, 11, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura", Sergio Bonelli Editore, Milano, allegato all'Almanacco del West del 2002.

(8) Renato Gaita, che cita anche Gianluigi Bonelli, 'E Tex Willer non ha più papà', su "Il Messaggero", del 13 gennaio 2001, p. 20, Caltagirone Editore, Roma.

(9) Carlo Scaringi 'Gianluigi Bonelli prima di Tex', sul sito Internet Afnews: http://www.afnews.info/wordpress/2011/01/gianluigi-bonelli-prima-di-tex/

(10) Sergio Bonelli intervistato dal blog portoghese di Tex il 29 dicembre 2008. Intervista di Pedro Cleto, condotta da José Carlos Francisco con la collaborazione di Gianni Petino e Júlio Schneider (traduttore di Tex per il Brasile) per le traduzioni e le revisioni, sito Internet: http://texwillerblog.com/wordpress/?p=18546

(11) 10 novembre 1999. Luigi Codazzi, "Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini", p. 9, 10, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano.

(12) Maggio 2011. Moreno Burattini, Graziano Romani, Lezioni di fumetto - 'Guido Nolitta: Sergio Bonelli sono io', Coniglio Editore, Roma, p. 15.

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TEA

"Il 4 ottobre del 1911 nasce a Milano" (9)

"Nel 1927 avviene l'incontro destinato a mutare il corso della sua vita: conosce Tea Bertasi, all'epoca appena sedicenne. La giovane disegnatrice di modelli o, come si diceva allora, modista in una casa di moda, rimane colpita dal giovane scrittore 'vagabondo', come Bonelli si definiva". (3)

Lei stessa dice: "Ho cominciato a lavorare giovanissima, dopo aver frequentato per pochi anni una scuola tecnica professionale". (6)

La giovane era di origine del Polesine, zona del Veneto meridionale, "il padre era nativo di Stienta". 

"E' figlia di immigrati dal Polesine che nei primi anni del Novecento sono arrivati a Milano in cerca di lavoro. Aristea è un nome volutamente non scelto dal calendario come usavano allora le popolazioni del Delta del Po, frutto di un'atavica ribellione alla dominazione pontificia. Aristea era una bambina come tante, cresciuta in un quartiere umile come vivono la maggior parte delle persone senza grandi possibilità economiche. Il nome non è di suo gradimento ma lo accetta quando viene semplificato in Tea. Dopo le scuole deve contribuire, come è uso comune a quel tempo, al bilancio familiare e trova lavoro presso una ditta che produce cappelli per signora. Non ha particolari ambizioni se non quella di farsi una famiglia, avere dei figli come, del resto, è il sogno di quasi tutte le donne. Il suo sogno diventa realtà quando incontra un tipo simpatico, un bell'uomo e anche lui un sognatore. Il suo nome è Gian Luigi Bonelli". (9)

"L'incontro è avvenuto a casa di amici. Io avevo sedici anni, lui diciannove. Di notte, il sabato e la domenica, si impegnava a scrivere novelle e poesie che spesso, molto galantemente, mi dedicava". (6)

Secondo un'altra versione "Tea incontrò il giovane Gianluigi Bonelli nel 1928, complice un fox trot, danzato sulla pista da ballo di una balera della periferia milanese, vicino a Piazzale Lotto". (7)

"In questa zona si svolge tutta la storia editoriale della famiglia Bonelli, da via Rubens a via Aurelio Saffi, da via Francesco Ferruccio a via Michelangelo Buonarroti. E proprio qui, in mezzo a edifici lussuosi e imponenti, le signorili villette a due piani sono il solo ricordo di quella che tanti anni fa era il luogo di villeggiatura prediletto dei milanesi benestanti. Già, perché, anche se è difficile crederlo, settant'anni fa, qui davvero tutto era verde e le acque limpide dell'Olona passavano allo scoperto proprio in piazzale Lotto ed erano un invito per i cittadini a fare il bagno.

Un altro punto di attrazione per i milanesi era la balera Monterosa, dove passava gioiose domeniche la gioventù negli anni Venti. E' su questa pista da ballo che si incontrano Tea e Giovanni Luigi (detto Gino). E' amore a prima vista tra la raffinata Tea e il bel Giovanni, tanto tenebroso e affascinante da sembrare un attore del cinematografo". (4)

Gianluigi era un ragazzo "prestante e un po' guascone", spaccone. (7)

Sergio Bonelli: "(Racconta mia madre) da giovane aveva perfino partecipato, così, tanto per divertirsi, a un concorso di sosia di Rodolfo Valentino..." (5)

"Le poesie ora sono tutte per lei. Quando tre anni dopo si sposano" Gianluigi ha 22 anni e Tea 19. "Gianluigi ha cominciato a vivere di scrittura firmando novelle o redazionali per alcuni periodici a fumetti". (1)

Era il 1930.

"Fu, come si dice, amore a prima vista, coronato, quattro anni dopo, dal matrimonio e dalla nascita del figlio Sergio". (8)

"Il loro è un matrimonio d'amore, le possibilità economiche sono poche, ma hanno trovato casa in via Rubens, nella periferia di Milano. L'appartamento è in una 'casa di ringhiera' dove nello stesso caseggiato vivono, oltre alla famiglia di Tea, anche altri parenti". (9)

"I due vanno ad abitare in via Rubens al n. 9, una casa di ringhiera dove già vive la famiglia di Tea e dove nasce Sergio". (4)

"Nel mese di dicembre del '32 arriva, con 23 giorni di anticipo il regalo di Natale, Sergio. La situazione economica della famiglia Bonelli è ancora precaria e Tea continua ancora a lavorare presso il cappellificio mentre Sergio viene affidato ai nonni materni che abitano al piano di sopra. (9)

"Più o meno nello stesso periodo, lui cominciò a trovare il coraggio di presentare le sue novelle prima alla Mondadori e poi a Vecchi". (6)

"La firma di Gianluigi Bonelli, inizialmente quale autore di novelle avventurose e di romanzi a puntate, appare sulle testate della SAEV di Vecchi fin dal 1936. 

L'attività professionale di Gianluigi Bonelli va a gonfie vele: oltre alle collaborazioni con Lotario Vecchi, si aggiungono quelle con Agostino della Casa e, soprattutto il contratto con 'Il Vittorioso'. Nel 1939 questa sicurezza economica permette alla famiglia Bonelli di cambiare residenza. A dire il vero è un trasloco brevissimo, al di là della strada, sempre in via Rubens, ma al n. 10. La nuova casa è ben diversa dalla precedente, è da famiglia benestante: infatti è composta da due locali con bagno interno. Un vero lusso, perché nelle case di ringhiera il bagno non solo è sul ballatoio, ma è in comune con gli altri inquilini del piano. E' qui che nascerà la futura Redazione Audace." (4)

Tea sta al fianco dell’attivissimo Gianluigi, la cui carriera è in crescita, e ne condivide idee e progetti. Una sorta d’apprendistato che le tornerà utile nel dopoguerra. (7)

Nel 1995 chiesero a Tea: "Lei personalmente, da bambina, è stata una lettrice anche di fumetti, oppure no? E comunque quali ricordi generali ha, a proposito dei fumetti della sua infanzia?" E la risposta fu: "Sinceramente, non ho nessun ricordo anche perché, ahimè, devo ricordarvi che ho la bellezza di ottantaquattro anni e che quindi, quand'ero bambina, i fumetti praticamente non esistevano". (6)

(Gianluigi Bonelli negli anni '30)  (Tea e Gianluigi Bonelli, al centro) (2)
   

 

 








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(1) 2010 - 2011. Graziano Frediani 'La Signora e il vagabondo', p. 180, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(2)  Febbraio 2002. Graziano Frediani, 'La bottega dei sogni', p. 92, 95, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura", di Graziano Frediani, Sergio Bonelli EditoreS.p.A., Milano, allegato all'Almanacco del West del 2002.

(3) 10 novembre 1999. Luigi Codazzi, "Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini", p. 9 - 10, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano.

(4) 1998. Gianni Bono e Leonardo Gori 'Prima di Tex', p. 50, Gianni Bono e Leonardo Gori, 'Audace, una storia editoriale', p. 200, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.

(5) Maggio 1998. Franco Busatta intervista Sergio Bonelli, su 'Come Tex non c'è nessuno', Editrice PuntoZero S.r.l., Bologna, p. 85.

(6) Tea Bonelli intervistata da Gianni Brunoro, 'Terzo Grado', su "Dime Press, magazzino bonelliano" n. 11, ottobre 1995, p. 21, 24, 25Glamour International Production, Firenze.

(7) Renato Pallavicini su 'L'Unità' dell'8 luglio 1999, p. 19. Sito internet de l’Unità: http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/golpdf/uni_1999_08.pdf/08CUL01A.pdf&query=berlinguer L'Unità.it Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A.

(8) Renato Pallavicini su 'L'Unità' del 27settembre 2011, p. 38. Sito internet de l'Unità:http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/edizioni2/20110927/pdf/NAZ/pages/20110927_38_27CUL38A.pdf&query= L'Unità.it Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A.

(9) Paolo Telloli, 'Tea Bonelli', su Ink n. 50, anno XVI, aprile 2009, p. 4, Menhir Edizioni, Monza (MI).

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I PRIMI FUMETTI IN ITALIA.

"I primi settimanali per bambini e adolescenti compreso Il Corriere dei Piccoli non contenevano solamente storie illustrate, ma anche racconti e altre varie cose in prosa e versi. L’esempio di questo settimanale, il più autorevole per la prima metà del secolo, sarà di grande impedimento all’entrata del fumetto in Italia.
La svolta ha inizio alla fine del 1932 e si sviluppa in crescendo negli anni successivi fino a raggiungere nel 1937 il punto più alto e la diffusione più vasta dell’accettazione della forma del fumetto in Italia presso lettori bambini, adolescenti e in alcuni casi anche adulti. Danno inizio alla svolta Vecchi e Nerbini nel dicembre del 1932. Lotario Vecchi a Milano lancia il settimanale Jumbo, che pubblica all’inizio sopratutto recenti storie illustrate inglesi con didascalie in calce, ma poi anche i primi classici personaggi statunitensi in vignette con baloon". (1)

"Vecchi aveva fondato la SAEV (Società Anonima Editore Vecchi) specializzata nella pubblicazione di giornali a fumetti di grande formato, che settimanalmente presentavano dalle 8 alle 16 pagine di avventure. A differenza del fiorentino Nerbini, l'altro grande editore per ragazzi, che in quegli anni stava puntando sui fumetti americani, Vecchi decise di rivolgersi al mercato inglese, che riproponeva sulle pagine delle sue testate". (11)

Lotario Vecchi "è stato colui che ha pubblicato i primi fumetti e le prime raccolte di figurine in Italia (Edizioni Lampo). Fu un imprenditore intrapprendente, fondò case editrici di successo in Spagna, Germania e America Latina". (4)

"Uno dei periodici maggiormente noti durante questa fase di transizione fu il 'Jumbo' dell'editore milanese Lotario Vecchi, fondato nel 1932". (10)

 Vecchi aveva 44 anni, essendo nato nel 1888. (4)

La testata 'Jumbo' "propose una convivenza tra la vecchia didascalia e il balloon" cioè la nuvoletta dalla quale uscivano le parole dei personaggi. (7)

"La rivista presenta produzioni dell'agenzia inglese Amalgamated Press (poi Fleetway)". (3)

"In quegli anni l'editore milanese Lotario Vecchi ebbe l'idea di far uscire in edicola il 17 dicembre '32 il primo settimanale italiano a fumetti, 'Jumbo'. Il quale pubblicava storie a puntate di produzione inglese. La pubblicazione significò per l'Italia l'arrivo del fumetto d'avventura. Prima erano arrivati fumetti sbarcati dagli States, ma si trattava esclusivamente di opere umoristiche. 'Jumbo' invece propose per la prima volta strip britanniche di stampo realistico. In Italia 'Jumbo' fece esplodere la febbre da fumetto. Il gioco era colto e furbo: il settimanale riuscì infatti a far convivere il balloon con la vecchia didascalia, l'italietta dell'epoca col sogno americano". (2)

"Nel 1932, Vecchi aveva deciso di inserirsi nel mercato dei settimanali illustrati per ragazzi, nel tentativo di insidiare le granitiche fortune del 'Corriere dei Piccoli'. Aperto al nuovo, si era rivolto al fiorente mercato britannico, nel quale avevano grande successo i settimanali editi dalla Amalgamated Press. Gli storici del fumetto si sono sempre chiesti come mai Vecchi, per allestire un settimanale che avesse caratteristiche innovative, si fosse orientato sulla produzione britannica, di ottimo livello ma ancorata da un lato a un target infantile e preadolescenziale, dall'altro ancora attardata su una forma ibrida di narrazione per immagini, in cui i 'balloons' convivevano con verbose didascalie. In realtà, sia che questa scelta fosse dettata da una pregiudiziale economica, come afferma Ezio Ferraro (i 'comics' dell'Amalgamated Press costavano meno di quelli americani della King Features Syndacate), sia che Vecchi giudicasse i fumetti statunitensi troppo 'rivoluzionari' rispetto ai canoni ormai affermati da decenni in Italia, fu senz'altro un fatto positivo che il primo numero di 'Jumbo' (17 dicembre 1932) fosse quasi tutto 'inglese'. I fumetti pubblicati, infatti, proposero un immaginario decisamente europeo e temi e motivi ancora tradizionali in una forma espressiva nuova, appunto quella della narrativa per immagini. Quando Nerbini varò 'L'Avventuroso', il 14 ottobre del 1934, portando trionfalmente in Italia Gordon e compagni, il campo era stato già preparato  proprio dal fumetto britannico. Il quale, destinato da quel momento in poi a un rapido declino, avrebbe lasciato numerosi e profondi segni sul fumetto avventuroso italiano in via di formazione, che recepì molto del suo stile, fatto di vicende meno 'cinematografiche' di quelle americane, senza dubbio anche meno fascinose ma più lunghe, complesse e distese". (5)

"Il 31 dicembre dello stesso anno l'editore Nerbini pubblicò il primo numero di 'Topolino'". (8)

"A Firenze Nerbini lancia 'Topolino'. A questi personaggi si affiancheranno successivamente personaggi statunitensi d’avventura. Nel 1934 sempre Vecchi e Nerbini lanciano due importanti settimanali: il primo lancia 'L’Audace', pubblicando storie e personaggi d’avventura statunitensi; il secondo esce con il settimanale di maggiore successo 'L’avventuroso', con in prima pagina la tavola iniziale di Flash Gordon che subito attira l’interesse di lettori e lettrici, diventando il settimanale di gran lunga più venduto". (1)

A proposito della testata 'Jumbo' di Lotario Vecchi: "A parte la comparsa dei primi 'balloons,'" fumetti " la maggiore novità introdotta da questo settimanale fu la pubblicazione di storie d'avventura, prima praticamente inesistenti nell'ambito della stampa periodica per ragazzi", "dominata dalle comiche disavventure di monelli. I nuovi personaggi e in particolar modo i primi 'balloons' (per quanto appesantiti dalle didascalie in rima) riscossero senza dubbio un ampio successo di pubblico, visto che nel giro di poco tempo il settimanale edito da Lotario Vecchi raggiunse una tiratura di oltre trecentomila copie. Fu un autentico successo. Un anno più tardi, nel 1933, Vecchi decise di lanciare sul mercato un nuovo periodico per ragazzi, sostanzialmente identico a 'Jumbo'. Il nuovo settimanale si chiamava 'Rin-Tin-Tin' e dimostrava (sin dal titolo) una evidente propensione all'esterofilia." simpatia, cioè, per ciò che è straniero "'Rin-Tin-Tin' contribuì largamente all'arrivo di nuovi personaggi americani". (10)

Su questi settimanali scriverà anche Gianluigi Bonelli.

"Nel 1932 la casa editrice fiorentina Nerbini distribuì nelle edicole il settimanale 'Topolino'. Nel 1934 fece la propria comparsa un nuovo periodico per ragazzi, destinato a inaugurare la stampa a fumetti in Italia: 'L'Avventuroso'. 

'L'Avventuroso' si basava essenzialmente sulle storie disegnate e rinunciava definitivamente alle didascalie come elemento nobilitante" che cioè secondo alcuni rendeva più apprezzabile, più degno di stima "del fumetto. 

Nerbini introdusse in Italia numerose nuove serie a fumetti, le cui ambientazioni andavano dagli affollati sobborghi metropolitani della Chicago anni Trenta alle sterminate praterie del selvaggio West. 'L'Avventuroso' non ebbe unicamente il merito di introdurre in Italia la versione originale dei 'comics' americani, ma anche quello di inaugurare un nuovo modo di intrattenere i giovani lettori. Se infatti la stampa periodica illustrata per ragazzi aveva sempre puntato sulla spontanea comicità di monelli, picchiatelli e perditempo, il settimanale nerbiniano rivelò invece che i gusti delle nuove generazioni erano differenti e che esistevano soggetti più allettanti per i giovani, proprio perché dotati di un aspetto umano, regolare nelle forme e nelle proporzioni, e non più delle fantasiose anatomie dei loro predecessori. Non pagliacci, ma eroi coraggiosi e invincibili. 

La Nerbini divenne in breve tempo la prima casa editrice di fumetti italiana o quantomeno la prima ad aver pubblicato questo genere in tutta la sua novità, avviandolo verso una produzione su scala industriale e trasformandolo in uno strumento di comunicazione di massa. In conseguenza di ciò, il fumetto divenne un affare sicuro e molto redditizio. Un numero sempre crescente di case editrici (fino a poco tempo prima non disposte a cimentarsi con un prodotto editoriale ritenuto 'minore') iniziò a investire le proprie risorse nel settore della stampa periodica per ragazzi, al fine di trarne facili guadagni. Nel 1934 la Società Anonima Editrice Vecchi (S.A.E.V.), la stessa che aveva dato alle stampe 'Jumbo' e 'Rin-Tin-Tin', iniziò le pubblicazioni del settimanale 'L'Audace'. Abbandonata la veste ormai del tutto sorpassata delle precedenti pubblicazioni Vecchi, il nuovo giornalino adottò subito quella più agile e snella de 'L'Avventuroso', impegnandosi nel reperimento di nuove serie a fumetti americane". (10)

"Il successo de 'L'Avventuroso' e le vendite scarse de 'L'Audace' convinsero Vecchi a trasformare il suo settimanale in un giornale a fumetti clone de 'L'Avventuroso' in modo da emularne il successo. Con il numero del 23 febbraio 1935 il giornale venne completamente rivoluzionato: scomparvero i fumetti di produzione britannica e molti dei racconti in testo (ridotti a due paginette), sostituiti da nuovi fumetti provenienti dagli USA". (9)

"Nonostante la presenza di alcuni personaggi assai noti comunque, 'L'Audace' 'non fu apprezzato nella giusta misura (la sua tiratura non superò mai le 60.000 copie) e, anche se riuscì a sopravvivere, non giunse peraltro ad insidiare il suo avversario più quotato, il ben più famoso 'L'Avventuroso''. 

Nel 1935 scese in campo anche l'editore Mondadori che aveva acquistato il "Topolino" nerbiniano". (10)

“Gli anni Trenta registreranno una fioritura di comic-books destinati ad affollare per decenni l’immaginario popolare mondiale: Superman, Batman, Mandrake, l’Uomo Mascherato, Flash Gordon". (6)

"La qualità dell''Audace' (uscito nel gennaio 1934) era stata forse meno costante di quella dell'altro grande settimanale per ragazzi, 'L'Avventuroso', lanciato in edicola dalla Nerbini di Firenze, a partire dall'ottobre 1934. Si parla pur sempre di standard molto alti. Tra gli eroi del giornale di Vecchi c'erano, infatti, seppure con i nomi italianizzati o radicalmente modificati, la Giubba Rossa Audax, Mandrake, Superman, Radio Pattuglia e Brick Bradford (erano pure su 'L'Avventuroso' questi tre, ma fu l''Audace' a pubblicare alcune fra le più belle storie di Brick. E, soprattutto, vero fiore (della giungla) all'occhiello, c'era lo straordinario Tarzan. Ma la concorrenza de 'L'Avventuroso' si era fatta via via più aggressiva e travolgente, anche grazie alle strepitose serie acquisite dall'America (prima fra tutte, 'Flash Gordon'), al punto che la testata di Nerbini vendeva quasi mezzo milione di copie, contro le sessantamila dell''Audace'" (12)

"Il panorama della stampa periodica illustrata appariva sempre più affollato. Attratti dalle straordinarie tirature dei periodici per ragazzi, un numero sempre maggiore di editori aveva investito nel settore, tanto che (alla fine) si era arrivati a una vera e propria congestione. Una volta definitivamente tramontata la stagione dei giornalini d'intento didascalico-educativo" fatti con lo scopo di insegnare "il modello a cui le case editrici si ispiravano era quello in stile 'L'Avventuroso'. La formula editoriale era ormai collaudata: ampio utilizzo di colori sgargianti, drastica riduzione della parte testuale e assoluta prevalenza di tavole a fumetti d'importazione americana. Questa formula, tuttavia, a lungo andare, rivelò una tara fondamentale, in quanto il King Features Syndacate (che distribuiva in Italia i 'comics' statunitensi) non poteva far fronte all'enorme quantitativo di richieste dal quale era stato sommerso non appena la Nerbini aveva fatto esplodere il nuovo fenomeno editoriale. Fu così che solamente le case editrici che potevano disporre di cospicue risorse economiche furono in grado di acquistare i diritti di riproduzione delle 'strips' americane e pubblicarle legittimamente sui propri periodici, mentre le altre furono costrette a contraffare le tavole originali o a pubblicarle senza autorizzazione, sotto falso nome, oppure ad assoldare qualche inesperto disegnatore nostrano affinché creasse nuove serie a fumetti". (10)

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(1) 'Nascita del fumetto in Italia', sul sito Internet: http://www.fumettoitaliano.it/wordpress/nascita-fumetto-italia/

(2) Sito Internet La Repubblica: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/08/28/era-una-volta-il-primo-fumetto.html, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(3) 'Appunti sulle origini e sulla storia del fumetto italiano - Il fumetto d'avventura' di Luigi F. Bona, sul sito Internet della Fondazione Franco Fossati: http://www.lfb.it/fff/fumetto/storia/st_it/st_it_050.htm

(4) 'Lotario Vecchi - biografia', sul sito Internet di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Lotario_Vecchi

(5) 1998. Gianni Bono e Leonardo Gori 'Prima di Tex', p. 47 - 48, che cita anche Ezio Ferraro, 'Lotario Vecchi Editore' , monografia di 'Comics' n. 14, Roma, Comic Art, dicembre 1974, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.

(6) Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini, 'Cent'anni di storie brevi', p. 17, su Tex collezione storica a colori, Repubblica-L’Espresso, storie brevi, 29 settembre 2012, Gruppo Editoriale l'Espresso S.p.A., Roma.

(7) 2010 - 2011. Graziano Frediani 'La Signora e il vagabondo', p. 180, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(8) "Storia del fumetto italiano - Gli anni Trenta: arrivano le nuvolette e le avventure" sul sito Internet di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_fumetto_italiano#Il_primo_dopoguerra:_il_periodo_.22classico.22_del_Corriere_dei_Piccoli

(9) "L'Audace - Storia" sul sito Internet di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/L'Audace

(10) 2007. Juri Meda, "1934: 'qui comincia l'avventura...'", p. 28, 29, 32,  33, 40, 43, 45, 46, Leonardo Becciu, 'Il fumetto in Italia", Sansoni, Firenze, 1971, p. 85, 97, citato, su "Stelle e strips, la stampa a fumetti italiana tra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)" eum edizioni università di Macerata.

(11) 10 novembre 1999. Luigi Codazzi, "Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini", p. 10, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano.

(12) Sergio Bonelli e Graziano Frediani, 'L'avventura fatta in casa', su Tex collezione storica a colori Repubblica – L’Espresso, n. 12, 2007, p. 10, 11, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

 

 

 

 

 

 





(Foto n. 1) Foto con dedica di un giovane, magnetico ed elegantissimo Gianluigi Bonelli (da Supermiti Mondadori, Milano, aprile 2012, p. VIII)

(Foto n. 2) Aristea Bertasi detta Tea (Da Mister No, Edizioni IF s.r.l., Milano, n. 2, p. 208, giugno 2007)

(Foto n. 3) Un primo piano di Aurelio Galleppini risalente al 1948 (Da Aurelio Galleppini - L'arte dell'Avventura, Ikon Editrice s.r.l., Milano, p. 68, dicembre 1989)

(Foto n. 4) Gianluigi Bonelli negli anni '30 (Da Graziano Frediani, 'Sotto il segno dell'avventura, Sergio Bonelli Editore, Milano, p. 92, 2002)

(Foto n. 5) Tea e Gianluigi Bonelli (al centro) (Da Graziano Frediani, 'Sotto il segno dell'avventura, Sergio Bonelli Editore, Milano, p. 95, 2002)

(Foto n. 6) La Redazione S.A.E.V. dove lavorò Gianluigi Bonelli (Da Graziano Frediani, 'Sotto il segno dell'avventura, Sergio Bonelli Editore, Milano, p. 92, 2002)

(Foto n. 7) Una foto di Lotario Vecchi (Dal sito Internet: http://www.comicartclub.com/autori/vecchi/vecchi.htm)

(Foto n. 8) Foto di Tea scattata negli anni Trenta (da Tex, Un eroe per amico, Gianni Bono, Leonardo Gori, Federico Motta Editore, Milano, 1998, p. 200)

(Foto n. 9) Un elegante Gianluigi Bonelli con un amico, in una foto dei primi anni Trenta (da Tex, Un eroe per amico, Gianni Bono, Leonardo Gori, Federico Motta Editore, Milano, 1998, p. 202)
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